viernes, 5 de febrero de 2021

Il senso di Pinketts per la frase

Andrea G. Pinketts (foto A. C. Cappi)

Riflessioni di Fabio Viganò

Avere il senso sella frase è sinonimo del saper scrivere. Per questo motivo non a tutti è data questa carismatica predilezione.
Non a caso scrivo di predilezione. La “divina mania” pare da sempre decidere sua sponte, a dispetto degli inciuci tra presunti scrittori di dubbia natura e aspiranti critici, cui suggeriamo di buon grado, di non improvvisarsi tali. I critici, di solito, leggono le opere. I critici, sanno di cosa scrivono per competenza. Ricordo un noto esponente di un altrettanto famoso quotidiano nazionale apostrofare il fondatore della Scuola dei duri di Milano, Andrea G. Pinketts, come degno del Premio Nobel.
Era un serio professionista. Andrea non possedeva soltanto il senso della frase. Di lui ricordiamo persino le forbite, intriganti, sarcastiche infiorettature lessicali di cui ogni romanzo era costellato. Possedere il senso della frase non è soltanto mera capacità letteraria. E’ principalmente analisi arguta della società contemporanea in cui l’autore è calato. E’ talvolta analisi spietata, nella speranza di una rinascita sociale, proprio come la Fenice, capace di rinascere dalle proprie ceneri. Analisi che talvolta il Genius Pinketts, concludeva con una grassa risata, dopo aver presentato James Bond o gli amici moschettieri, moschettieri dalla penna “affilata”. Moschettieri nati, certamente duri per vocazione.
Era un’esperienza unica. Persino Fernanda Pivano ammirò il suo indiscusso senso della frase. Scrivere e avere il senso della frase non è cosa scontata. Si impongono sacrificio, studio, curiosità per le vicende della vita, belle o brutte che siano, ma vissute.
Lo scrivere è arte e testimonianza. Ognuno di noi, in qualità di lettore, può acquistare un libro. Il lettore, citando Luis Sepulveda, “ha però il diritto sacrosanto, qualora non sia di suo gradimento, di chiudere il meraviglioso parallelepipedo che raffigura il libro e non riaprirlo mai più!”.
Ci siamo mai chiesti il perché di questa affermazione? Personalmente ritengo che il segreto sia racchiuso proprio nel possedere o meno il senso della frase. Ciò che aiuta il lettore a comprendere in toto anche il più recondito significato di una affabulazione che non è mai fine a sé stessa, bensì maestra di vita.
La capacità di attrarre l’attenzione del lettore sull’ordito di un romanzo o di una fiaba non è mai fatto scontato. Bisogna saperci fare. E’ necessario avere il culto della parola e della frase. Vi svelo un segreto. All’interno di un’affabulazione - sia essa raccontata sotto forma di noir alla Pinketts, alla Cappi, alla Marenzana, alla Preston o Ellroy,  o sotto forma di fiaba per bambini, magari di Fedro o Collodi - troveremo sempre una morale. A noi il saperla cogliere, capendo il senso della frase.

viernes, 8 de enero de 2021

Qomplotto!


Riflessioni di Andrea Carlo Cappi

In buona parte delle storie che scrivo, specie quelle dichiaratamente di spionaggio, i complotti sono il pane quotidiano. Il grosso problema è che oggigiorno ce n'è un'inflazione. Chiunque sui social network può inventarsene di nuovi, oppure adottarne uno preconfezionato e diffonderlo. Oltretutto, come insegnava Umberto Eco ne Il pendolo di Foucault, un complotto immaginario può avere drammatiche conseguenze reali. Lo si è visto una volta di più il 6 gennaio 2021, quando a Washington DC vari gruppi di sostenitori di Trump hanno dato l'assalto al Campidoglio. Una vera rivolta, di cui forse sarebbe opportuno valutare non tanto gli aspetti pittoreschi, quanto le gravi implicazioni: mi vengono in mente l'incendio del Reichstag, il parlamento tedesco, nel 1933 (anche se in quel caso si trattava di una "strategia della tensione": a Hitler serviva per incolpare i comunisti e rafforzare il proprio potere in Germania) e l'occupazione militare della camera dei Deputati spagnola nel 1981 nell'intento di restaurare la dittatura.

