viernes, 21 de agosto de 2020

Vita da pulp - Fumo negli occhi


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

Per un fumatore di sigari è normale mantenersi lontano dagli altri. Lo era già prima che si parlasse di distanziamento sociale, anche perché se non si distanzia lui, lo fanno loro, di norma bofonchiando imprecazioni. Ora qualcuno però approfitta delle misure anti-Covid per proporre divieti di fumare all’aperto, anche per strada e a distanza di sicurezza (N.d.R. Questo articolo è stato scritto in Spagna nell'agosto 2020). Ha una sua logica: la differenza tra, poniamo, una sigaretta e un gelato da passeggio è che per fumare bisogna togliersi la mascherina antivirus, mentre per mangiare il gelato no. O sbaglio? Non so, di solito non mangio gelati da passeggio.

In ogni caso, le persone sagge d’ogni parte del mondo temono il fumatore, specie quello di sigari. Egli emana cattivi odori, porta malattie, viene da noi a rubarci il lavoro, distrugge le foreste pluviali e buca l'ozono. È persino corsa voce che il tabacco protegga dai coronavirus: in pratica un patto col diavolo. Il fumatore è la nuova strega e, dato che ha familiarità con le fiammelle, qualcuno potrebbe passare dal proibizionismo al rogo, anche per liberarsi del surplus di accendisigari.

Sono sensibile al tema perché spesso l’autore prolifico è anche un fumatore metodico. Non è obbligatorio, beninteso, ma dubito che Georges Simenon sarebbe riuscito a pubblicare centinaia di libri se non avesse potuto fumare in pace la sua pipa. Inoltre un vero scrittore non lavora solo quando è alla sua scrivania (o qualsiasi superficie utilizzi come supporto ai suoi strumenti), ma con la sua testa scrive sempre e dappertutto.

Quando è per strada, senza bisogno di essere Jack Kerouac. O nella vasca da bagno, luogo d’ispirazione dichiarato tanto per William Somerset Maugham quanto per Agatha Christie, la quale non fumava ma mangiava mele gettando i torsoli in acqua. O a un tavolino all’aperto di un bar, situazione ideale per Andrea G. Pinketts tra un sigaro e una birra; anche se a Milano, d’inverno, rischiosa per la salute. O su una spiaggia, meglio se deserta: Ian Fleming in Giamaica ne aveva una tutta per sé.

Se l’autore prolifico è anche uno scrittore pulp, eredita la fama di essere bevitore, oltre che fumatore. Non è obbligatorio e, sia ben chiaro, non bastano alcool e tabacco per diventare pulp. Ma forse è il momento di spiegare che cosa diavolo significhi pulp, dato che è un vocabolo su cui si sprecano gli equivoci.

In origine il termine indicava la pasta di legno impiegata nella fabbricazione della carta e, da qui, la carta a basso costo su cui dagli anni Venti si stampavano negli USA le riviste di narrativa popolare. Erano nate alla fine del secolo precedente, ma in quegli anni ce n’era davvero per tutti i gusti: giallo, avventura, fantasy, fantascienza, western, sport... Tutti i generi che sarebbero presto trasmigrati nel fumetto, nel cinema, nella televisione, per arrivare fino a Netflix e Amazon Prime. Prezzi modici e larga diffusione ne fecero un fenomeno di massa, anche se pulp magazine di solito non era un complimento: come dire... cartaccia e storiacce. D’altra parte fu proprio la letteratura pulp a descrivere in presa diretta l’America negli anni del Proibizionismo, quando a essere cattivi non erano i fumatori bensì i bevitori, per la gioia del crimine organizzato cui il Governo donava una nuova e vasta clientela.

Dalle riviste pulp fantastiche uscirono autori leggendari come il signore del weird H. P. Lovecraft o il maestro della sword and sorcery Robert E. Howard, creatore tra gli altri di Conan il barbaro. Da quelle noir – o, per meglio dire, hardboiled – a partire da Black Mask emersero Dashiell Hammett, ex-detective privato che di fatto anticipò lo stile asciutto di Hemingway; Raymond Chandler, scrittore colto e fitzgeraldiano; Erle Stanley Gardner, che con Perry Mason inventò il legal thriller e con un suo romanzo evidenziò una falla in una legge dello Stato della California, facendola modificare. Chi dice che un libro giallo non possa essere utile?

