Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Nel 1997 Andrea G. Pinketts, nella sua prefazione al mio romanzo Ladykill, mi definì "inopportunista", per la mia capacità di notare incoerenze, sollevare dubbi e ipotizzare risposte scomode. In quel caso avevo trattato, sotto forma di thriller, la morte di Lady Diana. Da allora, tra i molti generi che frequento nella narrativa, mi sarei dedicato in particolare allo spionaggio, ispirandomi spesso a eventi reali. Non si tratta solo di scrivere un romanzo di intrattenimento con tutte le caratteristiche di una buona spy story, ma anche di andare alla ricerca di possibili retroscena.
Che a volte ciò sia "inopportuno" fu evidente fin dall'autunno del 1997: un invito a un importante programma tv annullato all'ultimo momento, articoli sul mio libro pronti per la pubblicazione ma poi cancellati... In quei mesi buona parte dei media non ammetteva spiegazioni della morte di Lady Diana diverse dalla versione ufficiale. Solo con il passare degli anni la mia "ipotesi di complotto" sarebbe diventata socialmente accettabile. Ma intanto avevo trovato la mia vocazione di inopportunista.
Giusto vent'anni fa il premier italiano affidò a un portavoce la rettifica di una propria dichiarazione del 2003 alla rivista Time. Dopo due anni nessuno ricordava più quella sua frase infelice sulle "armi di distruzione di massa" di Saddam Hussein, ma io l'avevo appena citata nel romanzo Babilonia Connection. Poiché la collana Segretissimo di Mondadori che lo aveva pubblicato godeva di tirature e distribuzione da bestseller nelle edicole, qualcuno doveva essersene accorto. Da qui la dichiarazione correttiva con la consueta formula "In realtà il presidente intendeva dire che..."
Ironia della sorte, a pubblicare la prima edizione dei miei romanzi di spionaggio, allora come oggi, è proprio la casa editrice gestita dalla famiglia del premier di cui sopra. Apprezzo il fatto di non avere subito censure o ritorsioni per questo. Oltretutto per un certo periodo - anche se non retribuito - fui un ospite ricorrente del programma Mattino 5, sul principale canale televisivo degli stessi proprietari, con il compito di commentare i delitti del momento. E anche qui riuscii a dimostrarmi inopportuno.
Se non ricordo male, una mattina in cui mi trovavo in studio, il fattaccio del giorno riguardava uno spacciatore italiano e la sua convivente latinoamericana, uccisi in un regolamento di conti a Milano. In collegamento da Roma una politicante invocava i carri armati nelle strade per difendere la popolazione da una criminalità crescente, che lei attribuiva agli immigrati. Riuscii a farla educatamente tacere facendole notare che in questo caso l'unica immigrata era tra le vittime e che i regolamenti di conti tra spacciatori (italiani) non erano certo una novità. Il mio intervento fu gradito agli autori del programma, presumo, perché continuai a essere invitato.
Da molto tempo non sono più ospite di programmi televisivi, anche se ogni tanto mi capita di partecipare a videoincontri online. A preoccuparmi però è un fenomeno che riguarda la mia tribuna principale: la narrativa di spionaggio. Storicamente Segretissimo - che dal 1960 affianca in edicola Il Giallo Mondadori e Urania - veniva seguito con attenzione da persone di cultura di ogni orientamento politico; da alcuni anni però c'è chi lo considera una collana di libracci di sesso e violenza per un pubblico maschile e maschilista. A questo si aggiungono la graduale estinzione delle edicole, una distribuzione non più capillare e il sempre maggiore disinteresse in Italia verso la lettura in generale.
Ciò comporta che il pubblico dei miei libri di spionaggio, anziché aumentare, diminuisca, anche per la difficoltà di trovarne fisicamente una copia. Questo avviene in un'epoca in cui, al contrario, c'è più bisogno che mai di scoprire cosa succede dietro le quinte. Al contrario, ho la sensazione che il pubblico italiano sia bersagliato più di altri da disinformazione, propaganda e falsità strombazzate in televisione, riportate da giornali tendenziosi e infine ricopiate in post sui social network da persone ormai convinte di sapere tutto.
Quattro anni fa aprii un blog dedicato alle basi di cronaca e storia nei miei libri, annunciando i vari post sul mio principale strumento di comunicazione, Facebook. Tuttavia qualcuno si accorse subito che le mie idee erano troppo democratiche e, con una falsa denuncia di spam (assolutamente immotivata, ma nonostante le mie richieste i gestori non hanno mai fatto verifiche), ha imposto la censura al blog per sempre su quel social network. Di tanto in tanto, del resto, subisco denunce false per presunte "violazioni della normativa": poco tempo fa le mie foto di amici, libri e panorami dei cinque mesi precedenti sono sparite per alcuni giorni. Insomma, devo stare attento ai miei post, perché basta che un qualsiasi cretino faccia click su "segnala" e rischio di essere cacciato per sempre da quello che è da anni il principale veicolo per informare il pubblico delle uscite dei miei libri.
Quindi sui social network si possono diffondere liberamente pericolose menzogne geopolitiche mentre io, che forse ne so un po' più della media, devo tacere, altrimenti rischio di scomparire. Il silenzio è duro, quando ci si è obbligati da una censura invisibile e strisciante. Per il momento posso ancora dire la mia nei romanzi di spionaggio, se riuscite a trovarli: visto che i media non ne parleranno, vi informo sin d'ora che il prossimo inedito sarà in edicola nel dicembre 2025 da Segretissimo Mondadori, come sempre firmato con lo pseudonimo François Torrent (il mio nome vero appare in copertina solo a distanza di anni, nelle riedizioni di Oakmond Publishing su Amazon), si intitola Agente Nightshade - Ultima frontiera e tratta argomenti molto scottanti. Potrebbe aprirvi gli occhi su quanto sta accadendo nel mondo, quindi interessa anche a voi.
Continua...
(Immagine: fotocappi)
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito su Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre settanta titoli tra romanzi, raccolte e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker, dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse serie tra spy story e noir: Medina, Nightshade, Sickrose, Black e Dark Duet. Come autore di narrativa tie-in ha lavorato su Martin Mystère (vincendo nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Ha dato vita inoltre alle serie Cacciatore di libri, Stanislawsky e Danse macabre. Membro di IAMTW, World SF Italia e Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui cura le antologie annuali; è membro delle giurie del Premio Di Marino-Segretissimo e del Premio Michele Serio; è direttore editoriale di M-Rivista del Mistero presenta (Ardita Edizioni) e della collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook (Delos Digital).
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