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viernes, 21 de junio de 2019

Un'estate tra i libri

Foto di A. C. Cappi

Agenda di Andrea Carlo Cappi

Nel primo mese dell'estate 2019 i "Peccatori" di questo blog saranno coinvolti in eventi e presentazioni di libri: i nostri e alcuni di quelli di cui abbiamo parlato su queste pagine. Motivo per cui condivido con voi la nostra agenda estiva, con i relativi consigli di lettura "sotto l'ombrellone". Ovviamente i nostri sono consigli di parte.


A Marina di Andora (Savona), domenica 23 luglio, ore 21.00, il ciclo Monsieur Le Pop dedica una serata al libro postumo del suo co-ideatore Andrea G. Pinketts, "E dopo tanta notte strizzami le occhiaie": a poco più di sette mesi dalla prematura scomparsa dello scrittore e a quasi un anno dal giorno in cui concepimmo la rassegna culturale dedicata alla cultura popolare, parlerò con vari ospiti del suo ultimo gioiello letterario, nato in simbiosi con i dipinti di Alexia Solazzo che lo illustrano. Saremo accompagnati dal "musico" di fiducia di Pinketts, il Maestro Zac, co-autore insieme a lui di varie canzoni che punteggeranno l'incontro. Questa volta la sede sarà il Delos, in fondo alla Passeggiata di Ponente.


Il discorso riprende alle 21.00 di martedì 25 giugno al Blue Bar sulla Spiaggia Grande di Positano (Salerno), dove si parlerà di orizzonti del racconto nell'ambito di "Mare, sole e cultura - Positano 2019". Un altro appuntamento a cui Andrea G. Pinketts, ospite delle edizioni precedenti, non potrà partecipare di persona, ma presenteremo ugualmente il suo "E dopo tanta notte strizzami le occhiaie" insieme a "Vita di C." di Caterina Zaccaroni e a "Nel territorio del diavolo" di Antonio Monda (tutti e tre editi da Mondadori).


Da mercoledì 26 a domenica 30 giugno si celebrerà il Mystfest 2019, ovvero la nuova edizione del Gran Giallo Città di Cattolica, ricchissima di appuntamenti. Vi rinvio per i dettagli al programma sul sito.


Ma comincio a segnalarvi la serata di giovedì 27 giugno in piazza Primo Maggio, cui parteciperò anch'io, insieme alla sceneggiatrice Patricia Martinelli e all'amico e collega Carlo Lucarelli: riguarderà il più celebre fumetto criminale italiano, con la proiezione del docu-film di Giancarlo Soldi "Diabolik sono io" e della pellicola di culto "Diabolik" di Mario Bava (regista cui è dedicata una retrospettiva nel corso di tutto il festival), oltre alla presentazione della nuova edizione de "Le regine del terrore" (Editoriale Cosmo), il libro di Davide Barzi che racconta la storia delle sorelle Giussani. Tanto il libro quanto il dvd del film di Soldi sono in uscita proprio in questa data.


A proposito di uscite: da venerdì 28 giugno è in vendita l'antologia "24 a mezzanotte" (Officina Milena), raccolta di storie italiane del terrore a cura di Lastrucci & Raimondi, che include un ampio assortimento di autori tra cui il più importante è di certo il grande Biagio Proietti, di cui si è parlato spesso in questa pagine; ma nel volume ci sono anche io, con il racconto "Offryo".



Tornando invece al Mystfest 2019, come si intuisce dal manifesto, lo "sceriffo di Cattolica" sarà presente in spirito oltre che in immagine. Sabato 29 alle 18.30 presso l'Hotel Kursaal si inaugura la mostra "Enjoy Your Monsters" con i dipinti di Alexia Solazzo che fanno parte del libro. Domenica 30 giugno si aprirà alle 18.30 in viale Bovio la mostra fotografica dedicata allo scrittore, cui seguiranno dalle 21.00 in piazza Primo Maggio la cerimonia di consegna del primo Premio Andrea G. Pinketts, assegnato allo straordinario scrittore texano Joe R. Lansdale; la presentazione di "E dopo tanta notte strizzami le occhiaie", con il filosofo Giulio Giorello e me, infine i ricordi degli amici di Pinketts con la partecipazione musicale del Maestro Zac.


