jueves, 14 de diciembre de 2023

Vita da pulp - Superscrittori con superproblemi

A. C. Cappi, oggi

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Molti pensano che sia facile scrivere, ma chi lo fa per professione - che si occupi di narrativa o sceneggiature per vari media - affronta problemi di cui solo la gente del mestiere può rendersi conto. Pressappoco in questi giorni venti anni fa, al Noir in Festival, partecipai a una memorabile conversazione via satellite con Stan Lee, ideatore di molti personaggi della Marvel Comics e icona lui stesso del fumetto made in USA. Parlando degli anni Sessanta - epoca in cui scriveva e curava parecchie serie simultaneamente oltre a una gran quantità di storie autoconclusive - rammentava la difficoltà di ricordarsi i nomi dei personaggi, anche quelli principali. Ne presi nota, perché all'epoca lavoravo su due mie serie del "Kverse", Medina e Nightshade, e da qualche tempo collaboravo con Martin Mystère e Diabolik, che richiedevano di tenere a mente vari aspetti delle rispettive continuity. Infatti, vent'anni più tardi, capisco perfettamente le difficoltà di Stan "the Man". Parafrasando un suo celebre slogan, i superscrittori hanno superproblemi.
Quando si scrive un romanzo singolo e autoconclusivo è relativamente semplice tenerne i fili, specie se per un certo numero di settimane si lavora principalmente (anche se non esclusivamente) a quello. Si crea un piccolo mondo nella mente e ci si va a vivere. Il discorso cambia nel momento in cui si scrivono parecchie serie contemporaneamente, passando di continuo dall'una all'altra, anche se appartengono allo stesso "universo". Lo vedo già con il mio "Kverse", che nel tempo si è allargato: nell'arco di trent'anni di pubblicazioni sono comparsi numerosi personaggi, in varie epoche, ognuno con la sua storia personale da tenere presente.
Vi capita mai, quando guardate una serie televisiva, di trovare riferimenti a qualcosa o qualcuno che si è visto in una stagione precedente, per esempio tre o quattro anni fa, che non vi ricordate più? Ebbene, succede anche a chi le storie le scrive. Ciò comporta impegni supplementari. Da una parte come autore mi vado a rileggere quello che ho scritto anche anni prima, per essere coerente; dall'altra, pensando al pubblico, cerco sempre di accennare ai punti chiave di quanto è successo nel passato, in modo che il singolo romanzo sia fruibile anche da chi non abbia letto o semplicemente non ricordi l'episodio precedente.

Le cose si complicano ancora di più quando si scrivono serie o serial di episodi più brevi di un romanzo, che ci riportano allo spirito del feulleton o delle pubblicazioni pulp degli anni Venti-Trenta, ossia la grande e sempre disprezzata narrativa popolare di genere. Tuttavia l'impresa è ancora relativamente facile quando si scrive un ciclo per volta. Nella seconda metà degli anni Novanta collaborai a diverse collezioni di videocassette: per Il grande cinema di Federico Fellini scrivevo ogni volta uno o due pezzi sul singolo film e una puntata della biografia del regista; per Il mito Clint Eastwood realizzavo, se non ricordo male, tutti i testi del fascicolo, compresa la storia a puntate del mito in questione; per The X-Files Collection, poiché non si poteva usare materiale relativo alla serie tv in quanto già opzionato da un altro editore, ero di fatto l'autore di un'intera minirivista intitolata Dimensione Ignoto, con dossier su fatti storici, fenomeni misteriosi ed elementi di cultura popolare citati nei telefilm. Restavano le ultime due pagine, che occupavo con un romanzo a puntate sullo stesso filone, Silent Invasion, sotto lo pseudonimo Andrew Cherry per distinguerlo dalla parte di non-fiction firmata Andrea Carlo Cappi.
Il progetto di Dimensione Ignoto inizialmente riguardava solo le prime stagioni di X-Files, ma quando si stava arrivando alla fine si seppe che le uscite sarebbero state prolungate di quasi altrettanti numeri. Perciò, proprio quando mi stavo apprestando all'atterraggio, risollevai la trama di Silent Invasion perché riprendesse quota. Un vero autore pulp trova sempre il modo di cavarsela senza prendere per i fondelli il pubblico. Tra parentesi, nell'edizione spagnola della collezione venivano usati gli stessi testi di Dimensione Ignoto, tradotti in castigliano, ma i credits di autore e redazione italiani venivano rimossi, sostituendoli con quelli dei redattori catalani che se ne prendevano tutti i meriti; si salvò solo il misterioso Andrew Cherry, forse nel timore che potesse essere un vero e importante autore americano, e facesse loro causa se fosse stato tolto il suo nome.
A proposito di serial, sempre vent'anni fa - come ricordavo di recente - andò in onda la serie radiofonica Mata Hari interpretata da Veronica Pivetti, grazie alla quale con gli altri due sceneggiatori (Arturo Villone, anche produttore e regista, ed Elena Del Mastro) raggiunsi un pubblico di milioni di persone. Qui il lavoro fu semplice, perché mi erano state assegnate le puntate relative a periodi precisi della (romanzata) biografia della protagonista. Poiché si sa che alla fine muore, non c'era obbligo di sequel.

