lunes, 20 de junio de 2022

Vita da pulp - Non c'è più il passato di una volta


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Questo articolo è un appello accorato riguardante un tempo verbale pericolosamente in via di estinzione, senza il quale andrà irrimediabilmente perduta la consecutio temporum, vale a dire l'esatta collocazione cronologica degli eventi che state raccontando.
Prima di arrivare al punto, faccio una breve premessa per ricordarvi il Premio Torre Crawford, concorso annuale per racconti inediti, di cui presiedo la giuria: trovate come ogni anno il bando sul sito ufficiale. C'è un aspetto da tenere presente per i concorsi di questo tipo e in generale per la scrittura: qualcuno - beninteso solo qualcuno - dovrebbe leggere il mio post dello scorso anno, intitolato "La lingua batte dove il Dante duole". Tutte le volte che leggo racconti di esordienti mi imbatto in uno o due che soffrono dello stesso problema.
Ma, una volta di più, noto la graduale e generalizzata sparizione del trapassato prossimo, cui pure è affidato un compito fondamentale: quello di evidenziare un evento precedente in una narrazione al passato, ovvero raccontare il passato nel passato.

Quando scrivete una storia al passato remoto, potete trovarvi a menzionare anche qualche episodio antecedente al momento di cui state raccontando. Se usate il passato remoto anche per ciò che è avvenuto prima, come fa chi vi legge a distinguere ciò che sta avvenendo nella storia e ciò che invece è un antefatto? Dovete fare ricorso al trapassato prossimo. 
Ebbene, non c'è più il passato di una volta. Il trapassato sta trapassando. La sua tragica e prematura scomparsa non si nota solo nei racconti di esordienti, ma in opere di professionisti, come se d'un tratto fosse diventato superfluo. E non lo vedo solo in italiano, ma anche talvolta in libri che traduco dallo spagnolo, lingua le cui regole sono molto simili. Peccato che il trapassato prossimo sia importante, quando si legge, per sapere quale sia l'esatta sequenza dei fatti.
Quando scrivete al passato, voi sapete già se un evento che menzionate precede quello principale che state raccontando. Ma, senza il trapassato prossimo, chi vi legge non lo sa e non può saperlo.

Vi faccio un esempio di frase sbagliata. "JFK era in visita a Dallas quando fu ucciso, il 22 novembre 1963. Vinse le ultime elezioni e occupò la Casa Bianca per tre anni." Ovvero, se il punto in cui si trova la vostra narrazione al passato è il 22 novembre 1963, non potete usare di seguito lo stesso tempo verbale per eventi che sono accaduti prima di quella data. In questo caso JFK sembrerebbe aver vinto le elezioni ed essere giunto alla Casa Bianca dopo essere morto. Se il vostro non è un romanzo ucronico su un'apocalisse zombie nel 1963, allora non state scrivendo in modo comprensibile a chi vi legge.
Una versione più corretta è "JFK era in visita a Dallas quando fu ucciso. il 22 novembre 1963. Aveva vinto le ultime elezioni, occupando la Casa Bianca per tre anni." (Così, ritoccando la frase, si evita anche la ripetizione dell'ausiliare "aveva", in cui si sarebbe incorsi scrivendo "aveva occupato la Casa Bianca".)
Intendiamoci: proprio per il rischio di ripetizione degli ausiliari "era" e "aveva" il trapassato prossimo è ingombrante, dato che nella lingua italiana le ripetizioni non sono gradite. Se dovete inserire un lungo flashback, vi conviene fare uno stacco di una riga, esporlo in modo tale che chi legge capisca che siete tornati indietro nel tempo e infine, dopo un altra riga bianca, tornare al tempo della narrazione principale. Ma se l'inserto è breve, dovete evidenziare l'antecedenza. A questo punto, grazie all'uso del trapassato prossimo, chi vi legge capisce anche la corretta sequenza degli eventi! Ama il trapassato prossimo tuo...

Continua...

(immagine: A. C. Cappi in una foto di Cristiana Astori)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Su Radio Number One tiene la rubrica "La Boutique del Mistero" la domenica pomeriggio alle 16.20.

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