Testi e fotografie di Fabio Viganò
Ascendere una montagna, anche se la si conosce,non è mai un fatto scontato. È immergersi nella Natura ritrovando la dimensione umana, passo dopo passo, sacramentando a volte per la fatica. Fatica… Silenzio e fatica, nella Via Alta della Valmalenco. Dalla diga di Campo Moro si cominciano a scalare i “sette sospiri”, sette gradoni praticamente verticali che impongono una certa preparazione e buon fiato. Il peso dello zaino lo si sente soprattutto durante le brevi soste, quando lo si toglie.
In due ore, passiamo dai 1990 metri della diga di Campo Moro ai 2636 metri del Rifugio Carate Brianza. L’accoglienza è calorosa e,quel che più conta, genuina. Lasciati gli zaini, saliti di poco, incontrerete la Bocchetta delle Forbici. Solo allora comincerete a capire perché sia valsa la pena di sudare, scarpinando lungo il sentiero e sui detriti che portano al Rifugio Carate.
Incamminatevi quindi lungo il percorso che vi condurrà al Rifugio Marinelli. Attraverserete una conca, un'ampia vallata, avventurandovi tra corsi d’acqua e laghi di alta montagna, camminando tra rocce e pietrisco, ma sempre al sicuro.
Alla fine, anche se apparentemente distante, vi apparirà , posto sopra il cucuzzolo ,ancora, di un’altra montagna. Eccolo, il Rifugio Marinelli-Bombardieri! Da qui si può proseguire per il Rifugio Marco-Rosa; e da lì alla vetta del Pizzo Bernina oppure, in alternativa, la Punta Marinelli, affrontando un breve ghiacciaio per chiudere quindi con l’arrivo al Rifugio Bignami.
“Cavolo. Sembra distante!” esclama il mio compagno d’arrampicata.
“Il bello deve ancora venire. L’ultimo tratto, la salita, è caina… come direbbero al Carate”, gli rispondo.
Oggi a fondovalle tira un’arietta gelida da non prendere alla leggera. Si continua a camminare e alla fine veniamo ripagati dal panorama apprezzabile dal Marinelli-Bombardieri.
Tutto qui è silenzio. Siamo a quota 2813 metri. In lontananza si sente il rumore di un passo; parrebbe stanco, ma cadenzato. Calpesta il suolo quasi ritmicamente… Poi si ferma. Attende la propria compagna di scalata. Passeranno la notte al rifugio invernale e quindi, tempo permettendo, saliranno al Marco-Rosa.
Quando sarete qui, capirete il significato di “sentirsi immersi nella Natura”. Anche voi probabilmente ne sarete estasiati. Di fronte vedrete il Bernina, lo Scerscen, il Roseg. Non avrete parole. Udrete soltanto il vostro respiro.
Il cielo oggi è terso. Soltanto alcune nubi che paiono disegnate proprio per far da cornice a questo spettacolo. Il silenzio ora regna indisturbato. Persino il vento pare essere calato…
Rispetto. Andare in montagna impone rispetto.
Il prezzo del sacrificio, la natura.
Il prezzo del dovere… il sangue!
Il sangue versato dagli alpini, ricordati da un monumento poco distante da qui. Bombardieri, il relitto dell’elicottero… lo si intravede nella vallata.
Al ritorno…una sorpresa! In prossimità della Bocchetta delle Forbici incontriamo gli stambecchi.
Tra noi e loro non si riesce a capire chi sia maggiormente incuriosito. Ma la Bocchetta delle Forbici ci attende. Eccola, in lontananza! Poco sotto saremo al Rifugio Carate Brianza, dove l’accoglienza è di casa. Lì studieremo la cartina. Poi, parafrasando una nota canzone, “Domani si vedrà…”
A dire il vero, il cielo non promette bene. Ma a cena la compagnia è ottima. Anzi, di più!
Domani si vedrà…
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