Se pensate che il mio socio del Rifugio dei Peccatori se ne stia con le mani in mano... vi sbagliate: martedì 2 luglio alle 21.00, presso l'ARCI Casa del Popolo di Trobaso (via Renco 91, Verbania) il PCI di Verbania organizza la presentazione di due nostri libri di spionaggio.
Uno è la novità di Fabio Viganò "Nome in codice: Fritz", edita da Otma2, vicenda di intrighi ispirata a fatti realmente accaduti durante la Seconda guerra mondiale, protagonisti un ex-criminale inglese costretto a lavorare per l'Abwehr tedesco ma subito pronto al doppio gioco in favore dei servizi segreti britannici, e un partigiano che si finge funzionario fascista nella Parigi occupata dai nazisti.


L'altro - in anteprima assoluta - è il mio romanzo "Nightshade - Missione Cuba" (Oakmond Publishing), in uscita il 4 luglio 2019 ma già prenotabile in tutto il mondo su Amazon, in volume e in ebook. Si tratta della riedizione del primo libro del ciclo con protagonista Mercy Contreras alias "Nightshade", serie che prosegue tuttora con le nuove avventure su "Segretissimo" Mondadori (qualcuno avrà notato l'ultima uscita in edicola, "Agente Nightshade-Effetto Brexit").


Oakmond ripubblicherà quella che i lettori più affezionati considerano la "prima stagione" delle avventure di Mercy, spia ribelle destinata a combattere una propria battaglia contro un'organizzazione che mira a destabilizzare Europa e America Latina. In questo romanzo, ambientato e pubblicato in origine nel 2002, il bersaglio degli avversari è L'Avana e l'obiettivo è riportare Cuba a prima della Rivoluzione, rischiando di scatenare una guerra nei Caraibi.

Giovedì 4 luglio è una giornata particolarmente intensa. Alle 16.00 doppia presentazione nella sala incontri dell'Istituto Redaelli in via Bartolomeo D'Alviano 78 a Milano. Parliamo di "Delitti alla milanese" (Excalibur-RaccontaMi), l'antologia giallo-gastronomica a cura di Gian Luca Margheriti che riunisce racconti gialli a sfondo culinario e ricette ambrosiane tradizionali legate alle diverse storie, i cui proventi vanno in beneficenza.
E, poiché uno degli autori dell'antologia è Marco Donna, grande esperto di James Bond e di viaggi, riprendiamo in mano il suo "Dall'Italia con amore" (Edizioni del Faro), una guida turistica sulle tracce delle avventure italiane dell'agente 007. Tanto più che da metà giugno fino a settembre l'Istituto Redaelli ospita due mostre: una dedicata al cinema di James Bond e una dedicata a un altro mito degli anni Sessanta, cioè il già nominato Diabolik. della quali alle 14.00 di giovedì 4 conduco una visita guidata.


Sempre giovedì 4 luglio alle 21.15 l'accoppiata Cappi & Viganò replica la presentazione di "Nightshade - Missione Cuba" e "Nome in codice: Fritz" con un incontro spionistico presso il Cafè Clubino, già sede di molti appuntamenti letterari a Milano: in via Cosseria 1 (angolo via Gian Galeazzo).



Mentre il pomeriggio successivo, venerdì 5 luglio alle 18.30 siamo di nuovo in scena, stavolta oltre il confine elvetico: ad Airolo, in via Fontana 3, presso il Ristorante Caseificio del Gottardo, dove Fabio Viganò presenta nuovamente "Nome in codice: Fritz" mentre stavolta io parlo del mio ciclo di romanzi dedicato a Diabolik & Eva Kant editi da Excalibur-Il Cerchio Giallo.


Per restare nel tema degli eroi dei fumetti trasformati in personaggi della narrativa, vi ricordo che mercoledì 17 luglio nelle edicole italiane esce il mio nuovo romanzo "Martin Mystère - Il mestiere del diavolo", un'avventura inedita del detective dell'impossibile creato da Alfredo Castelli nel 1982: è il terzo libro di narrativa pubblicato in edicola da Sergio Bonelli Editore, dopo i due precedenti con lo stesso protagonista: "La Donna Leopardo", con cui ho vinto il Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy italiano del 2019) e "Le guerre nel buio", grazie al quale ho portato a casa il Premio Atlantide 2019 (miglior storia di Martin Mystère del 2018). Avremo modo di parlare del nuovo romanzo in prossimità della pubblicazione.


