jueves, 25 de septiembre de 2025

Vita da pulp - Il silenzio è duro


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Nel 1997 Andrea G. Pinketts, nella sua prefazione al mio romanzo Ladykill, mi definì "inopportunista", per la mia capacità di notare incoerenze, sollevare dubbi e ipotizzare risposte scomode. In quel caso avevo trattato, sotto forma di thriller, la morte di Lady Diana. Da allora, tra i molti generi che frequento nella narrativa, mi sarei dedicato in particolare allo spionaggio, ispirandomi spesso a eventi reali. Non si tratta solo di scrivere un romanzo di intrattenimento con tutte le caratteristiche di una buona spy story, ma anche di andare alla ricerca di possibili retroscena.
Che a volte ciò sia "inopportuno" fu evidente fin dall'autunno del 1997: un invito a un importante programma tv annullato all'ultimo momento, articoli sul mio libro pronti per la pubblicazione ma poi cancellati... In quei mesi buona parte dei media non ammetteva spiegazioni della morte di Lady Diana diverse dalla versione ufficiale. Solo con il passare degli anni la mia "ipotesi di complotto" sarebbe diventata socialmente accettabile. Ma intanto avevo trovato la mia vocazione di inopportunista.
Giusto vent'anni fa il premier italiano affidò a un portavoce la rettifica di una propria dichiarazione del 2003 alla rivista Time. Dopo due anni nessuno ricordava più quella sua frase infelice sulle "armi di distruzione di massa" di Saddam Hussein, ma io l'avevo appena citata nel romanzo Babilonia Connection. Poiché la collana Segretissimo di Mondadori che lo aveva pubblicato godeva di tirature e distribuzione da bestseller nelle edicole, qualcuno doveva essersene accorto. Da qui la dichiarazione correttiva con la consueta formula "In realtà il presidente intendeva dire che..."

Ironia della sorte, a pubblicare la prima edizione dei miei romanzi di spionaggio, allora come oggi, è proprio la casa editrice gestita dalla famiglia del premier di cui sopra. Apprezzo il fatto di non avere subito censure o ritorsioni per questo. Oltretutto per un certo periodo - anche se non retribuito - fui un ospite ricorrente del programma Mattino 5, sul principale canale televisivo degli stessi proprietari, con il compito di commentare i delitti del momento. E anche qui riuscii a dimostrarmi inopportuno.
Se non ricordo male, una mattina in cui mi trovavo in studio, il fattaccio del giorno riguardava uno spacciatore italiano e la sua convivente latinoamericana, uccisi in un regolamento di conti a Milano. In collegamento da Roma una politicante invocava i carri armati nelle strade per difendere la popolazione da una criminalità crescente, che lei attribuiva agli immigrati. Riuscii a farla educatamente tacere facendole notare che in questo caso l'unica immigrata era tra le vittime e che i regolamenti di conti tra spacciatori (italiani) non erano certo una novità. Il mio intervento fu gradito agli autori del programma, presumo, perché continuai a essere invitato.
Da molto tempo non sono più ospite di programmi televisivi, anche se ogni tanto mi capita di partecipare a videoincontri online. A preoccuparmi però è un fenomeno che riguarda la mia tribuna principale: la narrativa di spionaggio. Storicamente Segretissimo - che dal 1960 affianca in edicola Il Giallo Mondadori e Urania - veniva seguito con attenzione da persone di cultura di ogni orientamento politico; da alcuni anni però c'è chi lo considera una collana di libracci di sesso e violenza per un pubblico maschile e maschilista. A questo si aggiungono la graduale estinzione delle edicole, una distribuzione non più capillare e il sempre maggiore disinteresse in Italia verso la lettura in generale.

Ciò comporta che il pubblico dei miei libri di spionaggio, anziché aumentare, diminuisca, anche per la difficoltà di trovarne fisicamente una copia. Questo avviene in un'epoca in cui, al contrario, c'è più bisogno che mai di scoprire cosa succede dietro le quinte. Al contrario, ho la sensazione che il pubblico italiano sia bersagliato più di altri da disinformazione, propaganda e falsità strombazzate in televisione, riportate da giornali tendenziosi e infine ricopiate in post sui social network da persone ormai convinte di sapere tutto.
Quattro anni fa aprii un blog dedicato alle basi di cronaca e storia nei miei libri, annunciando i vari post sul mio principale strumento di comunicazione, Facebook. Tuttavia qualcuno si accorse subito che le mie idee erano troppo democratiche e, con una falsa denuncia di spam (assolutamente immotivata, ma nonostante le mie richieste i gestori non hanno mai fatto verifiche), ha imposto la censura al blog per sempre su quel social network. Di tanto in tanto, del resto, subisco denunce false per presunte "violazioni della normativa": poco tempo fa le mie foto di amici, libri e panorami dei cinque mesi precedenti sono sparite per alcuni giorni. Insomma, devo stare attento ai miei post, perché basta che un qualsiasi cretino faccia click su "segnala" e rischio di essere cacciato per sempre da quello che è da anni il principale veicolo per informare il pubblico delle uscite dei miei libri.
Quindi sui social network si possono diffondere liberamente pericolose menzogne geopolitiche mentre io, che forse ne so un po' più della media, devo tacere, altrimenti rischio di scomparire. Il silenzio è duro, quando ci si è obbligati da una censura invisibile e strisciante. Per il momento posso ancora dire la mia nei romanzi di spionaggio, se riuscite a trovarli: visto che i media non ne parleranno, vi informo sin d'ora che il prossimo inedito sarà in edicola nel dicembre 2025 da Segretissimo Mondadori, come sempre firmato con lo pseudonimo François Torrent (il mio nome vero appare in copertina solo a distanza di anni, nelle riedizioni di Oakmond Publishing su Amazon), si intitola Agente Nightshade - Ultima frontiera e tratta argomenti molto scottanti. Potrebbe aprirvi gli occhi su quanto sta accadendo nel mondo, quindi interessa anche a voi.