Il pulp trasmigrò poi nei libri tascabili, che in Italia uscivano in edicola nei periodici Mondadori: Il Giallo, Segretissimo, Urania. Certo, Agatha Christie, l’autrice più venduta de Il Giallo Mondadori, non era pulp, nel senso che non era hardboiled. Ma nella stessa collana uscivano l’inventore del police procedural Ed Mc Bain o il maestro del romanzo criminale Richard Stark, eredi di quella tradizione. Come lo erano gli autori francesi, inglesi e americani editi da Segretissimo, che raccontavano avventurose storie di spionaggio traendo spunto dalla cronaca internazionale. In comune costoro hanno il gusto per la letteratura popolare, accessibile a tutti ma non per questo banale.

Ai racconti delle riviste hardboiled si riferiva Quentin Tarantino quando intitolò Pulp Fiction il suo celebre film costruito su storie interconnesse tra loro. Ma a questo punto nell’Italia degli anni Novanta nacque l’equivoco, alimentato dall’ottima operazione di marketing di un editore che scelse per una propria antologia un titolo provocatorio e la definizione "pulp", creando un fittizio ma vendibile movimento letterario. Da quel momento. se un autore – per esempio Andrea G. Pinketts – pubblicava storie un po’ noir, un po’ strane e un po’ violente, veniva definito pulp. Bebo Storti ne fece in tv la parodia in tempo reale con il personaggio di Thomas Prostata.

Ma il vero pulp, inteso come narrativa popolare, è un’altra cosa. Spesso coincide con una grande prolificità, perché diventa uno stile di vita. Se possibile, l’autore cerca di farne il proprio lavoro o la propria attività principale. Non scrive per diventare ricco e famoso ma perché, dotato di fantasia inesauribile, ha sempre in testa mille storie che chiedono di essere raccontate. Era fatto così Emilio Salgari, che un tempo – pur non essendo un autore per ragazzi nel senso odierno del termine – giungeva in mano a giovani lettrici e lettori (sì, senza distinzione di sesso!) appena la scuola le/li alfabetizzava, educandole/li al piacere della lettura e aprendo loro la mente e gli orizzonti. Vari scrittori di lingua spagnola, da Juan Madrid a Paco Ignacio Taibo II, considerano Salgari la loro iniziazione all’impegno politico e sociale. Chi ha detto che un romanzo di avventura non possa essere utile?

Altra caratteristica dello scrittore di narrativa popolare, specie in Italia, è che dev’essere ignorato dalla maggior parte dei media, in modo da limitarne il numero di consumatori. Come il tabacco, esiste ma non se ne può parlare. Motivo: non è un rappresentante omologato della cultura, non è un soggetto controllabile. Si consiglia di affermare che scriva solo per un pubblico maschile e insinuare che sia pure maschilista, in modo da allontanare le lettrici, la quota di mercato più importante per qualsiasi editore. Uscendo perlopiù in edicola, le sue vendite non sono misurate ai fini delle classifiche, il che rende più facile occultarne il successo e, quindi, contenerlo e ridurlo a lungo termine.

L’obiettivo finale è farlo sparire dal mercato, cosa cui l’autore in questione si oppone sfruttando – come vedremo – la propria creatività. Esiste una sorta di proibizionismo anche nei confronti della narrativa popolare, perché la critica – per restare in tema – lo vede come il fumo negli occhi. Non siamo ancora al rogo della narrativa pulp, ma teniamoci pronti a tutto, come suggeriva Ray Bradbury in Fahrenheit 451. Chi ha detto che un romanzo di fantascienza non possa essere utile?

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Leggi anche la prima puntata

Immagine: A. C. Cappi in una foto di Catilina Sherman 

Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

1-Il Paradosso Strumpf

2-Fumo negli occhi

3-Una testa piena di gente

4-Giallosapevo

5-Le storie dentro di noi

6-Lo scrittore inesistente

7-Se sapeste cosa c'è dietro...

8-Al buio gli scrittori sono neri

9-Perché sono le donne...

10-Nato per perdere?