Nel weekend da venerdì 19 a domenica 21 luglio ci vediamo al Fillmore Summer Festival di Cortemaggiore (Piacenza), in via Matteotti 2/A, per una nuova presentazione di "E dopo tanta notte strizzami le occhiaie" di Andrea G. Pinketts e la mostra di Alexia Solazzo. In queste settimane c'è parecchia carne al fuoco. Spero che abbiate preso appunti per le vostre letture estive, con o senza ombrellone.



lunes, 15 de junio de 2015

Buonanotte... Europa!

Europa, luna glaciale di Giove (foto NASA/JPL-Caltech)


Riflessioni di Fabio Viganò

Siamo alle solite riguardo la "faccenda" dei migranti!
A parte il fatto che migrante non mi risulta essere un gerundio bensì un participio presente, personalmente mi sarei aspettato una maggior saggezza dai "cugini d’oltralpe". Hanno detto che, in parole povere, l’Italia deve arrangiarsi da sola. Tanto per cambiare…
Non voglio insegnare niente a nessuno, tantomeno a politici professionisti, e neppure consigliare. I consigli, si sa, sono cose onerose. Però un suggerimento di rivedersi la Carta dei Diritti Umani… si impone!
Il fatto è che, giorno dopo giorno, migrante dopo migrante, morto dopo morto, c’è sempre qualcuno che salta sul carro dell’indecenza, dimenticando di essere uomo nel senso stretto del termine, ovvero: un essere umano.
In seconda battuta si sarebbe tutti europei… Buonanotte.
Si sarebbe. Ma forse, prima di fare l’Europa, si dovevano fare gli europei. Basta guardare tra le pubblicità: l’auto è tedesca e via di seguito,  con settoriali nazionalismi beceri che altro non fanno che creare divisioni.
Che dire poi della Padania? Cosa sarebbe? Un nuovo stato? Riconosciuto da chi? Fantasilandia al confronto è cosa seria, almeno ha il merito di farci sognare. Sin da bambino ho studiato che la Lombardia era posta nella pianura padana, detta anche padania. La padania non è uno stato - come invece lo è l’Italia - e non si può definire tale. A riguardo ora, con spirito fanciullesco, sorrido, giusto per non piangere.
Ma ci si rende conto che il problema è più vasto?
Vi rendete conto che popolazioni intere stanno riversandosi in Europa dalla disperazione? Sicuramente qualcuno adesso mi apostroferà come buonista. Frottole! Detesto chi va in chiesa e poi gioca con la pelle degli altri; oppure, peggio, se ne frega.
A proposito il gerundio di migrare, svelo un arcano mistero, è ancora, almeno in Italia, migrando.
Voilà!

martes, 26 de mayo de 2015

Invito alla ribellione



Riflessioni di Fabio Viganò

Si legge sempre con immenso interesse e rinnovato piacere quel libro, il più bello mai scritto, dal titolo: Costituzione della Repubblica Italiana.
Chissà perché ma, pur passando gli anni, più rimane attuale. Parla di come lo Stato dovrebbe essere. Il condizionale s’impone!
Vi chiederete il perché. Giusto. Troppe volte lo si ignora. Invece ci racconta, passo dopo passo - a caro prezzo - di come in uno Stato Sovrano sia garantito il vivere comune.
Vi sembrerà strano che ne parli ma, vi assicuro, non lo è!
Bisognerebbe però leggerla per poterlo capire. Meglio sarebbe meditarla. È di ampio respiro intellettuale. Ogni sua parola è inno alla Libertà. Un vero inno alla Vita, scomodo e alquanto indigesto per persone che vivono sulle spalle degli altri, grazie a interessi malavitosi e al terrore.
Questo libro non è stato scritto per sfruttatori, ma per persone d’animo onesto e libero che anelino solo a esaltare i sentimenti più veri e più puri non solo dell’ Italia ma dell’umanità intera.

I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Tra le righe parla chiaramente di ribellione sociale. È un libro “rivoluzionario”, persino sovversivo per gli ambienti criminali. È un libro sicuramente scomodo.
Parlare di rivoluzione sociale non significa necessariamente essere eversivi. Vuol dire essere liberi. La Costituzione detta le regole del vivere comune, sancendo diritti che tuttora sono negati. Questa schiavitù intellettiva è data dall’ignoranza e dalla paura.
Già, la paura.
Serve, la paura.
Serve alla persona coraggiosa che scelga di ribellarsi socialmente alla schiavitù. Conoscere il proprio limite è importante. La paura, se ben sfruttata, ci evita di commettere errori.
La ribellione sociale suggerita dalla Costituzione è manifestazione di un credo dall’ampio intento repubblicano. Un credo che talvolta impone il sacrificio. Ma ovunque vi sia la repressione, vi sarà sempre la ribellione del pensiero. Il sapere si opporrà sempre all’arroganza della violenza. Il canto della Libertà sarà sempre fischiettato per le vie da frotte di ragazzini che non si arrenderanno mai, nel ricordo degli uomini che li hanno resi liberi!

