viernes, 21 de diciembre de 2018

Andrea G. Pinketts è morto, evviva Andrea G. Pinketts


Ricordo di Fabio Viganò

La feroce notizia mi è giunta ieri. Il latore della morte di Andrea è stato, credo, uno tra i suoi migliori amici: Andrea Carlo Cappi. Sono triste, inutile dirlo, come tutti coloro che potevano dirsi amici di Pinketts. Sono triste come uomo, perché un altro uomo è morto. Non mi vergogno a confessare pubblicamente d’aver pianto! Sono un uomo.
Andrea mi era caro. Non mi vergogno nemmeno ad affermare che il mondo senza di lui sarà tetro. Andrea, almeno con i suoi scritti, riusciva a lenire le tristezze che certe cupe persone ci costringono a vivere giorno dopo giorno.
Non vi parlerò dello scrittore Andrea G. Pinketts…Persone ben più colte e meritevoli di me ne hanno giustamente tessuto le lodi. Vi racconterò di quanto potesse essere galantuomo, di quanto l’uomo Pinketts, tra il lusco e il brusco, tra gioie e dolori che la vita ci riserva, fosse veramente un gran signore. Un signore che nulla ti faceva pesare, nemmeno il fatto di essere estremamente colto.
Non diceva mai di essere scrittore… era cosa nota! La prima volta che lo vidi, ricordo, fu ne “La Barricata 1898” di Pietro Valpreda. Era entrato, come suo solito, con quella gioia tipica del bambino, sincera, schietta. Aveva da poco pubblicato per Feltrinelli Il vizio dell’agnello. Assistetti allo spettacolo sorridendo, ignaro del fatto che proprio Pinketts avrebbe poi presentato il mio primo libro di poesie. Erano gli anni Novanta.
Col passare del tempo giunse persino a definirmi “poeta maledetto” .Il motivo non stava nell’assenzio. Casomai, come avrebbe detto lui, nell’assenza dell’assenzio. Tu sei un poeta maledetto, ma solo per le maledizioni che ti mandano”. Seguiva poi la sua ineguagliabile e impagabile risata. Non ero nessuno e nessuno sono restato, col solo vanto di essere stato amico di Andrea G. Pinketts.
Durante la notte, Pia Valpreda mi ha scritto: “È morto Andrea… L’ho appreso adesso leggendo le notizie. Non ci posso credere.”
Nessuno di noi ci può credere, Pia. A me piace saperlo vivo, nei suoi libri, nelle interviste rilasciate, nei ricordi che immancabili tornano alla mente, nelle presentazioni dei libri fatte all’Estremadura Cafè di Verbania, nel senso della frase che ci ha lasciato e nei valori in cui ha sempre creduto: onestà, lealtà, amicizia e libertà.
Non piangete Andrea. Non credo lo vorrebbe. Rispettando il dolore, salutatelo per l’ultima volta con una rosa rossa, simbolo di passione.
Ciao Andrea. Ci si vede,
Fabio

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