Allo spirito del feuilleton si ispirava il mio primo serial dedicato a Martin Mystère, Il Codice dell'Apocalisse, nel senso che negli ultimi mesi del 2000 fu pubblicato dal lunedì al venerdì "in appendice" al primo quotidiano italiano esclusivamente online, ilnuovo.it. Ma c'era qualcosa in più, perché se non ci sono superproblemi manca il senso della sfida: ogni puntata era ambientata nello stesso giorno dell'uscita, con riferimenti a notizie del momento (opportuni link ipertestuali rimandavano a siti riguardanti fatti e luoghi citati); ogni venerdì appariva inoltre una puntata supplementare, collegata alla trama ma ambientata in un'altra epoca; al lunedì successivo la storia riprendeva da quello stesso giorno, con il protagonista che nel weekend, "fuori campo", si era spostato da una città all'altra per sventare l'Apocalisse imminente. Insomma, una minaccia narrata in tempo reale e inserita nel contesto di un quotidiano, in un rimando continuo tra verità e finzione. Tolto Orson Welles con La guerra dei mondi in diretta, non mi risulta che nessuno al mondo si sia cimentato in un'impresa del genere.
Per questa ragione, oltre che dei miei "romanzi di Martin Mystère" propriamente detti (e siamo a sette, sei dei quali pubblicati in edicola in una collana dedicata di Sergio Bonelli Editore) sono diventato anche l'autore dei serial che dal 2021 vengono pubblicati in appendice agli albi mensili del personaggio. Dopo Il potere del Falco e Zona Y, in cui mi sono cimentato in formule molto particolari, dal luglio 2023 ne Le Tavole del Destino sono tornato a regole più tradizionali: una continuing story con il Martin Mystère degli anni '70, che arriva nel volgere di qualche puntata alla conclusione di una delle sottotrame - giusto per dare qua e là un punto di arrivo al pubblico - ma deve fare i conti con nuovi sviluppi. Tutto ciò fino alla puntata finale in uscita nell'agosto del 2024, da poco consegnata all'editore. Il lavoro - spiego ai profani - è molto più complesso rispetto a un romanzo delle stesse dimensioni: ogni episodio, con una lunghezza precisa in numero di battute, deve dare al pubblico la sensazione di un passaggio importante e chiudersi con un finale che mantenga vivo l'interesse per l'appuntamento successivo; e, naturalmente, aprirsi sempre con un riassunto che permetta di ricordare gli aspetti principali di mese in mese (da Zona Y in poi sono io stesso a scriverlo). Se l'autore è il primo a dimenticarsi cos'ha scritto settimane o mesi prima, si può rendere conto che non deve permettere al pubblico di perdere il filo.
Ma in questo periodo ho consegnato anche la dodicesima puntata (che esce a febbraio) del serial Dark Duet, un ciclo di romanzi brevi che sto scrivendo dall'estate del 2019, pubblicata in ebook nella collana "Spy Game" di Delos Digital. Come spiegavo in un articolo precedente, qui ho a disposizione un numero maggiore di pagine per ogni episodio e posso permettermi una narrazione più estesa. Ma, dato che passano diverse settimane tra una uscita e l'altra (con puntate scritte a volte di seguito, a volte a distanza di mesi tra loro), prima di tutto comincio il lavoro ripassando i miei ultimi episodi, poi apro ogni numero con un riassunto; e in chiusura lascio aperto il cammino ancora da percorrere. Resta qualche mese prima di arrivare alla fine del primo ciclo di Dark Duet, ma è proprio ciò che ormai viene accettato universalmente nell'ambito delle serie tv tanto amate dal pubblico. Che non esisterebbero, senza persone capaci di gestire narrazioni a lungo termine, esattamente come quelle dei feuilleton, delle grandi saghe del vecchio pulp, dei fumetti e dei libri tascabili. Anche se a volte il superlavoro crea superproblemi, di gente che sappia fare certe cose c'è ancora bisogno.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

1 comentario:

  1. Ciao Andrea.Solo per dire che tutti le arti, se fatte bene,sono impegnative.Anzi...a volte terribilmente difficili. Solo che quando scrivo...mi riesce facile!

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