La strada per Capaci, 23 maggio 1992

Un solo modo per ribellarsi contro il terrorismo mafioso: la denuncia! I ragazzi vi aspettano. Aiutateli a lavorare. Loro, come voi,  sono al servizio dello Stato e della  vostra Costituzione.
Scrivete la Storia!
Ribellatevi alla mafia.

Via D'Amelio, Palermo, 19 luglio 1992


viernes, 15 de mayo de 2015

Santi e trafficanti


Riflessioni di Fabio Viganò


I Santi son Santi.
Non si dovrebbe scherzare coi Santi. “Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi”, recita un antico adagio della lingua di Dante.

Loro si sono da sempre dichiarati tali, appunto: santi.
Santi come dovrebbe essere la loro guerra, in nome di un idolo che è tutto tranne che il Profeta.
Tutto iniziò ancor prima dell’attacco alle Torri Gemelle. In realtà sembra essere la solita storia: i santi non sono santi, bensì loschi trafficanti che utilizzano come manovalanza persone disagiate,  facilmente ideologizzabili. Il loro non è un credo vitale. Sono soltanto poveracci che copiano una triste storia che a noi è da tempo nota.
Usano il passato per cercare di mascherare oscenità e barbarie che nulla hanno a che fare nemmeno con la guerra. Nessun soldato degno di tale nome uccide per il gusto di uccidere. Ma questi tetri e lugubri signori che girovagano per mezzo mondo,  minacciando non solo Roma ma Paesi interi, altro non sono che nazisti. Come per i nazisti - ma potrei ben dire anche i fascisti - il loro mondo è un vero e proprio “paese delle meraviglie”.
Tutto è perfetto.
Tutto è tranquillo e sereno.
Propaganda.
Anche nei campi di concentramento facevan credere ci si divertisse. Ingannevole propaganda fatta a regola d’arte. Certo: propaganda! Dico il falso? Provate a opporvi. Il riposo eterno è assicurato!
Ma, al di là di queste considerazioni che potrebbero lasciare il tempo che trovano, mi chiedo se il Profeta approverebbe la droga. Sicuramente no. Ben lo sanno i veri musulmani,  che nulla hanno a che spartire con questi “aspiranti Attila”.


Sia chiaro: Attila fu cosa seria! Non c’è confronto con i furbastri narcotrafficanti che si son persino inventati una motivazione religiosa per far soldi.
Fare soldi non è un reato. Se li si accumula mandando bambini, ragazze e ragazzi a uccidere i propri coetanei e poi morire loro stessi… non è religione.
Svegliatevi ragazzi. Andate a morire non per un mondo migliore. Vi mandano a uccidere e morire solo per il vile soldo. Vero: anche i soldati lo fanno!
C’è soltanto un piccolo particolare.
Sono uomini e donne che combattono i narcotrafficanti. Sono donne e uomini che combattono per la Vita. Sono donne e uomini che si sacrificano affinché si sia liberi da trafficanti che si spacciano per santi.
In realtà i potentati dei santi sono alquanto terreni e sequestrabili.
Non ci credete?
Chiedetevi allora a chi finisca tutta la droga prodotta nei paesi a marchio ISIS e talebano. Vecchie storie… Terroristi e mafiosi narcotrafficanti.
Sarebbe un errore morire per loro.
Ricordo una statua sul lungolago di Verbania. Su di essa sono scritte parole segnate col sangue di donne e uomini morti per un ideale che ancora non conoscete.
La Libertà.

domingo, 10 de mayo de 2015

Una Milano da... morire



Articolo di Fabio Viganò

In occasione della nuova presentazione milanese di Medina - Milano da morire, riproponiamo sul nostro blog questo pezzo già uscito qualche tempo fa al momento del lancio del libro. Le fotografie dell'articolo sono di A. C. Cappi.