L'attacco di Washington tuttavia ha una caratteristica particolare: è avvenuto sulla base di una cospirazione che non trova conferma nella realtà, ovvero la "vittoria rubata" (guarda caso, uno slogan mussoliniano) alle elezioni 2020. Non c'è traccia di brogli elettorali nel voto americano e, da che mondo è mondo, quando ce ne sono, di solito sono opera di un leader già al potere che cerca di mantenere la propria posizione alla faccia della volontà popolare. Ma non importa che si tratti di fake news: per i ribelli la verità è ciò che leggono su Internet, ovviamente su siti che dicono ciò che loro vogliono sentire. Per esempio, che non bisogna indossare mascherine nonostante la pandemia, perché esse soffocano la libertà e quindi sono antiamericane. Infatti il Presidente non l'ha mai indossata e si è preso il Covid, ma se l'è cavata egregiamente perché ha avuto a disposizione uno staff medico equivalente a quello che in un ospedale dovrebbe gestire centinaia di pazienti.

Trump rappresenta gli "ideali" WASP, ovvero "bianchi, anglosassoni e protestanti", che sottintendono l'inferiorità di tutti coloro che non rientrano nelle tre categorie succitate, da cui l'atteggiamento verso immigrati, Black Lives Matter e via dicendo che abbiamo visto negli ultimi quattro anni. Ma, nel tipico sincretismo statunitense in cui tutto si mescola con una certa approssimazione, il personaggio mediaticamente più visibile dell'attacco al Campidoglio è un individuo di origine italiana (quindi non anglosassone, ma forse lui non lo sa), con il viso dipinto del bianco-rosso-blu della bandiera a stelle e strisce, che più che i colori di guerra dei guerrieri scozzesi o Native American, ricorda i tifosi ai Mondiali di calcio; d'altra parte il calcio è spesso una sublimazione semicivilizzata delle antiche guerre tribali. Ma l'elemento più caratteristico del personaggio è il copricapo "testa di bisonte" con tanto di corna (no, non è un elmo vichingo) che di nuovo richiama le popolazioni Native American. Peccato che nemmeno queste fossero anglosassoni e a spazzarle via siano stati appunto i WASP. L'aspetto uomo-animale richiama ovviamente lo sciamanesimo, infatti l'individuo in questione si fa chiamare Qanon Shaman, lo Sciamano di Qanon. E qui torniamo ai complotti immaginari.

Qanon è una via di mezzo tra un gruppo politico e una setta religiosa su cui mi sono documentato di recente per scrivere il romanzo Sickrose-Sicaria, in edicola e ebook da Segretissimo (Mondadori) nel marzo 2021 (scusate l'autopromozione). Nato qualche anno fa, proliferando su Internet, il gruppo ha avuto una notevole diffusione durante il lockdown, quando gli statunitensi passavano il loro tempo appiccicati ai computer in cerca di risposte ai grandi enigmi del XXI secolo. Le verità assolute proposte da Qanon (che sta per "Anonimo Q", un misterioso personaggio che ha accesso ai segreti del governo USA) sono le seguenti: esisterebbe un gruppo di potere occulto chiamato Deep State, di cui fanno parte i vertici del Partito Democratico ma anche esponenti dello show business; tutti costoro sono adepti del Demonio che vogliono portare il caos nel mondo - che ovviamente coincide con gli Stati Uniti, in una visione USA-centrica - e sono dediti a pratiche aberranti quali il rapimento di bambini innocenti.

I piccoli sarebbero usati per atti di pedofilia, ma soprattutto per la produzione di adrenocromo, di cui i membri del Deep State sono particolarmente ghiotti. A cosa serve? L'adrenocromo è al tempo stesso una droga e un elisir di giovinezza. Pensavate forse che i divi di Hollywood andassero dai chirurghi estetici per sembrare più giovani? Macché: si servono dell'adrenocromo, per gli amici drenchrome. Come si ottiene? Semplice: si terrorizzano i bambini perché producano adrenalina, quindi se ne preleva e consuma il sangue. Insomma, una variante vampiresca di ebrei o comunisti che, secondo antiche leggende, mangiavano i bambini. Tengo a precisare che non mi sto inventando nulla: c'è gente che crede davvero a questo complotto satanista-pedofilo-politico e ne condivide le "informazioni" via Internet negli USA del XXI secolo, non in uno sperduto villaggio del Medio Evo.

