jueves, 13 de mayo de 2021

Vita da pulp - L'affare Disney

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Interrompo il discorso sull'editing per raccontare di una questione che in apparenza sta cominciando a risolversi, ma che ha destato un certo scalpore negli Stati Uniti. Ne ho letto nelle comunicazioni di un'associazione di cui faccio parte - la IAMTW - che raccoglie autori di tie-in, categoria di professionisti particolarmente interessata dalla vicenda. Il fatto si ricollega a quanto dicevo qualche settimana fa a proposito del "costo zero" della scrittura. Lo slogan è: "gli scrittori vanno pagati", #writersmustbepaid.

Com'è noto, l'immane società chiamata Disney negli ultimi anni ha acquisito di tutto, dalla Fox ai Marvel Studios, ottenendo la proprietà di marchi, serial e franchise: l'elenco comprende Star Wars, i supereroi della Marvel, ma anche Alien e, almeno in parte, Star Trek. A tutti questi marchi sono associati prodotti derivati, in particolare i tie-in, ovvero adattamenti in forma di romanzi o fumetti di sceneggiature cinematografiche, od opere originali basate sugli stessi personaggi.
Prima che qualcuno tra voi si lanci nei soliti slogan antiamericani, ricordo che anche grandi compagnie italiane acquisiscono altre compagnie (pensate alla Fiat con la statunitense Chrysler), perché è così che funziona il capitalismo. I problemi nascono quando vengono messi a rischio posti di lavoro. O, nel caso specifico della Disney, quando si mette in dubbio il diritto dei lavoratori a essere pagati secondo il contratto... perché, come ogni tanto occorre ricordare, anche gli scrittori sono lavoratori. Qualcuno però ha pensato di sfruttarli, guarda un po', a "costo zero".
E ancora: prima che qualcuno si lanci in una fanatica crociata contro Topolino o in generale i prodotti a marchio Disney, voglio ricordare che gli stessi scrittori coinvolti chiedono di non farlo assolutamente, perché ciò pregiudicherebbe i diritti d'autore che spettano ad altri colleghi. Quello che viene chiesto, anche dal sito Writers must be paid, è il semplice e doveroso rispetto dei contratti.
Perché qualcuno alla Disney - può essere stato un megadirettore, un manager o un burocrate, ma il furbo si trova sempre - ha sostenuto che la compagnia, nell'acquisizione dei diritti delle varie serie succitate, non avesse però acquisito l'onere di pagare ciò che spettava agli scrittori le cui opere diventavano di sua proprietà. Ovvero, non era tenuta a rispettare i contratti e pagare i diritti d'autore dovuti, solo perché era cambiato il proprietario. Quando si parla di pirateria del copyright bisognerebbe includere anche casi come questo.
Tra le persone più colpite, per darvi un'idea, c'è il leggendario scrittore di fantascienza Alan Dean Foster, autore anche della novelization - il romanzo basato sulla sceneggiatura - di Guerre stellari del 1977 (benché in copertina fosse accreditato come autore George Lucas, è ben noto che a scrivere il libro è stato Foster) e del primo sequel narrativo della saga, La gemma di Kaiburr (Splinter of the Mind's Eye); ma anche della novelization dei primi tre Alien e di moltissimi altri celebri film.
Stiamo parlando di un signore che si è ammazzato di lavoro, perché realizzare una novelization efficace non è scopiazzare una sceneggiatura. Vuol dire rendere sotto forma di romanzo qualcosa che è stato concepito per un altro mezzo. Vuol dire fare propri personaggi altrui: non a caso a volte chi scrive le novelization è anche autore, prima o dopo, di romanzi originali sullo stesso universo: oltre a Foster, mi vengono in mente John Gardner e Raymond Benson per quanto riguarda James Bond 007. Occorrono maestria, inventiva e professionalità, il che non è da tutti.

Che la Disney ogni tanto abbia di queste cadute non è una novità: nel 2020 l'erede della società, Abigail Disney, si infuriò quando seppe del trattamento economico dei dipendenti dei parchi Disney e dei loro licenziamenti di massa a seguito della chiusura per Covid, a fronte di stipendi ultramilionari per certi manager della compagnia. Dopotutto, è il suo cognome a cui vengono lanciati anatemi ogni volta che qualcuno lucra sulla pelle dei lavoratori.
La levata di scudi di numerose associazioni, a partire dalla SFWA (che raccoglie gli scrittori di fantascienza), ha dato risultati. La notizia di questi giorni: per cominciare, sono stati riconosciuti dalla compagnia i diritti degli autori delle prime tre storiche novelization di Star Wars - Alan Dean Foster, James Kahn e Donald F. Glut - che verranno pagati il dovuto dalla Disney. E, almeno per ora, non è stato lasciato correre un pericoloso precedente negli Stati Uniti, ossia che gli scrittori possano anche non essere pagati.
Ma sappiamo che in Italia non è così e che oltretutto la lentezza della nostra giustizia garantisce una virtuale impunità a un editore disonesto che non rispetti i contratti e non paghi: uno scrittore dovrebbe spendere in avvocati molto più di quanto potrebbe mai riuscire a ricavare in un patteggiamento, dopo anni e infinite perdite di tempo. Ma da noi è opinione diffusa che gli scrittori non siano "lavoratori" e, com'è noto, vivano d'aria.

Continua...



Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

Immagine: copertina de "I gialli di Topolino" (Mondadori, 1960)

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