È come uno sparo nel buio. È come una lama che trafigga la carne… vigliaccamente alle spalle. È come i silenzi creati a regola d’arte per coprire gli intoccabili. Gli intoccabili! Certi potentati sono tutto tranne che intoccabili.Milano da morire è solo il titolo di un bellissimo libro noir, tecnicamente un "romanzo costituito da tre racconti e un romanzo breve". Un noir geniale, carico di tensione, opera di uno scrittore versatile ed eclettico, degno di tali aggettivi: Andrea Carlo Cappi.



Il luogo, Milano, lo si potrebbe certamente definire come "uno, nessuno e centomila". In realtà si può morire ovunque vittime di poteri "forti" o presunti tali. Poi però arriva l’inaspettato e l’inaspettabile. Arriva qualcuno che mai avresti voluto trovarti di fronte, ma con il quale ora devi necessariamente fare i conti. Carlo Medina.
Il libro narra di spostamenti di danaro illecito dalla Milano che fu "da bere" verso lidi piu sicuri. Di associazioni a delinquere camuffate da ditte che hanno bisogno di una copertura, soprattutto all'indomani della scoperta di Tangentopoli. Della necessità di nascondere gli scheletri nell’armadio e, a volte di rendere certi uomini muti come pesci… per sempre.



Questo romanzo fatto di racconti, di cui non vi anticiperò nulla, è a dir poco vibrante di pathos. Un quadro dipinto a tinte forti. Ha il merito - raro oggigiorno sia in ambito letterario che sociale - di descrivere e narrare fatti realmente accaduti (o drammaticamente plausibili) nella stessa città segnata a suo tempo dalla strage di piazza Fontana.



Ricordare… e far  ricordare. Il  ricordo come monito per le  generazioni future. Ha potere mnestico e stigmatizzatore dei meccanismi tanto perversi quanto contorti della corruzione e  dell’omertà, ragion d’essere dei disonesti. L’omicidio, in un simile contesto, risulta essere una sorta di naturale metodologia di sopravvivenza, dovuta alle regole di vita criminali.

Per certi potenti gli uomini hanno sempre un prezzo. Se questi non compiono il loro dovere… lo pagano col sangue. Si può sempre cadere. L’importante però è cadere a testa alta.

Il libro, che ripropone l’esordio del personaggio ormai ventennale di Carlo Medina, è il frutto di una penna ardita e di una mente attenta, osservatrice e sicuramente scomoda. Scomoda come lo è Carlo Medina, guascone che si barcamena tra giochi di mercato, servizi segreti e omicidi a pagamento. Con lui in circolazione, c’è proprio da dire "Guai ai vinti!"

Il noir è ben giocato, avvincente e sempre attuale. La  Milano non più da bere è ora divenuta una Milano da  morire, dove grigi e tetri figuri tessono trame anche  internazionali pur di riciclare o nascondere proventi illeciti e verità scomode. Non hanno però fatto i conti con Medina…E il conto sarà salato. Come direbbe Pinketts, un "conto  dell’ultima cena".

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martes, 5 de mayo de 2015

Antonio Skármeta, il cantore di Neruda


Intervista di Fabio Viganò

Ci sono interviste che non hanno tempo né età. Sono e rimangono veri e propri insegnamenti o, se preferite, suggerimenti. Questa ne è un esempio. Racconta di vita vissuta e di come sarebbe opportuno vivere. Suggerimenti sulla base di ricordi e di esperienze sempre vivide e vibranti di passione. Ma questo è soltanto il parere di un umile peccatore.
Quando incontrai Skármeta temevo non mi concedesse l’intervista. Confesso che fu con un certo timore reverenziale che gli chiesi di rilasciarmela. A volte i sogni diventano realtà: ha dell’incredibile, ma ci sono riuscito.
«Bueno», dico ad alta voce mentre mi siedo al suo fianco per parlare di letteratura e cercare di imparare. Ed è subito dialogo, dialogo di sintonia. «Parliamo della poesia…»
«La poesia» risponde lui, «è una delle attività umane più importanti, capace di generare fantasie differenti da quelle che ci propina la mediocrità. La fantasia spinge l’uomo a crescere, immaginare nuovi mondi e proporsi eticamente di raggiungerli. La fantasia poetica arricchisce l’essere umano e quindi la colloco al primo posto tra i valori essenziali della mia vita.»
«Il suo ricordo di Pablo Neruda?»
«Pablo Neruda era un uomo dalle tante sfaccettature e il suo modo di porsi variava a seconda della persona con cui si trovava. Se Neruda s’accorgeva che l’interlocutore era pedante, cercava di scansarlo. Ma, se riusciva a instaurare un rapporto umano, era affabile e molto affettuoso. Gli interessava l’aspetto semplice delle persone e svolgeva il proprio lavoro come un falegname, come una tessitrice, come il pescatore che rassetta le proprie reti. Suo padre era stato macchinista di treni e quindi era di umili origini. Origini che mai rinnegò, al punto da cantarle nelle sue liriche. Per questo è stato un poeta molto amato dal popolo.»
«Possiamo ritenere questo il motivo per cui venne definito poeta del popolo?»
«È uno dei motivi, ma non è l’unico. Ciò che ha fatto Neruda è stato inserirsi nella poesia utilizzando un linguaggio immediato, tanto da dare l’impressione che chiunque potesse scrivere poesie. Questo perché la poesia è un modo per osservare il mondo, sentirlo e parlarne. Non mi riferisco a testi complessi come Residenza sulla terra, ma per esempio alle Odi elementari o alle Venti poesie d’amore e una canzone disperata. Sono testi che poco a poco cominciarono a circolare tra la gente. Neruda cantò tutto ciò che era vicino alla gente. Fu poeta di cose concrete e di sentimenti profondi. Quando Neruda scrive dell’aria, del vento, dice:

