lunes, 24 de octubre de 2022

Michele Serio, il calcio e i sette veli


Recensione e non solo di Andrea Carlo Cappi

Di quando in quando realtà e letteratura si intrecciano in modo misterioso. Ci si trova a vivere situazioni che sembrano inventate e che, se incontrate nelle pagine di un libro, richiederebbero la sospensione dell'incredulità. Nondimeno tutto questo è accaduto una volta di più alla presentazione del'ironico e brillante romanzo "Il calcio e la danza dei sette veli" di Michele Serio (Ed. Colonnese).
Nell'arco di oltre venticinque anni ho incontrato lo scrittore varie volte a Napoli e a Milano, e mi è spiaciuto molto quando, dopo qualche tempo che non ci sentivamo, ho scoperto della sua scomparsa nel 2021... in ritardo, dalla sua pagina su Wikipedia; la stessa cosa che mi è capitata anche con un altro amico e collega, il barcellonese Pedro Casals. Quando Eva Serio, la figlia di Michele, mi ha chiesto di presentarne a Milano il libro uscito postumo, ho accettato immediatamente.
Ma già la fusione tra realtà e letteratura era cominciata: la presentazione era organizzata in collaborazione con il Club Milano Partenopea, gruppo di tifosi del Napoli che si riunisce al Carlsberg Barrio Alto di Milano; dato che il calcio è il tema del libro e la squadra in questione quasi un personaggio della vicenda, l'incontro doveva svolgersi poco prima di una partita. Il destino ha voluto che la data fosse il 23 ottobre 2022, a un anno esatto dalla morte dell'autore (dopotutto, il modo in cui di certo lui avrebbe voluto che si celebrasse il primo anniversario). E in che strada si trova il locale? In via Serio (inteso peraltro come fiume affluente dell'Adda).

Eva Serio (Foto: A. C. Cappi)

Sicché mi presentai al fianco di Eva - con la mia spilletta dei 60 anni di Diabolik sulla giacca - a presentare questo gioiello di libro. Il protagonista si chiama Raffaele Berio e anche dalla descrizione risulta un alter ego dell'autore; è uno scrittore di gialli costretto a presentare in libreria (in cambio di cure gratuite) un'opera del suo dentista, il quale scrive ignobili romanzetti con uno dei soliti ispettori di polizia, che tuttavia erodono il successo del nostro eroe. Al buffet Berio, tifoso incondizionato del Napoli, incontra Paola, che detesta il calcio.
E nasce una sfida a scopo di seduzione: se Berio riuscirà a convincerla della fondamentale importanza del calcio, lei andrà a letto con lui; al contrario, lo scrittore si lascerà sottoporre a un'umiliazione pubblica. Le regole del gioco: si inontreranno per un'ora nei sette giorni consecutivi e, se lui segnerà un punto a proprio favore, lei rinuncerà a un indumento o accessorio che non potrà più indossare all'incontro successivo. Il percorso iniziatico è irto di ostacoli: a ogni incontro al protagonista capiterà un piccolo incidente e nei suoi piani interferirà una rivale di Paola dedita alla body art... ma il calcio è destinato a essere il vero vincitore.
Nella vicenda Berio incrocia un altro personaggio e il destino farà sì che le scelte del primo siano determinanti per il secondo, che diviene protagonista quando il romanzo sembrerebbe giunto ormai alla conclusione. Ed ecco invece un'impennata narrativa di proporzioni bibliche e metafisiche, che mi ha ricordato certe pagine del libro postumo di Andrea G. Pinketts (che peraltro, in un precedente volume di racconti, ne pubblicò uno intitolato "Sul Serio", sempre inteso come fiume.)

In realtà di calcio anch'io, come Paola, capisco ben poco. Vedo solo qualche partita delle nazionali italiana e spagnola agli Europei e ai Mondiali. I miei rapporti con il football sono essenzialmente letterari: tradussi anni fa dallo spagnolo un libro-intervista di Johan Cruijff, chiedendo consulenza all'amico Pedro Casals tifoso e tesserato del Barça; e nel 2021, invitato a scrivere un racconto calcistico per l'antologia "Cuore di cuoio" in occasione degli Europei, partecipai con una storia del Cacciatore di Libri, per spostarmi su un territorio a me più familiare.
Ma ieri sera l'atmosfera alla presentazione de "Il calcio e la danza dei sette veli" era quella delle congiunzioni astrali. Come prefazioni al libro, oltre a quella del critico cinematografico Valerio Caprara, ce n'è una della stessa Eva Serio, che racconta come da bambina il padre l'avesse reclutata come talismano: "Nel bel mezzo del match andai in bagno e, appena rimisi piede nella stanza, il Napoli segnò il goal decisivo che gli permise di vincere." Ieri sera, mentre si cenava con i tifosi sotto il megaschermo e il Napoli non riusciva a sbloccare lo zero a zero, sentii che per coronare la serata occorreva una vittoria.
"Devi andare in bagno", dissi a Eva, con la sicurezza conferita dal secondo bicchiere di rosso della casa, quando lei ebbe finito l'ottima "orecchia di elefante" che avevamo condiviso.
"Ma è al piano di sotto." Voleva dire perdersi minuti preziosi di partita.
"Devi fare questo sacrificio."
Eva scese, poi tornò e, dopo qualche minuto, il Napoli segnò infatti il goal decisivo. Non me ne vogliano i tifosi della Roma: è stato in nome del calcio e della letteratura.





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