11-E' solo l'inizio



martes, 11 de agosto de 2020

Ah, sì? E io lo dico a Pinketts! (Vol. 1)

 



Sessant'anni fa, il 12 agosto 1960, nasceva a Milano Andrea G. Pinketts (anche se nelle sue biografie risultava misteriosamente nato lo stesso giorno, nel 1961). Dal 20 dicembre 2018 Andrea non è più fisicamente tra noi, ma questo non significa che non sia presente. Così la Biblioteca Sormani di Milano ha deciso di fare un regalo a lui e ai suoi lettori passati, presenti e futuri: un ebook scaricabile gratuitamente a questo link!
Ah, sì? E io lo dico a Pinketts! (Vol. 1) è il primo di tre ebook gratuiti curati dall'Associazione Culturale Andrea G. Pinketts e realizzati dalla Biblioteca Somani. Contiene il primo racconto di Andrea G. Pinketts, premiato al MystFest di Cattolica nel 1984, e alcuni scritti sulla letteratura di genere (quindi... sulla letteratura, dal momento che Pinketts non fa distinzioni) in cui, come sempre, oltre ai libri di cui parla, racconta anche se stesso con la sua caratteristica ironia e il suo stile inconfondibile.
Nei prossimi mesi usciranno i due volumi successivi, anch'essi scaricabili gratuitamente dal sito della Biblioteca.

Vita da pulp - Il Paradosso Strumpf

 


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

Al mondo ci sono misteri che non hanno ancora trovato soluzione. Per esempio, il fenomeno del Calzino Spaiato. È noto che l’inserimento di vari calzini in una lavatrice genera – in un momento imprecisato del lavaggio, ma secondo ipotesi attendibili durante la centrifuga – un ponte di Einstein-Rosen attraverso il quale un calzino sfugge spaiato a) nello stesso istante t(0), ma in un altro punto dello spazio, b) nello stesso punto dello spazio, ma non nello stesso istante, bensì nel futuro.

Il che significa che, se hai fortuna, il calzino svanito dalla lavatrice – è vuota, hai controllato – si rimaterializza inspiegabilmente nel corso del bucato successivo. Se non hai fortuna, rimane disperso nello spazio-tempo. Ed è a questo punto che si apre una serie di teorie ancora tutte da verificare.

Per esempio, il calzino svanito il pomeriggio del 23 luglio 1983 riappare ancora umido e spaiato la mattina dell’11 agosto 2020: per lui sono passati solo pochi secondi, mentre per te sono trascorsi trentasette lunghi anni.

E ancora: il calzino scomparso nell’istante t(0) riappare all’istante t(1) nelle stesse coordinate spaziali xyz? Quindi ritorna dopo anni nella tua lavatrice successiva, o nell’armadietto, o nella lavastoviglie o in qualsiasi cosa tu o un inquilino dopo di te abbiate incastrato in quell’angolo?

Oppure deve ritornare nella stessa lavatrice, ovunque essa si trovi? Pertanto nelle discariche di tutto il mondo esistono o esisteranno lavatrici incrostate di vecchio calcare e nuova ruggine che si riempiono gradualmente di calzini perduti nel tempo? E che cosa accade se il calzino cerca di rientrare nella nostra realtà in un futuro così lontano che la lavatrice da cui è partito ha cessato di esistere?

E infine l’ipotesi che gli scienziati hanno battezzato Paradosso Strumpf: chi dice che il calzino umido e spaiato rientri nel futuro e non invece in un remoto passato, causando accidentalmente la Scoperta del Calzino, interpretato come un dono degli dei, e la sua conseguente introduzione come capo di abbigliamento?

Nel mondo di oggi è diffusa l’ignoranza scientifica. Scommetto che non avete mai sentito parlare prima d’ora del Paradosso Strumpf. Ma un fenomeno ancora più complesso è quello del Tempo dello Scrittore.

La confusione nelle menti semplici nasce forse dal fatto che in pochi secondi si può scrivere “Il giorno seguente” o “Molti anni dopo”... ed ecco che nel romanzo sono passati un giorno o molti anni. Laddove all’autore possono essere necessari vari minuti per descrivere un panorama che l’occhio invece coglie in una frazione di secondo.

Dunque per uno scrittore il tempo ha diverse velocità di scorrimento. È quella che la scienza chiama Legge di Cussler, in onore del creatore di Dirk Pitt e altri personaggi, che sintetizzò il concetto nella frase: “Io invecchio e Dirk Pitt no, quel bastardo”. Mai sentita neanche la Legge di Cussler? Ve l’ho detto: l’ignoranza scientifica...

