sábado, 3 de diciembre de 2022

Vita da pulp - Il thriller rivelazione


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Lo ammetto, sono passati quasi quattro mesi dall'ultimo post di questa rubrica, ossia da quando ho finito di scrivere il romanzo "Diabolik-Ginko all'attacco" ora in edicola e prima di altri impegni che non mi hanno lasciato il tempo di fare altro. Ma ogni tanto qualche commento su ciò che passa sulla mia scrivania può essere istruttivo per chi intende avventurarsi nel mondo della scrittura.
Vent'anni fa quasi ogni notte mi toccava leggere il dattiloscritto di un romanzo in lingua straniera da valutare entro il mattino per conto di una casa editrice. Oggi ogni tanto mi viene ancora chiesto di fare una "scheda di lettura", leggendo direttamente i pdf sul computer. Mi è successo lo scorso lunedì, trovandomi davanti il peggior "thriller" del decennio, che spero sia risparmiato al pubblico italiano. Non rivelerò di che libro si tratti, mi limito ai concetti generali.
Dopo un inizio perdonabilmente tirato in lungo, la trama prende slancio e fa sperare bene. Si incontra qualche cliché, che tuttavia non stona. Purtroppo nella seconda metà del libro tutto cambia: lo scioglimento della trama principale è raffazzonato, i déja vu si accavallano e ciò che accade sarebbe perfetto per una parodia di Mel Brooks, ma è disastroso per un romanzo che si prende sul serio.

La storia in breve: in una piccola località di mare un sequestro di persona viene mascherato da morte accidentale; si presume che il cadavere, irreperibile, sia stato trascinato chissà dove dalle correnti. Il caso è chiuso, ma un buon poliziotto del posto non si convince e continua le indagini, pur senza successo. Dopo tre anni una collega di città esperta in "casi freddi", brillante ma tormentata, decide di riaprire l'inchiesta. I due uniscono le forze e, grazie al solito esperto informatico, recuperano un video della notte del fattaccio in cui trovano conferma che si è trattato di un rapimento. Una nuova pista conduce a una figura insospettabile e fin qui va tutto bene...
Ma ecco che di colpo arrivano nuove rivelazioni, tutte nello stesso istante. Perché proprio ora, dopo ben tre anni di indagini? Be', perché bisogna arrivare allo showdown! In combutta con il primo insospettabile ce n'è un altro: un prete cattolico che ha agito in nome della fede e di punto in bianco - pur non essendoci prove a suo carico - fa il pazzo furioso per poi suicidarsi in modo spettacolare. Ma l'esperto informatico preme un paio di tasti (?!?) e ci fa riascoltare l'ultima telefonata del prete, il quale raccomanda al complice di andare nel luogo convenuto; poi spiega qual è il luogo convenuto benché il complice lo sappia già... Ah, è vero, se no come fanno i buoni a scoprire il luogo convenuto? Però la spiegazione è un enigma così arduo da decifrare che io ci ho messo un secondo, i brillanti investigatori un paio di capitoli.
E così tutti i buoni, poliziotti e parenti del rapito, corrono nel luogo convenuto, in cui se io fossi un latitante non mi nasconderei di sicuro, perché significa mettersi in trappola da solo... ma bisogna arrivare allo showdown! Quindi l'insospettabile fa il pazzo furioso, spara contro i buoni, confessa tutto tra una detonazione e l'altra, infine butta in acqua il rapito con una pietra al collo... Ma non poteva sparargli? No, se no come farebbero i nostri eroi a tuffarsi e salvarlo? Alla fine tutto finisce bene... be', il poliziotto buono è morto, pazienza, tanto la poliziotta si è fidanzata con un altro. Ma... aspetta, ecco, ci siamo: proprio ora la protagonista rivive un trauma rimosso... e finalmente riscopre la verità su se stessa!

Nulla delude più di un romanzo che sta andando bene ma crolla miseramente. Cosa sarà successo? Chi ha scritto il libro era in ritardo con la consegna e ha abbozzato in fretta la seconda parte? Oppure tutta la storia era approssimativa e l'editor ha fatto in tempo a sistemarne solo la prima parte, pur lasciandosi dietro qualche svista anche lì? Ma allora... perché pubblicarlo, oltretutto presso una casa editrice fino a ieri di tutto rispetto?
Ogni tanto capita il romanzo mediocre che ingannevoli agenti letterari propongono a editori di mezzo mondo come "il thriller-rivelazione dell'anno". Una volta ne lessi uno in cui una poliziotta a caccia di un serial killer ha una relazione complessa con un collega e va da uno psichiatra perché traumatizzata in passato da un maniaco... Siamo a pagina cinque e si capisce subito che lo psichiatra è sia il maniaco del passato, sia il serial killer di oggi; ma solo dopo quattrocento pagine di banalità lui la lega al lettino e tira fuori dal cassetto il bisturi (tipico strumento dello psichiatra); per fortuna accorre in soccorso il collega con cui la protagonista ha una relazione complessa. Ricordo che un mese dopo una ragazza del mio staff, incaricata di leggere un altro "thriller-rivelazione dell'anno", mi chiamò per accennarmene la trama: "Comincia con una poliziotta che ha una relazione complessa con un collega e va dallo psichiatra perché..."
"Il serial killer è lo psichiatra", la precedetti io.
"Come fai a saperlo?"
Tutto ciò mi risveglia antiche paure: e se capitasse anche a me di scrivere un libro in cui tutto diventa banale e prevedibile, il finale si sfalda, i personaggi diventano incoerenti, lo scioglimento è approssimativo... senza rendermene conto? Per questo mi sforzo sempre di esaminare le mie storie da ogni parte, cercando eventuali falle, passaggi forzati o situazioni poco plausibili, con la stessa severità che applico quando leggo un presunto "thriller-rivelazione dell'anno". Finora, direi, mi è andata bene.

Continua...

(immagine: A. C. Cappi in una foto di Stefano Gerosa, 2013)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford.

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