Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Il difetto principale di tutti i social network è che ci esprimono opinioni anche persone che riuscirebbero a fare danni pure scrivendo la lista della spesa. Non vale solo per i social network: tempo fa una persona che lavora in tutt'altro settore mi diceva che qualcuno stava pensando di creare uno spazio online di recensioni pubbliche sui membri della sua categoria. Era molto preoccupata, perché ciò significherebbe consentire a persone non solo incompetenti in materia, ma a volte motivate da gelosie, antipatie o persino vendette personali, di esprimere un giudizio visibile a tutti.
Se qualcuno - per ignoranza o cattive intenzioni - scrive in pubblico "il lavoro del sig. X fa schifo" anche se non è vero, ma nessuno nello stesso spazio scrive il contrario, chiunque cerchi online una recensione sul lavoro del sig. X trova solo quella... ed è esposto a un unico giudizio non verificabile e potenzialmente falso. Per quell'unico giudizio, il sig. X potrebbe essere costretto a chiudere l'attività per sempre. Credo del resto che già da parecchi anni in siti di recensioni su locali, bar e ristoranti siano in atto guerre segrete a base di fake news spacciate per recensioni.
Ci sono invece settori in cui le recensioni da sempre sono uno strumento importante e consolidato. Una quarantina di anni fa seguivo una rivista di cinema, tenendo d'occhio i giudizi su thriller e film d'azione, espressi mediante emoticon (anche se all'epoca ancora non si chiamavano così). Quando vedevo una faccina triste su una recensione, se non potevo andare al cinema quantomeno noleggiavo il film appena usciva in VHS... e ne ero sempre soddisfatto. Poteva significare a) che chi lo aveva recensito non era competente sul "genere" cui apparteneva il film b) che il film veniva stroncato a priori per pregiudizi ideologici. Oggi mi capita di vedere stroncare certi film prima che escano o addirittura quando ancora sono in fase di ripresa o di montaggio, perché qualcuno ha deciso a priori che quella pellicola deve essere boicottata, che si tratti di una produzione straniera o italiana.
Per i libri esiste un altro espediente efficace al fine di boicottare sia le opere, sia gli autori. Basta non parlarne per minimizzarne l'interesse e in qualche caso persino occultarne il successo. A lungo termine funziona e ha il vantaggio di rovinare la carriera dell'autore e, in qualche caso, portarlo al suicidio.
Con opere di questo genere, specie quando si tratta di dichiarato intrattenimento, le uniche recensioni sono a volte quelle dei lettori, che si basano sul proprio gusto personale. Spesso sono causa di grandi soddisfazioni. Di recente sulla rivista specializzata Writers Magazine Italia un articolo-intervista a proposito dei miei romanzi su Diabolik & Eva Kant cominciava definendomi "un maestro" (grazie, Giulia!); nelle ultime settimane, a proposito del mio noir Black Zero, un lettore mi ha scritto che dopo averlo letto ha prenotato il viaggio di nozze nel luogo in cui è ambientato e un altro lo ha definito "un piccolo gioiello", cogliendone parecchie sfumature; giusto ieri in un commento su Facebook un lettore competente in materia di spy story mi ha gratificato della seguente frase: "Lei, sotto molti aspetti, è l'erede di De Villiers", ossia (come ho già spiegato in questa rubrica) dell'autore di spionaggio di maggior successo nel mondo, celebre per la sua capacità di costruire romanzi su fatti e situazioni reali; che è proprio quanto cerco di fare io da oltre venticinque anni.
Ma la "recensione" più visibile - in quanto per diverse settimane unica per quel titolo - sulla mia ultima uscita da Segretissimo in edicola e ebook sotto il nome François Torrent era una stroncatura su Amazon, che bollava il libro come "lento, confusionario, poco avvincente". Mi rendo conto che chi non segua non dico la narrativa di spionaggio ma almeno le notizie più clamorose di cronaca internazionale possa trovare difficile un romanzo come Vodka Gang, in cui si parla dell'operato di servizi segreti e si cerca di fare luce su fatti realmente accaduti; più che legittimo. Ma sarebbe come se io cercassi di recensire una partita di tennis, sport su cui confesso la mia grossolana ignoranza, mi annoiassi e nel dubbio me la cavassi con una stroncatura generica. Però, se mi dicono che il mio quasi-conterraneo Rafa Nadal è un grande tennista, mi fido.
C'è un'altra funzione di un noto social network che trovo invece molto interessante: quella dei "ricordi" di Facebook, ovvero la riproposta all'utente di suoi post "emessi" nella stessa data negli anni precedenti. Per esempio, di otto anni fa, leggo: "E finalmente, dopo due anni di attesa, idee e appunti, mi metto a scrivere un romanzo nell'esatta ambientazione in cui si svolge". Vuol dire che il 24 agosto 2015 è la data in cui, a un tavolino di "El Ultimo Paraíso" (che quest'anno ha cambiato gestione e si chiama ora "Karibú-El Ultimo Paraíso"), cominciavo a scrivere Black and Blue, secondo volume della trilogia di Black: uscì l'anno dopo e sarà ripubblicato nell'estate 2024 da Oakmond Publishing nella collezione a me dedicata.
Da dieci anni fa leggo invece: "Ian Fleming, nel suo rifugio a Oracabessa, si alzava presto nel silenzio per nuotare, poi lavorava 2 ore al suo romanzo e passava il resto del giorno a divertirsi. K, nel suo rifugio a Torrenova, si alza quando l'ultimo ubriaco della notte va a dormire, guarda il mare, poi lavora 15 ore alla traduzione. (Ovvero: prima di voler fare lo scrittore, abbi cura di nascere in una famiglia di banchieri.)" In effetti nel 2013 passai oltre un mese in "clausura lavorativa" a tradurre il bellissimo romanzo NOS4A2 di Joe Hill, edito da Sperling & Kupfer. Quest'anno invece, qui, ho lavorato e lavoro, con gli stessi orari, su due romanzi: la nuova avventura di Sickrose, dal titolo Bandida, che esce a inizio novembre in edicola e ebook da Segretissimo Mondadori, sempre a firma François Torrent; e un altro libro di cui non posso ancora rivelare nulla, ma la cui pubblicazione è prevista a fine ottobre.
E infine, oltre alle fotografie di un viaggio a Granada nel 2019, dai "ricordi" ne emerge una del 2013, risalente in realtà ad alcune settimane prima, in cui Alan D. Altieri e io parliamo di Segretissimo a una serata Borderfiction all'Admiral di Milano. Dopotutto qualcosa di buono, su Internet, si trova.
Continua...
(Immagine: Alan D. Altieri e A. C. Cappi in una foto di Gaxian Giovanni Bozzo)
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.
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