Andavo per un sentiero e incontrai l’aria
la salutai e le dissi con rispetto:
‘Ciao compagna
aria, corolla o uccello,
non so chi tu sia
però, non ti vendere’.

In questo caso è molto azzeccato il gioco del parlare a un elemento della natura. Tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che respiriamo, viene trattato come un re, come un compagno. Non importa chi sia. L’importante è il messaggio politico: Non venderti! Neruda è stato un grande poeta.»


«Lei è autore di Ardiente paciencia, trasposto nel film Il Postino. Soddisfatto dell’opera cinematografica?»
«La trasposizione cinematografica è stata brillante, meravigliosa, interpretata da Massimo Troisi che a mio avviso ha recitato il miglior ruolo di tutta la sua carriera, diretto magistralmente da Michael Radford. Il loro binomio ha funzionato molto bene, in quanto Troisi possedeva una forte espressività commediante napoletana, mentre Radford, inglese, aveva tatto, misura e controllo. Il connubio di entrambi permea l’opera di humor, ma anche di profonda poesia.»
«Qual è secondo lei il rapporto tra cultura e politica?»
«Il nesso tra cultura e politica è tremendamente importante e mi rincresce che non tutti i politici la pensino in questo modo. Chi andrà in Germania come ambasciatore del mio Paese porterà la cultura cilena e rappresenterà il Cile così com’è adesso, un Paese democratico, un Paese che ha riconquistato la propria libertà, un Paese che sembra essere molto piccolo ma che ha avuto e ha artisti di fama mondiale come Claudio Errau, Gabriela Mistral, Pablo Neruda e il pittore Roberto Sebastián Matta.»
«La letteratura e la poesia possono essere pericolose?»
«Non direi. Lo possono essere, in quanto nulla di ciò che ha a che fare con la poesia può avere aspetto negativo ma dipende dalle situazioni in cui essa si sviluppa. Perché la poesia sveglia la gente dal letargo e la incita a pensare, le insegna a notare la differenza. Quando tutto è monotono, scontato, abitudinario, la poesia – infiltrandosi – crea la scintilla che diverrà fiamma. Non la definirei pericolosa, bensì attività stimolante.»
«Quale ritiene essere il suo miglior libro?»
«Le nozze del poeta, pubblicato da Garzanti e al quale ha fatto seguito La bambina e il trombone. Manca la terza opera, ambientata a New York, che non ho ancora terminato. Però considero Le nozze del poeta il libro più completo. Ha radici in Europa e parla della vita in Cile. È storia di immigrati, storia di forti passioni.»
«Luis Sepúlveda auspica una riforma della Costituzione cilena vigente. Lei cosa ne pensa?»
«Questo è il problema principale che il Cile ha tuttora. La Costituzione vigente in Cile è quella di Pinochet, così come lui stesso la fece. È una Costituzione autoritaria che assicura alla minoranza del Paese la stessa forza della maggioranza. La maggioranza del Paese è di centrosinistra, una maggioranza democratica. La Costituzione limita molte libertà e la forza reale che il progressismo esprime. Quindi è molto importante riformare questa Costituzione. È da diversi anni che i partiti di governo cercano un accordo con le forze più progressiste dell’opposizione per ottenere le riforme che sinora non si sono attuate.»
«Contento di essere in Italia?»
«È un sogno qui! Il Lago Maggiore dà l’impressione di vivere in un film. Tutto è così elegante, così armonioso… La cordialità della gente è semplicemente meravigliosa. Sono luoghi indimenticabili!»

