Disapprovazioni di Andrea Carlo Cappi
C'è qualcosa di nuovo oggi nel web: da qualche mese la premiata ditta Haters & Trolls ha adottato un nuovo modo per combattere la libertà di espressione. E per "libertà di espressione" non mi riferisco alle reiterate e urlate invocazioni di "democrazia" da parte di persone che sono solite calpestarla, ma si infuriano quando qualcuno tenta di frenare le loro deliranti fake news o i loro fanatici messaggi di odio e discriminazione. Mi riferisco alla cara vecchia possibilità di esprimere in modo educato e civile concetti sensati e ragionevoli.
Mi rendo conto che questi ultimi possono essere fuori moda.
Il metodo di soppressione, banale ma efficace, si basa sulle nuove tecnologie. L'hater, fingendosi un onesto utente, segnala un post a una piattaforma o a un social network che lo ospita, con la falsa accusa di spam o phishing o di contenere virus e malware. Per ovvi motivi di sicurezza, la piattaforma o il social network rimuove il post segnalato, perché - se fosse vero - potrebbe fare danni. In teoria dovrebbero essere fatti controlli, ma se sono affidati ad algoritmi... be', loro cosa ne possono capire? Per cui l'ignaro autore dei post riceve dalla piattaforma un messaggio automatico in cui viene informato che dopo la segnalazione di un certo post è stato effettuato un "controllo", a seguito del quale il post è stato rimosso.
Com'è cominciata? In gennaio ho aperto un nuovo blog, Kverse - Il mondo thriller di Andrea Carlo Cappi, dedicato al mio vasto ciclo di narrativa noir e spionistica, raccontando retroscena di storia e cronaca e parlando dei miei riferimenti letterari. Ho condiviso i primi post su Facebook (sul mio profilo, la mia pagina-autore e il gruppo corrispondente, come sono solito fare). Facebook è il mio principale mezzo di comunicazione con il pubblico e i miei post sono stati condivisi da miei lettori. Ma dopo pochi giorni qualcuno ha denunciato tali post come "spam". Sono stati rimossi anche dai profili dei miei lettori, trattati a loro volta come diffusori di spam (quindi ci penseranno due volte a condividerne altri) e da quel momento non posso più condividere su Facebook un post da quel blog perché appare immediatamente una finestra che afferma che il mio contenuto sia spam.
Ho segnalato il problema a Facebook, che immagino sia bersagliata ogni giorno da milioni di richieste simili, e ovviamente non ho mai ricevuto né risposte né soluzioni.
Stamattina invece ho trovato nella posta quattro messaggi della piattaforma che ospita questo blog: quattro post de "Il Rifugio dei Peccatori" sono stati rimossi perché segnalati come contenenti malware o virus (e ovviamente non contenevano ne l'uno né gli altri). Uno dei post incriminati e rimossi era la poesia "Il buio" di Fabio Viganò (con cui divido il blog), con la fotografia dell'ultimo premio letterario da lui vinto; un altro la pagina dei link alle sue poesie sul blog; un altro un mio articolo della serie "Vita da pulp" su scrittura e lettura al femminile, in cui mi dichiaravo una volta di più contro ogni forma di discriminazione; uno, guarda caso, era un altro articolo della stessa serie in cui raccontavo dell'attacco subito su Facebook Cercherò di ripristinare i testi scomparsi, che vuol dire perdere tempo a rifare lavori già fatti... e io non ne ho molto, quindi in ogni caso è un danno. Non grave, ma fastidioso. Ma forse l'hater sperava che, accusando quattro post a caso, l'intero blog fosse cancellato per sempre dalla rete.
Non so chi sia il responsabile. So che c'è qualcuno che mi odia, che ha dichiarato di volermi morto e che oltre dieci anni fa inserì informazioni false sulla mia pagina Wikipedia (il linguaggio usato era ben riconoscibile come quello che usava nel mondo reale). Credo anche che costui non sopporti che, malgrado tutti i problemi economici che lui stesso mi ha causato a suo tempo, io continui a fare lo scrittore e stia celebrando quest'anno trent'anni di carriera.
So anche che non piaccio a una certa categoria di persone di cui ho parlato in alcuni romanzi recenti, pubblicati sotto lo pseudonimo François Torrent da Segretissimo Mondadori. Ho ricevuto insulti molto pesanti in merito in un commento pubblico su Facebook, ma esiste la libertà di parola (per qualcuno) e anche quella di parolaccia.
In ogni caso, c'è gente a cui do fastidio e che ha deciso di perseguitarmi. Il che, se non altro, mi dice che sto facendo bene il mio mestiere di scrittore, anche se aumenta il numero di persone che mi vogliono morto, o perché scrivo libri scomodi o, semplicemente, perché esisto.
Ma, a parte il mio problema personale, c'è un aspetto preoccupante in generale: lo stesso metodo può essere applicato, per esempio, a un'attività commerciale che ha bisogno di comunicare con il pubblico e reclamizzare o vendere i suoi prodotti. Se un concorrente decide di rimuoverla dal mercato, può utilizzare questo comodo espediente per boicottarne la comunicazione e mandarla in rovina. In un'era in cui i contatti via web con utenti e clienti sono essenziali, soprattutto nei casi di emergenza come quello del 2020-21, e danneggiare la pagina di un social network o un sito internet di un'azienda può farle perdere tutti gli investimenti fatti nella comunicazione, un simile boicottaggio si rivela un'arma devastante.
A mio modesto parere, i gestori di social network e piattaforme dovrebbero considerare che non solo in questo modo diventano strumenti di faide private o guerre commerciali in cui vince il peggiore, ma che tutto ciò fa loro perdere clienti, investimenti pubblicitari e attendibilità.
Aggiornamento: a seguito della mia segnalazione inviata sei ore dopo la cancellazione dei post, la piattaforma blogger ha dimostrato di essere più efficiente, seria e organizzata di altri nel settore. Al momento due dei quattro post "incriminati" sono stati riesaminati e resi di nuovo visibili. Spero che ciò accada anche per gli altri due.
Aggiornamento delle 14.41: restaurati anche gli ultimi due post, entro sette ore dal mio messaggio a blogger.com, che ringrazio per aver rimediato tempestivamente. Per una volta il gioco sporco degli hater non ha del tutto funzionato. Ma dove e come colpiranno, la prossima volta?
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