viernes, 2 de febrero de 2024

Vita da pulp - Il vecchio e il male


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Non so quanto l'usanza sia nota in giro per l'Italia, ma fino a non molto tempo fa a Milano c'era quella di San Biagio, vescovo e martire armeno ricordato dal calendario il 3 febbraio. Tra i vari miracoli a lui attribuiti c'è anche l'aver salvato un ragazzino da una lisca di pesce in gola, facendogli inghiottire una briciola. Forse per questo, a Milano, San Biagio è associato al panettone. Per conoscere la storia del caratteristico dolce natalizio ambrosiano vi consiglio la nota in appendice al racconto della grande Danila Comastri Montanari nell'antologia Delitti alla milanese (Excalibur-RaccontaMI) a cura di Gian Luca Margheriti; per l'accostamento a San Biagio accontentatevi della mia opinione. Ho sempre avuto il sospetto che, più che una tradizione semireligiosa, fosse una scelta pragmatica tipicamente milanese "vecchio stampo": in questo modo, finite le feste, i produttori potevano vendere, a prezzo ridotto, i panettoni avanzati per altre quattro settimane.
Da qualche anno, con mia grande soddisfazione, il panettone viene esportato anche in Spagna e nelle mie trasferte invernali da quelle parti ne ho sostenuto ampiamente il mercato: nel 2023 ho potuto festeggiare San Biagio laggiù. Ma quest'anno sono in Italia ed entrando a metà gennaio nel più vicino supermarket a Niguarda Nord (Milano), invece di montagne di panettoni in offerta speciale ho trovato anzitempo scatoloni di materiale carnevalesco. Oltretutto qui si festeggia il carnevale ambrosiano, spostato al sabato dopo il Mercoledì delle Ceneri: anche questa dev'essere stata una scelta pragmatica d'epoca, così i milanesi potevano lavorare e produrre senza distrazioni tutta la settimana e tirar tardi solo il sabato sera. In ogni caso, al supermercato, chiacchiere e coriandoli erano doppiamente in anticipo. Ho sentito dire, del resto, che quest'anno le uova di Pasqua sono entrate in distribuzione due mesi prima della data corrispondente. C'è da chiedersi intanto: "Dove vanno a finire i panettoni?"
Ma tutto ciò mi ha fatto riflettere su due cose. Forse quella di San Biagio è considerata ormai una "vecchia" usanza, oppure è stata dimenticata. Pertanto il panettone, legato alle feste natalizie, è anch'esso "vecchio", perché roba della fine dell'anno scorso, mentre qui - presto, presto! - già bisogna pensare alle prossime occasioni commerciali. Suppongo che, per non perdere tempo, a marzo appariranno creme solari e costumi da bagno, e a fine agosto spunteranno i primi alberi di Natale.

Può darsi che io sia pessimista, ma mi sembrano ulteriori manifestazioni di una pericolosa tendenza in atto da qualche decennio, che va di pari passo con la diffusione legittimata dell'ignoranza e la cancellazione ormai non più solo della memoria storica, ma anche della memoria breve. Come dire: "il vecchio e il male", anzi, "il vecchio è il male". Un libro dell'anno scorso è già acqua passata, figuriamoci un Premio Nobel di settant'anni fa; ma questo poco importa perché il libro in sé è considerato "vecchio", anche se può essere consumato in digitale su nuovi apparati tecnologici. Un film dell'anno scorso, passato fulmineo dal grande schermo alle piattaforme, è già "vecchio", quindi si può immaginare quanto possa esserlo un classico della storia del cinema.
Il fenomeno si nota da tempo. Nel 2002 si discuteva se James Bond - nato letteriamente cinquant'anni prima e cinematograficamente da quaranta - non fosse ormai tramontato perché era "l'eroe di papà"; molto meglio Spiderman, che peraltro era apparso anche lui fumettisticamente nel 1962, ma era appena tornato al cinema e sembrava nuovo perché i più se n'erano dimenticati. Poi, dopo tre film di Spiderman in cinque anni, nel 2012 uscì un reboot in cui un nuovo Peter Parker viene morso da un nuovo ragno radioattivo e un nuovo zio Ben fa una brutta fine: che importava del déjà vu, tanto era successo in un "vecchio" film di un decennio prima. Negli ultimi anni tutto questo è stato (brillantemente, bisogna ammetterlo) risolto con il trucco del multiverso e delle reunion di vari Spidermen (plurale), riattualizzando di fatto i "vecchi" film anche per il pubblico più giovane delle nuove piattaforme tv, anziché buttarli via.
E non c'è solo questo. Già oltre quindici anni fa il (sedicente) esperto di marketing di una casa editrice proponeva di omettere l'anno di nascita di un autore dalla quarta di copertina, perché secondo lui il pubblico giovane non avrebbe letto il libro di uno scrittore ultrasettantenne, anche se si trattava di un autentico maestro del noir. Per un fenomeno del genere si è dovuta creare una nuova parola: "ageismo", perché quando si inventa una parola per indicare un tipo di discriminazione il problema è risolto, vero?