Per fortuna, Iddio ha inviato sulla terra un Salvatore di nome Donald Trump, che nella sua missione di rendere di nuovo grande l'America sconfiggerà il Deep State, facendo arrestare tutti i suoi demoniaci seguaci, la più perfida delle quali sarebbe Hillary Clinton. Anche se, malgrado le promesse, i primi quattro anni non gli sono bastati: si vede che, accidenti, i malvagi sono ben radicati nella struttura politica del Paese. All'eroico Presidente, che ha più volte mostrato apprezzamento nei confronti degli adepti di Qanon, occorreva un altro mandato, ma ecco che il Deep State gli ha rubato una vittoria conclamata truccando le elezioni. Non a caso, Trump ha lasciato intendere che considera veri patrioti i rivoltosi del Campidoglio, tra i quali, oltre alle componenti nazifasciste, figurano vari affiliati di Qanon, in genere riconoscibili da una lettera Q che indossano come segno di riconoscimento. Nessun riferimento al celebre personaggio delle storie di 007, tantomeno al serpente alato di un film del 1982.

Il mio romanzo appartiene al lungo ciclo composto da diverse serie, che pubblico dal 2002 su Segretissimo (Mondadori) sotto lo pseudonimo François Torrent, i cui titoli più vecchi stanno uscendo dal 2019 in una collezione in volume e ebook da Oakmond Publishing firmata invece con il mio nome (scusate se insisto con l'autopromozione). L'episodio del marzo 2021 è il primo della sottoserie Sickrose, ma si inserisce nella continuity di Agente Nightshade. Dopo alcuni romanzi in cui ho affrontato l'argomento del terrorismo mediorientale e delle sue ramificazioni (Bersaglio ISIS, Fattore Libia, Territorio Narcos, che trovate ancora in ebook, come i successivi), in Effetto Brexit e Mosaico Iran ho sviluppato un'altra tematica, che potrebbe essere considerata un "complotto immaginario". Una compagnia privata con sede a San Pietroburgo e forti legami con il potere locale influisce sulla politica occidentale, utilizzando corruzione e propaganda, soprattutto attraverso Internet. I suoi obiettivi - stiamo sempre parlando di una serie di romanzi - sono minare due potenze rivali: l'Europa, stimolando il separatismo - dall'indipendenza catalana alla Brexit - e gli Stati Uniti, controllandone il Presidente e facendo di tutto per appoggiarne la rielezione. Uno degli strumenti è giustappunto una setta politico-religiosa...

Si tratta di fiction, ribadisco: è solo una pura coincidenza che molti dei fatti che racconto in questi romanzi trovino conferma nella realtà. Se i retroscena di questi libri fossero veri, allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi. D'altra parte, qualora fossi io a sbagliarmi, vorrebbe dire che faccio anch'io parte del Deep State e che il vero motivo per cui porto discretamente i miei cinquantasei anni è che bevo sempre adrenocromo a colazione. Ma ora scusatemi, ho da fare: devo spruzzarmi il mio deodorante allo zolfo e sbuffare nel cielo un po' di scie chimiche con il sigaro.

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martes, 22 de diciembre de 2020

Ah, sì? E io lo dico a Pinketts! (vol. 3)... e non solo!

 


In questo insolito Natale senza bar, Andrea G. Pinketts vi regala umorismo, aforismi e noir nel terzo e ultimo ebook - scaricabile gratis e ovunque nel mondo - dal Sistema Bibliotecario di Milano, con una splendida sorpresa natalizia di Francesco Salvi: la videolettura del racconto Merry Circus. La Biblioteca Sormani di Milano ha pubblicato infatti il 20 dicembre 2020 - la data del secondo anniversario della scomparsa fisica dello scrittore - Ah, sì? E io lo dico a Pinketts (vol. 3), il nuovo ebook a cura dell'Associazione Culturale Andrea G. Pinketts, che nel frattempo ha dato alle stampe la riedizione cartacea definitiva del primo romanzo della saga con protagonista Lazzaro Santandrea, Lazzaro, vieni fuori.

