Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi
Frammento di dialogo tra il celebre scrittore ignoto K e una persona X che lo incontra per la prima volta.
X: "Ah, fai lo scrittore? Hai pubblicato qualcosa di recente?"
K: "Sì, è in edicola il mio nuovo romanzo da Segretissimo di Mondadori." (Pausa di fronte all'espressione confusa di X, che non conosce la collana Segretissimo, che in fondo esce ininterrottamente solo da sessant'anni). "Come Il Giallo Mondadori, con la copertina nera invece che gialla." (Momento di vergogna per avere liquidato in termini così sbrigativi una pubblicazione che tra uscite regolari, extra, speciali etc. avrà pubblicato oltre duemila titoli.)
X (mostrando di avere sentito nominare almeno Il Giallo Mondadori): Ah. Ma scrivi anche libri?
Frammento di dialogo tra il celebre scrittore ignoto K e uno scrittore Y, che lo conosce da quando erano entrambi esordienti circa venticinque anni prima; nel frattempo K ha pubblicato una sessantina di titoli per editori grandi e piccoli, in edicola e in libreria, in cartaceo e in ebook; Y ha pubblicato una dozzina di titoli per editori grandi e piccoli, tutti in libreria, diventando un autore apprezzato anche se non famosissimo.
Y: "Ah, quanto tempo che non ci vediamo! Hai pubblicato qualcosa di recente?"
K: "Sì, è in edicola il mio nuovo romanzo da Segretissimo." (Arrivando dagli stessi ambienti, K sa che Y conosce Segretissimo, o quantomeno ricorda confusamente di che cosa si tratti; K non ha bisogno di chiedere, sa benissimo quale sia il nuovo libro di Y perché lo ha appena comprato lui stesso).
Y: "Ah, vabbe'. Io intendevo se hai pubblicato libri."
Dopo conversazioni come queste, K torna a casa, prende in mano il suo ultimo romanzo pubblicato da Segretissimo - una collana di narrativa spionistica pubblicata ininterrottamente in edicola da Arnoldo Mondadori Editore fin dall'ottobre 1960 - e lo osserva perplesso: è un volume con una copertina, un dorso, una quarta di copertina; in mezzo ci sono pagine scritte che costituiscono un romanzo di genere; sotto tutti gli aspetti, gli sembra che si possa definire un libro. Eppure gli hanno detto che non lo è.
A questo punto però K sa che l'ultimo romanzo di Y è un libro ed è riconosciuto da tutti come tale, quindi lo prende in mano e lo esamina con attenzione: è un volume con una copertina, un dorso, una quarta di copertina; in mezzo ci sono pagine scritte che costituiscono un romanzo di genere.
Uhmm...
Quali differenze sfuggono a K? Ah, sì: il suo romanzo è un po' più lungo di quello di Y, che però è stato pubblicato con tutti i capitoli a pagina nuova e più spazi bianchi, quindi ha un numero di pagine superiore pur essendo più breve.
Eppure quello di Y è un libro mentre quello di K no.
Come mai?
Ah, ecco il dettaglio che sfuggiva a K: il romanzo di Y è uscito in libreria, ha venduto se va bene qualche migliaio di copie (ma se va male qualche centinaio) e quindi è un libro; il romanzo di K invece ha venduto diverse migliaia di copie, ma è uscito in edicola, quindi malgrado abbia l'aspetto di un libro, non è un libro.
Non so se avete familiarità con il concetto di Jim Crow: è un personaggio nero del folklore statunitense divenuto simbolo della discriminazione razziale. Sugli autobus in certe zone degli Stati Uniti il Jim Crow seat, il "posto di Jim Crow", è quello in fondo, destinato ai neri, dimodoché i passeggeri white supremacist seduti nei posti davanti non siano costretti a vederli, per non provare il fastidio di condividere lo stesso mezzo di trasporto con gente che considerano di razza inferiore. Beninteso, appena possibile i white supremacists si procurano una macchina, per non avere più niente da spartire con i passeggeri a loro sgraditi. Semmai li investono quando li vedono scendere dall'autobus.
In Italia esiste un equivalente del "posto di Jim Crow" per scrittrici e scrittori di narrativa di genere: l'edicola.
Ci sono autori e autrici di razza superiore - un concetto che fa pensare al nazismo, anche se curiosamente molto spesso tali persone passano per essere "impegnate a sinistra" e "politicamente corrette" - che vengono pubblicati in libreria e che possono essere recensiti (possibilmente da quotidiani di sinistra), possono partecipare a premi letterari e anche talvolta vincerli, e sono autorizzati a vendere le poche copie di libri che si vendono sul mercato italiano. Se talvolta vengono pubblicati anche in edicola è solo perché vengono selezionati per le collane di "maestri del noir" allegate a quotidiani, possibilmente di sinistra o presunti tali.
