miércoles, 16 de marzo de 2016

Sfidando gli dèi dell'Olimpo

Testi e fotografie di Fabio Viganò “Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso.”
Walter Bonatti



Cosa sarà mai a spingere l’uomo, il piccolo uomo, a compiere imprese titaniche, giudicate persino impossibili sino a quando non si son compiute? E talvolta la ricompensa è pena, segregazione, allontanamento… È sofferenza. Chiedetelo a Prometeo!
Prometeo, incatenato a una roccia… per aver rubato il fuoco agli dèi. Un’aquila, ogni notte, pasteggia dilaniandogli il fegato. Un tormento. Il supplizio ricevuto per aver donato agli uomini il fuoco!


Ma chi sfida le rocce, passo dopo passo, marciando a testa bassa e china - nella bufera, se necessario - con il peso di uno zaino che ormai non  sente nemmeno più, tanta è la fatica… e tanta è la concentrazione? Un errore equivarrebbe a morire. A certe temperature. poi... anche fermarsi per poco, quando il freddo taglia impietoso il viso, sferzando sibilante sin dentro le membra, significa rischiare la vita.
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Non necessariamente dobbiamo scalare il K2 per essere umiliati e, chissà, persino derisi. Ogni essere umano ha diritto a essere riconosciuto come tale. Ognuno di noi ha la propria montagna da scalare, o gli abissi da affrontare. La vetta di una montagna, alta o bassa che sia, quando viene raggiunta, tempra il carattere, forgia il futuro uomo. Ci si sente felici, come bambini. E come tali… puri nell’animo.

Il Monte delle Forbici, posto proprio sopra il Rifugio Carate Brianza, sarà il nostro monte.
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In montagna, come nelle profondità marine, si divide la Vita come la Morte. Il monte sembra essere di facile ascesa…sembra. Il cammino diviene subito ripido e la montagna pare torcersi su sé stessa. Si continua a salire e poi diventa lievemente pianeggiante. È uno di quei percorsi fatti per tagliar le gambe. È mattina presto e dobbiamo stare attenti alle zone in ombra: i sassi sono imperlati di brina gelata. Usiamo braccia e gambe in alcuni tratti.
Si sale ancora… e ancora! Ma sembra essere l’ultimo strappo. “Attento alla tua sinistra. C’è uno strapiombo e i sassi per terra son gelati”, dico al mio compagno di arrampicata. Mi risponde di aver capito. Il Carate è scomparso da tempo. S’intravede la vetta. Un senso di pace e stupore ci pervade. Avevano ragione al Rifugio: panorama a trecentosessanta gradi. Dietro di me il Pizzo Scalino… ed ecco il Roseg, lo Scerscen, il Bernina… e là deve esserci il Marinelli.
”Fantastico!” esclama estasiato il mio amico, una volta raggiunta quota 2910 metri. Avevano ragione. Dalla vetta del Monte delle Forbici il panorama non ha eguali. E il resto non esiste, almeno per ora. Prometeo, ti ringrazio.



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