Anche il terzo volume - disponibile come gli altri fino al 20 dicembre 2024 - si apre con un racconto giallo-surreale con protagonista lo stesso Pinketts: Merry Circus. Stavolta non lo troviamo nei panni di un detective hardboiled, bensì in quelli ancora più autobiografici di giornalista: incaricato di un reportage natalizio al mitico Circo Togni. Appena viene a sapere che qualcuno sta sabotando gli spettacoli sotto il tendone in vista delle feste, quando il circo fa sognare i bambini e tornare bambini gli adulti, l'audace reporter decide di scoprire il colpevole. Scatta lo stesso meccanismo che nel romanzo Lazzaro, vieni fuori induce Lazzaro Santandrea a diventare detective per la prima volta nella sua vita: dare una soluzione al mistero è un dovere morale, per salvaguardare la sua stessa componente infantile e innocente.

Francesco Salvi, reclutato per l'occasione da Luca Crovi, offre la sua brillante recitazione nella videolettura di Merry Circus, prestando la sua voce all'amico scrittore, del quale riesce a rendere magnificamente un'ironia a tratti sognante, a tratti pungente. Il video, realizzato dalla Biblioteca Sormani, è disponibile ora su YouTube.


Nel terzo ebook troviamo anche un brano di Pinketts su Renato Vallanzasca, il celebre criminale milanese, figura da conoscere anche se "non da imitare". Ci sono anche due testi celeberrimi: il "manifesto della Scuola dei Duri", il movimento letterario fondato da Pinketts nel 1993, e l'irriverente articolo La notte che Evelyn uscì con il Tromba, con cui lo scrittore fece da padrino alla rivista Nocturno, tuttora un punto di riferimento irrinunciabile per la cultura popolare italiana. Completa il volume un ricordo dello scrittore Stefano Di Marino.

Renato Vallanzasca e Andrea G. Pinketts

I tre ebook di Ah, sì? E io lo dico a Pinketts! sono disponibili gratuitamente nei formati epub e mobi (per kindle) sul sito del Sistema Bibliotecario di Milano a questi link:

Volume 1

Volume 2

Volume 3

Per chi ama le letture "di carta", il romanzo Lazzaro, vieni fuori, arricchito di introvabili contenuti speciali di Andrea G. Pinketts e corredato da una prefazione di Andrea Carlo Cappi, è invece in vendita qui:

Il sito ufficiale di Andrea G. Pinketts

IBS

Amazon

Mondadori Store

La Feltrinelli

Quanto basta per sentire Andrea G. Pinketts ancora presente con noi questo Natale.







miércoles, 9 de diciembre de 2020

Vita da pulp - L'edicola


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

Frammento di dialogo tra il celebre scrittore ignoto K e una persona X che lo incontra per la prima volta.
X: "Ah, fai lo scrittore? Hai pubblicato qualcosa di recente?"
K: "Sì, è in edicola il mio nuovo romanzo da Segretissimo di Mondadori." (Pausa di fronte all'espressione confusa di X, che non conosce la collana Segretissimo, che in fondo esce ininterrottamente solo da sessant'anni). "Come Il Giallo Mondadori, con la copertina nera invece che gialla." (Momento di vergogna per avere liquidato in termini così sbrigativi una pubblicazione che tra uscite regolari, extra, speciali etc. avrà pubblicato oltre duemila titoli.)
X (mostrando di avere sentito nominare almeno Il Giallo Mondadori): Ah. Ma scrivi anche libri?