Continua...

(Immagine: fotocappi)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito su Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre settanta titoli tra romanzi, raccolte e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker, dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse serie tra spy story e noir: MedinaNightshadeSickroseBlack e Dark Duet. Come autore di narrativa tie-in ha lavorato su Martin Mystère (vincendo nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Ha dato vita inoltre alle serie Cacciatore di libriStanislawsky Danse macabre. Membro di IAMTW, World SF Italia e Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui cura le antologie annuali; è membro delle giurie del Premio Di Marino-Segretissimo e del Premio Michele Serio; è direttore editoriale di M-Rivista del Mistero presenta (Ardita Edizioni) e della collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook (Delos Digital).

jueves, 18 de septiembre de 2025

Mirò a Maiorca

 

Joan Miró, senza titolo, 1973 (fotocappi, Es Baluard, 2025)

Reportage di Andrea Carlo Cappi

Maiorca fa parte del DNA di Joan Miró, nato nel 1893 a Barcellona dall'orafo Miquel Miró e da Dolores Ferrà, originaria dell'isola. Già dall'infanzia gli sono familiari i panorami della più grande delle Baleari. La crescita come artista avviene a Parigi, che frequenta dal 1919 e dove si stabilisce dal 1921, entrando nel mondo della "generazione perduta". Nel 1929 sposa Pilar Juncosa a Palma di Maiorca.

Manifesto di una mostra a Casal Solleric, 1992

Malgrado durante la Guerra Civile dichiari apertamente e artisticamente la sua posizione in favore della Repubblica - sconfitta nel 1939 dalla dittatura franchista, che si protrarrà fino al 1975 - torna in Spagna nel 1940 quando la Francia viene invasa dai nazisti. Nel 1956 si trasferisce definitivamente a Cala Mayor (appena fuori da Palma di Maiorca), dove l'architetto Josep Lluis Sert gli ha progettato un'abitazione-atelier, oggi visitabile così come la ha lasciata l'artista, oltre che sede della Fondazione Pilar i Joan Miró. E qui Miró muore nel 1983, all'età di novant'anni, dopo che la fine del franchismo gli ha consentito finalmente di ricevere i riconoscimenti che meritava in patria.

Senza titolo, 1973, al Museu Es Baluard (fotocappi)

Proprio la Fondazione, insieme al Museo Nacional Reina Sofia, a Successió Miró e a varie entità locali come Casal Solleric e il Museo Es Baluard, è all'origine delle quattro mostre parallele che si svolgono a partire da luglio-agosto 2025 tra il capoluogo dell'isola e la sede di Cala Mayor, sotto il comune titolo di Paysage Miró. Vi sono approdate numerose opere di pittura e scultura da musei e collezioni private. In questo articolo indico luoghi, date e orari delle tre mostre che si tengono a Palma di Maiorca.

Disposizione delle opere a Sa Llotja

La força inicial (Sa Llotja, plaça de Sa Llotja, fino all'8/2/2026, gratuita, chiusa il lunedì; gli altri giorni, orari 10.30-13.30, 16.00-21.00)
Lo spazio espositivo di Sa Llotja - la gotica loggia del mercanti, nella piazza omonima - ospita dieci opere in bronzo che si ricollegano alle tematiche ricorrenti della scultura di Miró.

"Oiseau lunaire", 1966, a Sa Llotja (fotocappi)

El color i la seva sombra (Casal Solleric, passeig d'es Born, 27, fino al 9/11/2025; gratuita, chusa il lunedì; orari da martedì a sabato 10.00-20.00, domenica 11.00-14.30)
Opere pittoriche e figure totemiche di Miró, provenienti da musei e collezioni private. Nello stesso palazzo sono visitabili altre mostre.

Opere in esposizione a Casal Solleric (fotocappi)

Pintar entre les coses (Museu Es Baluard, Plaça de Porta Santa Catalina 10, fino al 9/11/2025; biglietto 6.00 €, al venerdì contributo volontario; chiusa il lunedì; orari da martedì a sabato 10.00-20.00, domenica 10.00-15.00).
Pittura, scultura e arte performativa di Joan Miró. Nello stesso museo è visitabile anche la collezione permanente di arte contemporanea.

El abanderado, 1977, a Es Baluard (fotocappi)