Cosa ci facciamo qui?



Introduzione di Andrea Carlo Cappi


Il mio amico Fabio Viganò e io siamo, sospetto, due grafomani. È una perversione socialmente accettata, tranne forse quando porta a perseguitare case editrici innocenti con l'invio di manoscritti indecenti. Ma non è il nostro caso. sia perché i nostri manoscritti non sono indecenti, sia perché di rado le case editrici sono davvero innocenti.
Fatto sta che scriviamo, di getto e di continuo. Abbiamo sempre qualcosa da dire. Dev'essere che pensiamo troppo. È uno dei nostri peccati, per fortuna non il solo.
Ecco perché abbiamo aperto "Il Rifugio dei Peccatori": per scrivere quello che pensiamo e, a volte, riferire ciò che pensano altre persone che stimiamo. E anche per segnalare occasioni di incontro culturale che condividiamo. Il tutto fatto con passione e senza scopo di lucro. Che è, temo, la cosa che ci riesce meglio.
Per cui mettetevi comodi, accendetevi un sigaro, versatevi da bere e fatevi un giro tra i nostri articoli e le nostre interviste. Benvenuti al Rifugio.




Le nostre biografie (aggiornate al 2020):

Andrea Carlo Cappi è autore di una cinquantina di titoli tra narrativa, saggistica e raccolte di racconti. Con il suo nome e con lo pseudonimo François Torrent è il creatore di una saga thriller denominata "Kverse" edita soprattutto da Segretissimo Mondadori; di questo ampio ciclo imperniato sui personaggi di Carlo Medina, Mercy "Nightshade" Contreras, Rosa "Sickrose" Kerr e Toni Black. I titoli delle serie Nightshade e Medina sono in corso di ripubblicazione da Oakmond Publishing. Numerosi titoli sono ora disponibili in ebook da Segretissimo Mondadori; nel frattempo ha avuto inizio la serie Dark Duet nell'ambito della collana Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook da Delos Digital. Con Paolo Brera ha pubblicato il romanzo Il Visconte/La spia del risorgimento (ora in ebook da Algama). Con Ermione ha scritto LUV (in volume e ebook da DrawUp Edizioni). Ha firmato romanzi originali su Diabolik ed Eva Kant, ripubblicati da Excalibur; fumetti e romanzi originali su Martin Mystère, ora editi in edicola da Sergio Bonelli Editore, vincitori del Premio Italia 2018 e del Premio Atlantide Amys 2019, come miglior storia di Martin Mystère) pubblicati da Sergio Bonelli Editore; e ha collaborato alla sceneggiatura del serial Mata Hari con Veronica Pivetti (Rai Radio1). Tra le altre pubblicazioni, la saga horror-erotica Danse Macabre (Excalibur).


Fabio Viganò, brianzolo, comincia a scrivere e collaborare con un giornale a diciassette anni. Scopre la poesia e se ne innamora. Riceve riconoscimenti a Monza, Lerici e Milano, e la pubblicazione al Città di Venezia. I suoi libri: Pensieri di libertà (Alberti e C. Editori), Col sangue, col ferro e col fuoco (Casa Editrice Zen), e il romanzo Havana’s Club. Attualmente scrive e pubblica su Internet nei ritagli di "tempo libero". Nel 2018 la sua raccolta Rime perse/Lost Rhymes (in ebook da Algama) è accolta da numerosi riconoscimenti (menzione d'onore Premio Aupi, quarto posto Premio Città di Varallo, menzione d'onore al Premio Agenda dei Poeti), cui se ne aggiungono altri per la sua produzione (Targa Casa Bertalero per la poesia Ode a Bacco, al Premio Agenda dei Poeti menzione d'onore per la narrativa inedita con il racconto Il morto, targa per il quarto posto nella poesia dialettale, finalista per la poesia a tema libero). Alla sua uscita nell'estate 2020 il nuovo libro di poesie (in volume e ebook) Puro amore/Pure Love si è assicurato il quarto posto al Premio Città di Varallo.