Frammento di dialogo tra il celebre scrittore ignoto K e uno scrittore Y, che lo conosce da quando erano entrambi esordienti circa venticinque anni prima; nel frattempo K ha pubblicato una sessantina di titoli per editori grandi e piccoli, in edicola e in libreria, in cartaceo e in ebook; Y ha pubblicato una dozzina di titoli per editori grandi e piccoli, tutti in libreria, diventando un autore apprezzato anche se non famosissimo.
Y: "Ah, quanto tempo che non ci vediamo! Hai pubblicato qualcosa di recente?"
K: "Sì, è in edicola il mio nuovo romanzo da Segretissimo." (Arrivando dagli stessi ambienti, K sa che Y conosce Segretissimo, o quantomeno ricorda confusamente di che cosa si tratti; K non ha bisogno di chiedere, sa benissimo quale sia il nuovo libro di Y perché lo ha appena comprato lui stesso).
Y: "Ah, vabbe'. Io intendevo se hai pubblicato libri."

Dopo conversazioni come queste, K torna a casa, prende in mano il suo ultimo romanzo pubblicato da Segretissimo - una collana di narrativa spionistica pubblicata ininterrottamente in edicola da Arnoldo Mondadori Editore fin dall'ottobre 1960 - e lo osserva perplesso: è un volume con una copertina, un dorso, una quarta di copertina; in mezzo ci sono pagine scritte che costituiscono un romanzo di genere; sotto tutti gli aspetti, gli sembra che si possa definire un libro.
Eppure gli hanno detto che non lo è.
A questo punto però K sa che l'ultimo romanzo di Y è un libro ed è riconosciuto da tutti come tale, quindi lo prende in mano e lo esamina con attenzione: è un volume con una copertina, un dorso, una quarta di copertina; in mezzo ci sono pagine scritte che costituiscono un romanzo di genere.
Uhmm...
Quali differenze sfuggono a K? Ah, sì: il suo romanzo è un po' più lungo di quello di Y, che però è stato pubblicato con tutti i capitoli a pagina nuova e più spazi bianchi, quindi ha un numero di pagine superiore pur essendo più breve.
Eppure quello di Y è un libro mentre quello di K no.
Come mai?
Ah, ecco il dettaglio che sfuggiva a K: il romanzo di Y è uscito in libreria, ha venduto se va bene qualche migliaio di copie (ma se va male qualche centinaio) e quindi è un libro; il romanzo di K invece ha venduto diverse migliaia di copie, ma è uscito in edicola, quindi malgrado abbia l'aspetto di un libro, non è un libro.

Non so se avete familiarità con il concetto di Jim Crow: è un personaggio nero del folklore statunitense divenuto simbolo della discriminazione razziale. Sugli autobus in certe zone degli Stati Uniti il Jim Crow seat, il "posto di Jim Crow", è quello in fondo, destinato ai neri, dimodoché i passeggeri white supremacist seduti nei posti davanti non siano costretti a vederli, per non provare il fastidio di condividere lo stesso mezzo di trasporto con gente che considerano di razza inferiore. Beninteso, appena possibile i white supremacists si procurano una macchina, per non avere più niente da spartire con i passeggeri a loro sgraditi. Semmai li investono quando li vedono scendere dall'autobus.
In Italia esiste un equivalente del "posto di Jim Crow" per scrittrici e scrittori di narrativa di genere: l'edicola.
Ci sono autori e autrici di razza superiore - un concetto che fa pensare al nazismo, anche se curiosamente molto spesso tali persone passano per essere "impegnate a sinistra" e "politicamente corrette" - che vengono pubblicati in libreria e che possono essere recensiti (possibilmente da quotidiani di sinistra), possono partecipare a premi letterari e anche talvolta vincerli, e sono autorizzati a vendere le poche copie di libri che si vendono sul mercato italiano. Se talvolta vengono pubblicati anche in edicola è solo perché vengono selezionati per le collane di "maestri del noir" allegate a quotidiani, possibilmente di sinistra o presunti tali.