Forse il problema è che sono "vecchio" anch'io, in quanto appartenente a una generazione ormai obsoleta e obliterabile. Per gente come me era normale leggere vecchi libri, a partire dalla collezione di famiglia dei romanzi di Emilio Salgari - solo parzialmente sopravvissuta alla guerra, ma ricostituita con riedizioni postbelliche - ai Gialli Mondadori del nonno (abbonato nei primi anni Sessanta), a volumi e fumetti vecchi e nuovi, di seconda e terza mano, pescati sulle bancarelle; così come era interessante scoprire vecchi film non solo in televisione, ma anche quando venivano proiettati nei cinema di quartiere. Pratiche aberranti del passato, suppongo.
Sono nato nel 1964, quindi rientro per un soffio nella categoria "boomer": è interessante osservare che anche nell'era del politicamente corretto è legittimo inventare nuovi termini con cui additare qualcuno disprezzandolo e ridacchiando. Forse tra non molto dovrei rimuovere anch'io la data di nascita dai miei libri, posto che il pubblico - giovane o meno - legga ancora romanzi di intrattenimento intelligente... ma visto qual è stato il libro di maggior successo nel 2023, non sono sicuro di potermi fare troppe speranze. Eppure mi sento più giovane di molte persone che, benché di età inferiore, aderiscono a ideologie repressive, discriminatorie e omicide di un secolo fa, oppure per reazione a queste si creano nuovi fanatismi non meno soffocanti. Forse il problema non è l'età anagrafica, ma i cervelli - vecchi e nuovi - che funzionano solo in modo primordiale: "Io sono superiore e nel giusto, tutti gli altri sono inferiori e vanno annientati". Lo pensano anche i tifosi della cancel culture: dopotutto "l'ignoranza è forza", sosteneva un dittatore in un "vecchio" romanzo di George Orwell scritto nel 1948 e ambientato quarant'anni fa.
In ogni caso, quando arriverà la prossima pandemia (che secondo certe ideologie naturalmente non esisterà, tanto "muoiono solo i vecchi") ricordate che io sono tuttora molto produttivo. D'accordo, una decina di anni fa ho avuto un problema alla vista perché lavoravo abitualmente centoquaranta ore alla settimana e ormai cerco di non superare le cento ore per week se non in casi di emergenza... ma quanti giovani d'oggi, di ieri e dell'altro ieri saranno, sono o sono stati in grado di mantenere ritmi simili a fronte di un compenso modesto?
Sarà che non avrò mai una pensione, quindi non ho urgenza di andarci, e che non posseggo un trattore (né una macchina né una bicicletta, se è per questo) per bloccare una strada ed esigere compensi vagamente commisurati alle mie fatiche. Ma, finché posso, auspico di poter continuare a lavorare senza che un branco di imbecilli di qualsiasi età mi costringa all'estinzione. E, alla faccia loro, sono riuscito lo stesso a trovare in offerta speciale un panettoncino monodose per celebrare San Biagio a Milano il 3 febbraio.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

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