Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Sto per dire qualcosa di ovvio: le nuove tecnologie risolvono parecchi problemi, ma non tutti; anzi, talvolta ne creano di nuovi. Questa ambivalenza si riflette anche nel settore di cui mi occupo io: la narrativa di genere. A permettermi di diventare un esperto di buona parte di essa è stato un mondo traboccante di libri fisici e tangibili: potevo attingere alle biblioteche di famiglia; trovare od ordinare vecchi titoli in libreria (rigorosamente in edizione economica); perlustrare da cima a fondo le edicole (peccato che non avessi il budget per acquistare tutti i libri e i fumetti che ci si potevano trovare); frequentare rivendite di remainders e di libri usati.
Qual è il vantaggio per chi, di mestiere, scrive storie "di genere"? Sapere cos'è gà stato pubblicato permette di esplorare vecchi e nuovi territori narrativi con cognizione di causa. Come dicevamo spesso l'amico Stefano Di Marino e io, non si può lavorare su un genere o un sottogenere della "narrativa popolare" senza conoscerne le basi. Facciamo un esempio: non è possibile raccontare una crime story del filone "rapine" senza averne mai letto gli autori fondamentali; infatti, nel breve periodo in cui diressi una collana sull'argomento, io stesso ne ripubblicai alcuni. Certo, è ancora più difficile scrivere un romanzo del filone "rapine" se nemmeno si sa della sua esistenza, infatti non mi pare che ne escano molti.
Oggi molti volumi passati e presenti sono ancora reperibili, tra novità e riedizioni in luoghi fisici come le librerie e (finché ne esistono) le edicole, e in luoghi virtuali come le rivendite su Internet. Inoltre gli ebook allungano la vita dei libri oltre la loro esistenza "fisica" e permettono la pubblicazione di testi che, per una ragione o per l'altra, non potrebbero essere stampati. Eppure rimane un problema fondamentale: se non sai che un libro che potrebbe interessarti esiste, non ti verrà mai in mente di acquistarlo: devi sapere che c'è e andartelo a cercare con molta pazienza. Mentre, se non ti interessa la lettura, che i libri esistano non t'importa più che tanto, perché tanto tu per certe cose i tuoi soldi non li spendi.
Secondo una recente indagine OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il 35% della popolazione italiana ha difficoltà a comprendere un testo scritto, rientrando quindi nella definizione di "analfabeta funzionale": quante di queste persone possono sentire il bisogno di un libro? A quanto pare, la percentuale migliora se si considera la fascia di età tra i 16 e i 24 anni; ma, se non viene loro trasmesso un interesse per la lettura, molte di queste persone non apriranno mai un libro o un ebook; vale anche per i fumetti, un tempo considerati un prodotto giovanile. In sostanza, il mercato dei libri sembra destinato all'estinzione, come chi ci lavora. Trasferire i prodotti su un supporto elettronico non ha migliorato la situazione: la diffusione dell'ebook negli ultimi vent'anni non ha generato un aumento sensibile del pubblico, lo ha solo parzialmente spostato dalla carta al digitale. I lettori occasionali acquistano solo (in cartaceo) i libri di personaggi televisivi e celebrità del momento. In sostanza, esiste solo ciò che viene reso molto visibile.
Ma il problema non riguarda solo la lettura. Pensiamo al mercato discografico dal dopoguerra in avanti e alla diffusione dei 45 e 33 giri (e qui mi rendo conto che, per le nuove generazioni, queste lettere e cifre possono essere misteriose) affiancati poi dalle musicassette. Per un'artista le entrate principali derivavano dalla vendita di single e album. Negli anni '80 i cd sostituirono il vinile e sopraffecero le musicassette (supporto per altro fragile), ma le regole rimasero più o meno simili; il vinile sembrava destinato a scomparire, eppure sopravvisse, almeno su un mercato ristretto.
Ora però il consumo di musica si è spostato su app specializzate, con un calo delle vendite di dischi; di conseguenza album che un tempo sarebbero usciti in cd non vengono più nemmeno pubblicati, appaiono semmai in una tiratura limitata in vinile. In molti casi non è possibile acquistarli, nemmeno se lo desideri, perché non esistono. Il che spiega come mai, a fronte dei bassi guadagni dalle app, anche artisti veterani abbiano ripreso a tenere concerti, che diventano la principale fonte di entrate. L'estinzione dei supporti "fisici", tuttavia, sottintende una possibile, graduale cancellazione della memoria musicale del passato. Esisterà solo ciò che si potrà trovare sulle app.
Lo stesso discorso vale anche in campo audiovisivo. La mia generazione poteva andare al cinema con relativa facilità, grazie ai prezzi accessibili delle sale di "seconda visione" e "terza visione". I film avevano una lunga vita sul grande schermo e alcuni godevano di riedizioni estive o proiezioni in sale d'essai, ma si potevano vedere solo in quelle occasioni. La televisione non trasmetteva film recenti, nemmeno quando a fine anni '70 le nascenti reti private ampliarono l'offerta. In compenso la tv ne proponeva di vecchi, permettendoci di scoprire pellicole che risalivano a molto prima della nostra nascita e di farci una cultura cinematografica, se lo volevamo.
Quando negli anni '80 si diffusero le videocassette in VHS (anche quelle piuttosto fragili) diventò possibile registrare film, noleggiarli o, appena i prezzi divennero più accettabili, acquistarli. Si realizzava il possesso di film o serie tv, vecchi o nuovi che fossero, al pari di un libro o un disco; in seguito dvd e blu-ray fornirono un supporto più duraturo. Aumentava, per così dire, la "libertà di visione". Tutto ciò riportò alla luce filoni interessanti a cui, per esempio, ha attinto dichiaratamente Quentin Tarantino. Anche in questo caso, conoscere il passato permette di rielaborarlo per creare qualcosa di nuovo.
Ma oggi di molti film o serie tv non viene nemmeno messa in commercio un'edizione in dvd, perché si ritiene che tutti consumino (e debbano consumare) solo quanto si trova sulle piattaforme cui sono abbonati: anche in questo caso il "mercato" può condannare all'oblio ciò che qualcuno ritiene poco interessante per il grande pubblico. In molti casi, non puoi acquistare un prodotto audiovisivo neanche volendo. E chi è più stimolato a farsi una cultura cinematografica, se un film girato solo pochi anni fa è già considerato vecchio e dimenticabile? Significa tornare a vedere solo ciò che "viene dato in televisione", un po' come quando c'erano pochi canali, ma solo in base a decisioni prese da uffici marketing che scelgono per noi. L'evanescenza della memoria, anche nel momento stesso in cui viene creato qualcosa, non sarà priva di conseguenze sul piano della creatività. Ora sono di moda le serie tv, ma chi potrà realizzarle quando non saranno più attivi coloro che, avendo letto libri e visto film, hanno imparato a scriverle e a dirigerle?
Senonché la questione, sulla lunga distanza, è molto più grave. La tendenza all'oblio che colpisce ogni cosa porta sempre di più a una riduzione della libertà personale, con la falsa promessa di renderci più liberi. Si controlla il passato, si manipola l'apparenza della realtà, si negano la Scienza, la Storia e la Logica, e alla fine si manovrano le masse. Ma in fondo è questo che vuole la gente: che qualcuno dall'alto gli dica cosa deve fare e pensare, risparmiandole lo sforzo di decidere. Ignorance is strength, come millantava il Ministero della Verità raccontato da George Orwell.
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(Immagine realizzata mediante AI)
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.