Poi ci sono quelli di razza inferiore. Possono anche essere di sinistra, ma non sono certificati come tali, perché non appartengono agli ambienti giusti. Se i loro libri vanno in libreria, ci vanno da piccole case editrici di cui però, come ho spiegato e ribadisco, i libri non si trovano facilmente nelle librerie, nemmeno cercando di ordinarli. Qualche volta possono persino essere pubblicati da una casa editrice importante, ma poi qualcuno si rende conto del grave errore (commesso da qualcuno che dirige la collana e si limita a valutare la qualità del libro, non la razza di appartenenza di chi l'ha scritto); allora dall'alto si provvede a correggere la svista, nascondendo al pubblico l'imbarazzante vergogna.
Ma molti libri degli autori giudicati di razza inferiore escono in edicola, ossia il Jim Crow seat dell'editoria italiana. E il white supremacist non si sporca le mani a comprare (figuriamoci a leggere) il libro di un n****h. Lo comprano, per fortuna, migliaia di lettori, molti di più di quelli che comprano il libro dello scrittore Y.
Sono i lettori che leggono i libri - considerando tali anche i libri da edicola - senza far caso alle etichette, badando solo al contenuto.

Tuttavia va tenuto nascosto che questi libri di genere - sì, "libri", anche se la parola non andrebbe usata nei loro confronti - vendano di più. Quindi tali libri non possono partecipare a premi letterari per la narrativa noir. Né possono essere recensiti. Non se ne deve parlare. Bisogna nascondere l'esistenza di chi li ha scritti. Il fenomeno va contenuto, perché si rischia che - se si sa in giro - poi scatti un passaparola e altri lettori e lettrici comincino a leggere certi "testi proibiti". L'orribile verità va occultata a qualsiasi prezzo, perché il mondo non è ancora pronto a scoprire l'esistenza di scrittori e scrittrici bestseller, ma di razza inferiore, altrimenti l'establishment potrebbe vacillare.
Quindi non se ne parla, se non per diffondere false voci.
Per esempio bisogna lasciar intendere che siano libri che propagandano idee esecrabili; che siano libri maschilisti scritti da femminicidi; che non siano libri con cui un vero intellettuale deve venire a contatto, altrimenti potrebbe restarne contaminato; le signore e signorine se ne dovrebbero tenere lontane, perché tali pubblicazioni potrebbero macchiare la loro virtù (in base a uno di quei beceri ragionamenti antifemministi che a volte sono accolti in nome di un presunto e mendace femminismo).
Certo, sono libri "pulp" (nel senso originario del termine, non nel senso diffusosi in Italia negli anni Novanta), ovvero, come ho sentito dire da un giornalista che un po' scherzava e un po' no, da "cento cadaveri a pagina". Sì, lo confesso: in un mio romanzo edito nel 2020 ho basato un capitolo su un tragico fatto realmente accaduto in gennaio proprio mentre stavo scrivendo: un aereo di linea abbattuto con tutti i passeggeri a bordo. Scommetto che ve lo siete già dimenticato. Ma in effetti in quella pagina ci sono ben più di cento morti.
Peccato che il fatto sia successo davvero. Forse la realtà è una brutta faccenda da cento cadaveri a pagina e voi preferite ignorarla.

Del resto nei miei romanzi ho parlato di terrorismo, delle sue vere origini e delle sue motivazioni. Ho parlato di fatti apparentemente lontani che tuttavia influiscono sulla nostra vita di tutti i giorni. Ho parlato anche di immigrazione, senza però far roteare in aria il rosario del Politico menzionato nell'articolo precedente. Ho parlato di questioni sociali e geopolitiche di una certa importanza, senza mai negare al lettore quella che è la mia funzione principale quando scrivo: un intrattenimento intelligente.
Forse lo scopo principale di Y è il plauso di un'élite di pochi lettori che allontanano i libri dalle masse, per restringerli ai frequentatori del Bar Casablanca di una nota canzone di Giorgio Gaber. Lo scopo di scrittori come K, di scrittori pulp nel senso etimologico del termine che ho già spiegato, è quello di stimolare il piacere della lettura anche in chi fino al giorno prima pensava che leggere fosse un'attività inutile e noiosa.
Fate due chiacchiere con quelli seduti nel Jim Crow seat in fondo all'autobus. Potrebbero raccontarvi cose che i bianchi delle file davanti nemmeno sanno che esistono.

Continua...

Nota: questo articolo è stato scritto otto mesi prima del suicidio di un maestro italiano della narrativa popolare, l'autore di genere più venduto in Italia e al tempo stesso il più colpevolmente ignorato dai media, anche dopo la sua morte. Era pubblicato soprattutto in edicola.

Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

Leggi le puntate precedenti:

1-Il Paradosso Strumpf

2-Fumo negli occhi

3-Una testa piena di gente

4-Giallosapevo

5-Le storie dentro di noi

6-Lo scrittore inesistente

7-Se sapeste cosa c'è dietro...

8-Al buio gli scrittori sono neri

9-Perché sono le donne...

10-Nato per perdere?

11-E' solo l'inizio

12-Le grandi menti

13-Il magico mondo dell'editoria

14-I segreti della Libreria Sbagliata

15-La Congrega



Della poesia II

Riflessioni di Fabio Viganò

La poesia, proseguendo il discorso di un post precedente, ha il potere di sconfiggere la banalità, parola dopo parola. Non è qualcosa di astratto: è un fatto di coscienza, una presa di posizione, una meditazione.
Soprattutto è maieutica. Come una madre partorisce un figlio, così il poeta scrive una poesia. Ma dietro la poesia c'è il pensiero. Torniamo ancora al concetto di pensiero e azione.
Questo dinamismo, che oserei definire plastico, è tipico dell'essere umano: a distinguerci dagli animali è la capacità raziocinante, più o meno sconvolgente a seconda del pensiero prodotto.
Alla base di tutto dev'esserci il ragionamento, dev'esserci un costrutto. L'arte non è distruzione, non è rovina, è crescita continua, in divenire. Dopo di me di sicuro ce ne saranno altri, che apporteranno il loro sapere goccia dopo goccia nel mare della conoscenza.
Questa di per sé è la propria quotidiana rivoluzione, che ogni essere umano compie. Ma la vera rivoluzione è anche andare al lavoro. Una grande rivoluzione. Oggigiorno, poi, sempre di più.
C'è un pensiero anche dietro tutto questo.

Nella foto: Fabio Viganò con A. C. Cappi in una presentazione all'Estremadura Cafè, Verbania.
  


jueves, 3 de diciembre de 2020

Vita da pulp - La Congrega

 

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

In Italia si pubblicano oltre settantacinquemila libri ogni anno. Di questi, pochissimi titoli in edizione cartacea sono davvero visibili. Lasciamo perdere le case editrici a spese dell'autore (o quelle che si comportano come tali anche se affermano il contrario). Ai libri delle case editrici vere capita quanto ho descritto nelle ultime puntate di questa serie di articoli. In sostanza, le librerie diventano il luogo in cui il tuo libro non è venduto, nemmeno se qualcuno lo chiede.
Sicché l'unico modo di acquistarlo è dalla casa editrice, se vende direttamente, o dalle librerie online, come la celebre IBS. Già quindici anni fa, nella pubblicità dei libri della casa editrice di cui ero direttore editoriale, facevo inserire l'indirizzo Internet di IBS, perché spesso non si potevano trovare altrove. Plaudo oggi all'iniziativa di www.bookdealer.it che unisce librerie indipendenti in un'attività di vendita online, dopo essere state penalizzate dalla chiusura da pandemia nella primavera 2020.

Ma ecco che il Paladino di turno si scaglia contro l'acquisto di libri online, perché, dice, "penalizza le librerie di quartiere". Il Paladino evidentemente ha sotto casa una libreria di quartiere, che tiene solo i libri che piacciono a lui. Oppure chiama "libreria di quartiere" la vasta libreria di catena in centro città, sotto il suo superattico. Oppure ancora non compra libri, ma vuole solo dare fastidio.
Peccato che ci siano quartieri che non hanno librerie di quartiere. E che ci siano località in cui non esistono proprio le librerie (e, in periodo di zone arancioni e rosse, a volte non si possa uscire dal proprio Comune per andare in quello in cui ce n'è una). Peccato soprattutto che a volte, come ho spiegato di recente, nella libreria di quartiere o nella libreria di catena, sia impossibile acquistare il tuo libro.
Ma al Paladino non interessa che la libreria online fornisca un servizio che non sempre le librerie fisiche possono o vogliono fornire. Né gli interessa che la libreria online crei posti di lavoro né più né meno di una libreria fisica.
Il Paladino non sa che esisti, nondimeno si adopera affinché nessuno possa leggere quello che scrivi e che si può acquistare quasi esclusivamente online. 