Poi ci sono quelli di razza inferiore. Possono anche essere di sinistra, ma non sono certificati come tali, perché non appartengono agli ambienti giusti. Se i loro libri vanno in libreria, ci vanno da piccole case editrici di cui però, come ho spiegato e ribadisco, i libri non si trovano facilmente nelle librerie, nemmeno cercando di ordinarli. Qualche volta possono persino essere pubblicati da una casa editrice importante, ma poi qualcuno si rende conto del grave errore (commesso da qualcuno che dirige la collana e si limita a valutare la qualità del libro, non la razza di appartenenza di chi l'ha scritto); allora dall'alto si provvede a correggere la svista, nascondendo al pubblico l'imbarazzante vergogna. Ma molti libri degli autori giudicati di razza inferiore escono in edicola, ossia il Jim Crow seat dell'editoria italiana. E il white supremacist non si sporca le mani a comprare (figuriamoci a leggere) il libro di un n****h. Lo comprano, per fortuna, migliaia di lettori, molti di più di quelli che comprano il libro dello scrittore Y.
Sono i lettori che leggono i libri - considerando tali anche i libri da edicola - senza far caso alle etichette, badando solo al contenuto.
Tuttavia va tenuto nascosto che questi libri di genere - sì, "libri", anche se la parola non andrebbe usata nei loro confronti - vendano di più. Quindi tali libri non possono partecipare a premi letterari per la narrativa noir. Né possono essere recensiti. Non se ne deve parlare. Bisogna nascondere l'esistenza di chi li ha scritti. Il fenomeno va contenuto, perché si rischia che - se si sa in giro - poi scatti un passaparola e altri lettori e lettrici comincino a leggere certi "testi proibiti". L'orribile verità va occultata a qualsiasi prezzo, perché il mondo non è ancora pronto a scoprire l'esistenza di scrittori e scrittrici bestseller, ma di razza inferiore, altrimenti l'establishment potrebbe vacillare.
Quindi non se ne parla, se non per diffondere false voci.
Per esempio bisogna lasciar intendere che siano libri che propagandano idee esecrabili; che siano libri maschilisti scritti da femminicidi; che non siano libri con cui un vero intellettuale deve venire a contatto, altrimenti potrebbe restarne contaminato; le signore e signorine se ne dovrebbero tenere lontane, perché tali pubblicazioni potrebbero macchiare la loro virtù (in base a uno di quei beceri ragionamenti antifemministi che a volte sono accolti in nome di un presunto e mendace femminismo).
Certo, sono libri "pulp" (nel senso originario del termine, non nel senso diffusosi in Italia negli anni Novanta), ovvero, come ho sentito dire da un giornalista che un po' scherzava e un po' no, da "cento cadaveri a pagina". Sì, lo confesso: in un mio romanzo edito nel 2020 ho basato un capitolo su un tragico fatto realmente accaduto in gennaio proprio mentre stavo scrivendo: un aereo di linea abbattuto con tutti i passeggeri a bordo. Scommetto che ve lo siete già dimenticato. Ma in effetti in quella pagina ci sono ben più di cento morti. Peccato che il fatto sia successo davvero. Forse la realtà è una brutta faccenda da cento cadaveri a pagina e voi preferite ignorarla.
Del resto nei miei romanzi ho parlato di terrorismo, delle sue vere origini e delle sue motivazioni. Ho parlato di fatti apparentemente lontani che tuttavia influiscono sulla nostra vita di tutti i giorni. Ho parlato anche di immigrazione, senza però far roteare in aria il rosario del Politico menzionato nell'articolo precedente. Ho parlato di questioni sociali e geopolitiche di una certa importanza, senza mai negare al lettore quella che è la mia funzione principale quando scrivo: un intrattenimento intelligente. Forse lo scopo principale di Y è il plauso di un'élite di pochi lettori che allontanano i libri dalle masse, per restringerli ai frequentatori del Bar Casablanca di una nota canzone di Giorgio Gaber. Lo scopo di scrittori come K, di scrittori pulp nel senso etimologico del termine che ho già spiegato, è quello di stimolare il piacere della lettura anche in chi fino al giorno prima pensava che leggere fosse un'attività inutile e noiosa. Fate due chiacchiere con quelli seduti nel Jim Crow seat in fondo all'autobus. Potrebbero raccontarvi cose che i bianchi delle file davanti nemmeno sanno che esistono.
Continua...
Nota: questo articolo è stato scritto otto mesi prima del suicidio di un maestro italiano della narrativa popolare, l'autore di genere più venduto in Italia e al tempo stesso il più colpevolmente ignorato dai media, anche dopo la sua morte. Era pubblicato soprattutto in edicola.
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.
Leggi le puntate precedenti:
1-Il Paradosso Strumpf
2-Fumo negli occhi
3-Una testa piena di gente
4-Giallosapevo
5-Le storie dentro di noi
6-Lo scrittore inesistente
7-Se sapeste cosa c'è dietro...
8-Al buio gli scrittori sono neri
9-Perché sono le donne...
10-Nato per perdere?
11-E' solo l'inizio
12-Le grandi menti
13-Il magico mondo dell'editoria
14-I segreti della Libreria Sbagliata
15-La Congrega