Perciò la gente comune è convinta che il Tempo dello Scrittore fuori dai libri sia molto simile a quello dentro i libri. Per esempio si ritiene che lo scrittore – ricco e famoso per definizione – passi tutta la sua giornata a non far nulla e la serata a bere con gli amici, per andare a dormire all’alba e svegliarsi solo a tarda ora. Per cui capita spesso che qualcuno mi chiami a mezzogiorno chiedendomi esitante: “Ti ho svegliato?”

No. Non mi ha svegliato, perché sto lavorando dalle quattro del mattino e a mezzogiorno ho già prodotto più di quanto l’interlocutore riesca nel corso di una sua intera giornata lavorativa. Non è insolito, da decenni a questa parte, che io non esca per settimane, passando dal letto al computer e viceversa, con qualche breve intervallo in cucina per un’alimentazione di base. Ciò che la gente ha chiamato “lockdown”, io la chiamo “routine”.

Come intendo raccontare prossimamente, se uno scrittore non nasce già ricco e famoso, deve lavorare per vivere. Spesso, per scrivere, deve fare un enorme lavoro di documentazione. Se si tratta poi di uno scrittore pulp polivalente (vi spiegherò un’altra volta cosa intendo), avrà anche molte altre cose da fare

Ma la gente comune è convinta che il Tempo dello Scrittore sia infinito. Come se il calzino spaiato, nei suoi trentasette anni di viaggio nel tempo e nello spazio, avesse un sacco di tempo libero.

Un fenomeno ricorrente è quello dell’autore esordiente, emergente o naufragato, non necessariamente giovane, che telefona per chiedermi di leggere il suo romanzo, dargli un’opinione e aiutarlo a trovare un editore. Non può immaginare che dovrò metterlo in lista d’attesa per anni e che io stesso ho il mio daffare a trovare editori per me. Mi ritiene, in quanto scrittore, ricco e famoso, quindi invece di passare il mio tempo a bere mojitos potrei dedicargli un paio d’ore e usare la mia influenza per far diventare ricco e famoso pure lui.

Ora però vi lascio: gli scrittori pulp si fanno il bucato da soli e devo annodare i calzini tra loro, paio per paio. Così, quando si perdono nello spazio-tempo, quantomeno non sono soli.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

1-Il Paradosso Strumpf

2-Fumo negli occhi

3-Una testa piena di gente

4-Giallosapevo

5-Le storie dentro di noi

6-Lo scrittore inesistente

7-Se sapeste cosa c'è dietro...

8-Al buio gli scrittori sono neri

9-Perché sono le donne...

10-Nato per perdere?

11-E' solo l'inizio




jueves, 30 de julio de 2020

MystFest 2020: anteprima di "Lazzaro, vieni fuori"


Sabato 1 agosto dalle 21.00, all'edizione 2020 del MystFest di Cattolica anteprima del booktrailer di "Lazzaro, vieni fuori" di Andrea G. Pinketts. In settembre la riedizione del romanzo in volume e ebook (con... contenuti speciali), a cura dell'Associazione Culturale Andrea G. Pinketts.

martes, 28 de julio de 2020

Cappi & Viganò: le nuove pagine


Salve a tutti. Fabio Viganò e Andrea Carlo Cappi sono ora reperibili sulle loro nuove pagine-autore Facebook:
Andrea Carlo Cappi
Fabio Viganò
dove potete trovare articoli, foto e aggiornamenti sulle loro attività, oltre a informazioni e notizie sulla classica pagina de
Il Rifugio dei Peccatori.
Seguiteci!

miércoles, 22 de julio de 2020

Fabio Viganò: Puro amore/Pure Love



A new collection of poems by Fabio Viganò, in the double version Italian/English. Pure love for poetry as a way of expression, for liberty, justice, beuty in all its forms and passion, in a world ruled by deceit, falsehood and abuse. A man who does not surrender.

Una nuova raccolta di poesie di Fabio Viganò nella doppia versione italiano/inglese. Puro amore per la poesia come forma espressiva, per la libertà, la giustizia, la bellezza in tutte le sue forme e la passione, in un mondo dominato da inganno, falsità e sopruso. Un uomo che non si arrende.