La libreria online è diventata il mercato principale di case editrici oneste, finora costrette a sprecare soldi in carta per stampare copie che non vengono distribuite, tantomeno vendute, e a pagare l'affitto di magazzini in cui conservarle.
La libreria online permette anche l'autopubblicazione a chi preferisce fare a meno di un editore e non vuole incorrere in sfruttatori o truffatori (sperando che il libro, non passando attraverso una casa editrice, non sia raffazzonato ma realizzato in modo serio e professionale).
Ma ora esiste un'alternativa che permette a case editrici oneste di usare lo stesso sistema, di risparmiare sulla carta e di evitare di dissanguarsi con l'affitto di magazzini, stampando solo le copie effettivamente vendute.
Un noto rivenditore online, già presente nel mercato dell'autopubblicazione, ha inventato infatti un sistema per stampare direttamente i libri per conto di case editrici, renderli disponibili come se fosse un distributore alle librerie che ne facciano richiesta (ma sappiamo che non la faranno) e soprattutto consegnarli direttamente, attraverso la sua vastissima rete, a casa di chi li vuole.
D'un tratto il tuo libro potrebbe essere finalmente comprato e letto! Il rivenditore-distributore rende oltretutto possibile l'acquisto in ogni parte del mondo in cui è presente una sua filiale.
Si chiama Amazon.

Ma a questo punto il Paladino lancia un grido e chiama a raccolta tutti gli altri fedeli commilitoni. Loro sanno che Amazon è la perfida Congrega che ha ucciso Kennedy, cosparso di Scie Chimiche il cielo (da cui, suppongo, deriva la celebre espressione "Ma non cielo dicono!") e, naturalmente, diffuso il Covid-19 con il 5G per tenerci a casa e farci ordinare tutto su Amazon.
Sgomitando, in testa ai Paladini si pone anche un noto Politico che, ruotando vorticosamente il rosario nell'aria, tuona contro lo Straniero. In fondo ha le sue ragioni (che la ragione non comprende): dopotutto Amazon, oltre che agli italiani, dà lavoro anche a un sacco di immigrati; e poi non paga le tasse in Italia, le paga altrove (a proposito, signor Politico, quei quarantanove milioni di euro che lei avrebbe dovuto restituire?)
L'iniziativa ha persino un supporto intellettuale: c'è pure chi scrive e chi pubblica libri contro Amazon... e naturalmente li vende su Amazon, perché non sono scemi: i libri si vendono dove si possono comprare.

Questa, che vi piaccia o no, è la nuova frontiera. Ci sono libri che altrimenti non sarà più permesso leggere e che quindi non sarà più consentito scrivere, pubblicare o ripubblicare quando diventano introvabili. Ve lo dice un autore che ha al suo attivo libri di successo - da decine di migliaia di copie - che poi divengono irreperibili come se fossero stati proibiti dall'Inquisizione; uno che ama i libri di carta, tanto da averne la casa stracolma; uno che ha fatto il libraio, per quanto possibile, come si dovrebbe fare e come qualcuno si sforza ancora di fare. Le librerie in cui si sa come lavorare possono e devono sopravvivere, ma una cosa non esclude l'altra.
Nondimeno l'armata dei Paladini salta sul carrozzone e sotto Natale propaganda la lotta contro Amazon, la quale invece potrebbe portare a casa di lettrici e lettori (e persino nelle librerie fisiche) anche il tuo libro. E, non ve lo nascondo, alcuni dei miei che si possono acquistare solo in quella sede.
Coloro che oggi gridano che "si stanno limitando le nostre libertà" non si rendono conto che una delle vere cause sono loro stessi. Sono loro la vera Congrega. Non hanno nemmeno bisogno di bruciare certi libri, come facevano i loro predecessori del Terzo Reich, perché c'è un modo più semplice per farli sparire.
Combattete questa gente, comprando anche quello che non vuole farvi leggere.

Continua...

Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.