Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Come dicevo la volta precedente, dalla "serie", in cui le storie sono autoconclusive e possono essere lette singolarmente, si passa a un "serial" quando i singoli episodi sono collegati da una trama orizzontale sviluppata su un arco più esteso. Ne abbiamo parlato a proposito di cinema e televisione, ora torniamo alla narrativa "scritta", dove talvolta siamo al confine con il classico "romanzo a puntate", modalità con cui sono stati pubblicati grandi capolavori come Madame Bovary e Delitto e castigo. Beninteso, qui non mi sto occupando di alta letteratura, ma di narrativa di intrattenimento. E, visto che lavoro spesso così in tale campo, posso parlare anche sulla base della mia esperienza diretta.
Per poter realizzare un serial occorre innanzitutto avere un contenitore fisso in cui pubblicare tutte le storie con una certa regolarità... e reperibilità. Oggi, con le uscite in digitale, online o in ebook, di nirma non si pongono nemmeno severi vincoli di lunghezza, come potrebbe capitare, per esempio, nell'ambito di una rivista cartacea in cui non si possa superare un certo numero di pagine.
Ne trassi vantaggio per "Black", serial apparso nel 2016 online per varie settimane su "Fronte del Blog" (poi incluso con storie inedite nella raccolta "Black Zero"): gli episodi erano di lunghezza più o meno simile, ma senza restrizioni rigorose; alcuni erano autoconclusivi, altri erano capitoli di storie che si chiudevano nell'arco di due o tre puntate (per chi leggeva, dunque, il tempo di attesa per la soluzione era di poche settimane); tutte insieme però raccontavano una storia che andava oltre quella dei singoli episodi.
Dal 2019 lavoro a un serial con varie sottotrame che si sviluppano in parallelo, costituito da racconti nettamente più lunghi, ciascuno dei quali potrebbe essere quasi un romanzo breve: "Dark Duet", nella collana di autori vari Spy Game creata da Stefano Di Marino e pubblicata in ebook da Delos Digital. Mentre altri autori della collana scrivono storie "stand-alone", io sono tra quelli che scrivono un vero e proprio serial: ogni volta arrivo più o meno a un punto fermo, ma posso concludere con le premesse del capitolo seguente o addirittura con il classico cliffhanger.
Scrivere in questo modo è molto interessante, a patto di avere spazio per un congruo numero di puntate: mentre si lavora, non è detto che si sappia per quanti altri episodi si possa continuare, se si debba arrivare in fretta al finale o si possa prendere una strada più lunga e appassionante. In questo caso si è presentato un fattore tragico e imprevisto: la morte dell'ideatore e curatore della collana che, oltre al dolore per la scomparsa di un amico e maestro, ha imposto anche una lunga interruzione nei lavori, ripresi nel 2022. Inoltre, come capita quando si lavora simultaneamente a parecchi progetti seriali che durano anni o decenni, una delle difficoltà è ricordarsi con precisione la continuity ogni volta che si riprendono in mano le storie dopo qualche tempo. Prima o poi ne parleremo.
Un altro dei fattori di maggiore rischio per i "prodotti a puntate" (per semplicità chiamiamoli così) è che il pubblico attenda l'esistenza di una serie completa prima di cominciare ad acquistarli. Non è un problema per le grosse produzioni tv internazionali che possono contare già in partenza su grandi numeri di vendita; ma può esserlo nell'editoria, soprattutto italiana, dove le cifre sono moto più basse. Anni fa dovetti spiegarlo a un paio di sedicenti esperti di marketing: quando deve uscire una storia che si svolge in due volumi se l'editore pensa di essere furbo e aspetta l'esito del primo per decidere se pubblicare il secondo, il pubblico sospetta, diffida e attende che esista anche il secondo volume prima di acquistare il primo, per evitare di trovarsi a leggere solo la metà pubblicata della storia. Così il secondo volume non viene pubblicato e, proprio per questo, il primo rimane invenduto. Bisognerebbe sapere qualcosa di editoria prima di occuparsi di marketing nell'editoria. Ma al tempo stesso il pubblico tenga presente che, se non "consuma" le prime puntate di un serial, rischia di affossare il progetto e non avere mai quelle successive e, in sostanza, la serie.
Ci sono casi in cui - non diversamente dal minutaggio prestabilito di un episodio di una serie tv - ogni capitolo deve rientrare in limiti rigorosi. Ritmi e lunghezza della storia sono dettati dal numero di pagine per ogni episodio e dal numero totale di puntate. Anni fa lavorai ai fascicoli in edicola dalla DeAgostini legati alle uscite video di "X-Files": in appendice ai miei articoli, scrivevo un serial originale di fantascienza (con personaggi miei) da due pagine per ogni puntata... ma quando stavo per arrivare alla fine fui informato che la pubblicazione era prolungata per almeno altre sedici uscite. Nessun problema: avevo già in mente il seguito (è così che lavorano gli autori di vero pulp) e sono andato avanti... e sarei stato pronto a continuare anche se l'editore avesse pubblicato l'intera serie tv, cosa che purtroppo non fece.
Mi capita di lavorare a serial di narrativa (oltre che a romanzi completi) con Martin Mystère, il personaggio di Alfredo Castelli. Nel 2000 scrissi "Il Codice dell'Apocalisse", di cui uscivano cinque brevi puntate alla settimana in appendice al primo quotidiano online italiano. Dal 2021 invece ho cominciato a scrivere serial in appendice agli albi mensili di "Martin Mystère". Ogni episodio occupa una decina di pagine. C'è chi preferisce leggere tutto quando viene pubblicata la conclusione (per il primo serial al dodicesimo episodio, per il secondo al quattordicesimo). Ma io lavoro innanzitutto per chi legge gli episodi di mese in mese. Ecco perché, anche se la pubblicazione dell'intera storia si prolunga per un anno o più, ogni singola sottotrama si chiude nell'arco di uno o al massimo due episodi, pur lasciando ogni volta un breve cliffhanger che rinvia al mese successivo.
S'intende che non è facile inserire una narrazione al tempo stesso seriale e compiuta in spazi così ristretti. In una raccolta di racconti, ogni storia può essere più o meno breve. In un romanzo, anche con un numero totale di pagine prefissato, la lunghezza di ogni capitolo viene decisa da chi scrive in base alle sue necessità narrative. Ma un serial non è né un "raccontino" buttato lì per riempire un buco, né un "romanzo spezzettato" in cui la storia si tronca bruscamente e casualmente quando si esauriscono le pagine di quel mese. Il serial è una vicenda costruita su misura. Occorrono inventiva, passione, mestiere, pianificazione (ma non troppa), pazienza e autoediting, perché ogni episodio deve cominciare, svilupparsi e finire nello spazio disponibile, in un limitato numero di battute, salvaguardando però i tempi giusti della narrazione complessiva. Insomma, bisogna lavorarci serialmente e seriamente, conciliando tutto quanto si è imparato scrivendo sia racconti, sia romanzi.
Continua...
(immagine: A. C. Cappi)
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford.