sábado, 30 de diciembre de 2023

Vita da pulp - La profezia dell'allosauro


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Poco più di una dozzina di anni fa, insoddisfatto delle previsioni annuali riguardanti il mio segno zodiacale (Vergine), decisi di modificarlo unilateralmente. Dopotutto, si può cambiare sesso, squadra del cuore, partito politico e persino religione, dunque perché non anche il segno zodiacale? Un vantaggio evidente: dato il mio mestiere, avrei potuto scrivermi da solo il mio oroscopo.
Valutai diverse costellazioni alternative, una delle quali - Ofiuco - ho scoperto in seguito essere considerata sul serio come possibile tredicesimo segno; ma restava il problema della mia data di nascita, incompatibile con i corrispettivi movimenti di stelle e pianeti. Sicché optai per un segno del tutto immaginario, slegato da qualsiasi riferimento all'astrologia. C'è più spazio per il libero arbitrio: con questo sistema tutti possono adottare qualsiasi segno zodiacale di pura fantasia: Sturalavandini, Mammut, Betoniera o quello che vi pare.
Io scelsi Allosauro.

Sulla base dell'autoanalisi, fui in grado di stilare una lista delle caratteristiche delle persone il cui segno zodiacale è Allosauro.
Individuo fedele, serio e schivo, come l'animale eponimo l'Allosauro ha la tendenza a essere trascurato in favore di dinosauri più trendy (per esempio il velociraptor) tanto da essere erroneamente ritenuto estinto. Pertanto deve di continuo ricordare agli altri che esiste e quale sia il suo ininterrotto contributo alla comunità. L'altrui dimenticanza spesso si concretizza nel mettere il suo nome più in piccolo degli altri sui manifesti o nell'effettuare in ritardo i pagamenti per il suo lavoro.
Inoltre, come il suo animale eponimo (smentitemi pure se conoscete qualche allosauro pigro), è un lavoratore instancabile dotato di grande spirito di sacrificio, motivo per cui viene chiamato di continuo a risolvere situazioni critiche dopo che altri dinosauri ne hanno combinata una delle loro. La naturale pazienza dell'Allosauro viene abitualmente travisata, dimenticando un dettaglio fondamentale: come la polizia fantozziana, a un certo punto l'Allosauro si incazza.

Preparai dunque le previsioni per l'Allosauro dell'anno successivo. Devo dire che, alla fine, l'oroscopo si rivelò molto simile a quello della Vergine, che ogni anno si può riassumere in: "Vedrete che stavolta andrà meglio". Giustissimo: per esempio, le previsioni per il 2020 assicuravano che quello sarebbe stato l'anno fortunato della Vergine, infatti per parecchi mesi lo slogan fu "Andrà tutto bene". Devo dire che, malgrado le difficoltà, se non nell'arco di dodici mesi, in quello di una dozzina d'anni la situazione è nettamente migliorata, a parte alcuni dettagli trascurabli come guadagnare ancora meno di allora. Tuttavia c'è una profezia dell'Allosauro che ancora non si è realizzata, forse perché coinvolgeva troppe persone di segni zodiacali non autogestiti.
Auspicavo infatti che i librai incapaci perdessero il posto per essere sostituiti da persone competenti; che i promotori editoriali vedessero finalmente la luce e decidessero di espiare le loro colpe, chi ritirandosi in convento, chi piazzando almeno trenta copie dei miei titoli in ogni libreria; che i marketing manager editoriali fossero costretti per legge a rendere conto del loro operato e che quellii che avevano fatto carriera chiudendo collane e facendo licenziare persone preparate potessero scegliere l'onorevole via del seppuku (poiché i superstiti sarebbero stati ben pochi, si sarebbero finalmente aperte nuove posizioni lavorative per persone serie e intelligenti); e infine che gli editori manifestamente inadatti si ritirassero in apposite stanze imbottite senza fare più danni. Tutto ciò, come si vede, non è mai avvenuto. Tant'è che ancora oggi constato gli stessi problemi di allora quando ho a che fare con l'editoria tradizionale "da libreria", ossia non quella che lavora sulle edicole o sulle librerie online in cartaceo e ebook.
Un interessante volume cui ho collaborato insieme ad altre due persone risulta essere stato pubblicato "il 20 novembre 2023", ma le copie sarebbero in magazzino (non però in distribuzione) da un paio di giorni prima di Natale. Da allora sta raccogliendo una quantità da record di recensioni positive sulle pagine di prestigiosi quotidiani - dunque qualcuno è anche riuscito a leggerlo - senonché è tuttora introvabile in libreria e reperibile soltanto sul sito dell'editore, mentre su Amazon figura come "generalmente spedito entro 3-7 mesi" (affrettatevi: il Natale 2024 si avvicina!) e su IBS.it è classificato "attualmente non disponibile". Spero che l'editore si ricordi di metterlo in commercio nel corso del nuovo anno, perché mi si dice che il mio contributo al volume sia tra le cose migliori che io abbia mai scritto in un trentennio di pubblicazioni. In ogni caso, come concludevo a suo tempo nel mio auto-oroscopo, "il benessere dell'Allosauro è anche il benessere dell'umanità. Impara ad amarlo e tutelarlo. È nel tuo interesse. Quando non ci sarà più, ne sentirai la mancanza. Buon anno".

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

martes, 19 de diciembre de 2023

Vita da pulp - Novelization dietro le quinte


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

I tre libri di Diabolik che vedete qui sopra, frutto di vari periodi di lavoro nell'arco di oltre tre anni, sono soprattutto il coronamento di qualcosa che è cominciato oltre un ventennio fa. Nel novembre 2002 uscì Diabolik-La lunga notte, il primo dei miei romanzi originali sui personaggi dei fumetti creati da Angela e Luciana Giussani. Quello stesso anno avevo pubblicato anche il mio primo romanzo originale basato su Martin Mystère di Alfredo Castelli, quindi ero già alla mia seconda esperienza nella narrativa chiamata tie-in, vale a dire collegata a qualcos'altro.
È molto diffusa nel mondo anglo-americano: ci sono romanzi e racconti originali che riprendono personaggi e universi di fumetti, videogiochi, film e serie tv. Fanno parte della categoria anche le novelizations, in questo caso romanzi non originali ma basati su sceneggiature cinematografiche. Immagino che, come in qualsiasi tipo di narrativa di intrattenimento, la qualità possa variare a seconda di come i libri vengano scritti, ma ho idea che la critica non li abbia mai visti di buon occhio: rammento che il termine fu usato con accezione negativa su Time in una recensione di Ufficiale e gentiluomo: "Hanno fatto il film direttamente dalla novelization", come a dire "il sottoprodotto di un sottoprodotto".
Piano con le etichette. Se si applicassero termini moderni alla grande letteratura, si potrebbe dire che l'Iliade è un poema di exploitation del filone epico-mitologico e che l'Odissea ne è uno spin-off, così come l'Eneide. E vogliamo parlare di Matteo Maria Boiardo, autore dell'Orlando innamorato, reboot de La Chanson de Roland, o di Ludovico Ariosto, che con l'Orlando furioso ne scrisse il sequel? Oppure di William Shakespeare, maestro del remake di storie altrui?

Come appassionato di narrativa popolare in tutte le sue forme, ho sempre pensato che trasformare una sceneggiatura in un romanzo fosse una sfida interessante. Si parlava da tempo di un film di Diabolik e, dopo avere pubblicato La lunga notte, mi candidai subito per la novelization. Al gusto della sfida si sarebbe unito il piacere di tornare a lavorare sull'appassionante universo delle sorelle Giussani. Il film di vent'anni fa però non vide mai la luce, così come la serie televisiva di cui si parlò un decennio più tardi. Nel frattempo scrissi altri tre romanzi originali: Diabolik-Alba di sangue, Diabolik-L'ora del castigo ed Eva Kant-Il giorno della vendettaMa finalmente nel 2019 i Manetti bros. girarono Diabolik-Il film. Nella primavera del 2020 (in pieno lockdown) tornai alla carica con la mia idea: Diabolik meritava una novelization. Poiché il progetto in realtà era quello di una trilogia cinematografica, alla fine i romanzi sono diventati tre, usciti in contemporanea con i film. Tutti e tre i libri - Diabolik, Diabolik-Ginko all'attacco e Diabolik, chi sei? - sono ora disponibili in edicola sino alla fine di gennaio 2024, ma possono essere ordinati anche sui siti Gazzetta Store e Prima Edicola.
L'esperienza è stata ancora più interessante di quanto mi aspettassi. In primo luogo, mi sono trovato in perfetta sintonia con i Manetti bros.: l'ambientazione dei loro film in un'epoca ideale tra fine anni Sessanta e inizio Settanta è la stessa dei miei romanzi, la loro scelta delle storie a fumetti su cui costruire le sceneggiature chiude la trilogia con Diabolik, chi sei?, che si svolge poco prima dell'inizio del mio Diabolik-La lunga notte. Neanche ci fossimo messi d'accordo, i tre romanzi dei film sono il prequel della mia serie originale e ora di fatto esiste una saga composta da sette libri.
In secondo luogo, se per Diabolik-Il film mi sono basato sulla sceneggiatura e su varie foto di scena, integrandole con elementi ripresi dalle diverse versioni della storia a fumetti, per i due episodi successivi abbiamo sperimentato qualcosa di diverso: ho lavorato sulle liste dialoghi e direttamente sui film (seppure in un montaggio non ancora definitivo), assimilando atmosfere e dettagli così come si vedono sullo schermo; e anche in questo caso ho recuperato ulteriori elementi dalle storie a fumetti.

Passare dal cinema al romanzo non è così immediato come si potrebbe pensare e, se lo fosse, oggi non avrebbe senso farlo, visto che il pubblico può vedere e rivedere direttamente il film su una piattaforma digitale o in dvd. Il romanzo deve dare qualcosa di più e di diverso. Quarant'anni fa mi resi conto che per apprezzare in modo assoluto il film Blade Runner occorreva leggere il romanzo originale di Philip K. Dick da cui era stato tratto, Il caccatore di androidi (come fu intitolato nella prima edizione italiana). Una novelization ben fatta deve avere lo stesso effetto anche se il percorso è inverso. Il libro deve espandere l'esperienza del film.
In un film sarebbe ingombrante esporre in modo completo certe situazioni o spiegare ogni minimo dettaglio, aspetti che invece devono essere sviluppati, chiariti e risolti in un romanzo. Ecco perché nei tre libri ci sono sottotrame e sviluppi che non si vedono al cinema. Le leggi della narrativa sono diverse da quelle dello schermo, il che rende la novelization un'esperienza complementare, che dev'essere interessante da leggere come da scrivere.
Ma c'è anche da rispettare l'aspetto tecnico della scrittura: per dirne una, in un certo capitolo ci si aspetta che il punto di vista sia quello del personaggio principale in scena, ma non posso rivelare che in quel momento Diaboik ne abbia assunto le sembianze; pertanto devo fare in modo che chi legge pensi una cosa ("È una certa persona") quando invece è un'altra ("È Diabolik travestito!") In sostanza, come dico sempre in questa rubrica, per affrontare certi tipi di narrativa occorre conoscerne le metodologie... e aggiungere un pizzico di inventiva.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game

jueves, 14 de diciembre de 2023

Vita da pulp - Superscrittori con superproblemi

A. C. Cappi, oggi

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Molti pensano che sia facile scrivere, ma chi lo fa per professione - che si occupi di narrativa o sceneggiature per vari media - affronta problemi di cui solo la gente del mestiere può rendersi conto. Pressappoco in questi giorni venti anni fa, al Noir in Festival, partecipai a una memorabile conversazione via satellite con Stan Lee, ideatore di molti personaggi della Marvel Comics e icona lui stesso del fumetto made in USA. Parlando degli anni Sessanta - epoca in cui scriveva e curava parecchie serie simultaneamente oltre a una gran quantità di storie autoconclusive - rammentava la difficoltà di ricordarsi i nomi dei personaggi, anche quelli principali. Ne presi nota, perché all'epoca lavoravo su due mie serie del "Kverse", Medina e Nightshade, e da qualche tempo collaboravo con Martin Mystère e Diabolik, che richiedevano di tenere a mente vari aspetti delle rispettive continuity. Infatti, vent'anni più tardi, capisco perfettamente le difficoltà di Stan "the Man". Parafrasando un suo celebre slogan, i superscrittori hanno superproblemi.
Quando si scrive un romanzo singolo e autoconclusivo è relativamente semplice tenerne i fili, specie se per un certo numero di settimane si lavora principalmente (anche se non esclusivamente) a quello. Si crea un piccolo mondo nella mente e ci si va a vivere. Il discorso cambia nel momento in cui si scrivono parecchie serie contemporaneamente, passando di continuo dall'una all'altra, anche se appartengono allo stesso "universo". Lo vedo già con il mio "Kverse", che nel tempo si è allargato: nell'arco di trent'anni di pubblicazioni sono comparsi numerosi personaggi, in varie epoche, ognuno con la sua storia personale da tenere presente.
Vi capita mai, quando guardate una serie televisiva, di trovare riferimenti a qualcosa o qualcuno che si è visto in una stagione precedente, per esempio tre o quattro anni fa, che non vi ricordate più? Ebbene, succede anche a chi le storie le scrive. Ciò comporta impegni supplementari. Da una parte come autore mi vado a rileggere quello che ho scritto anche anni prima, per essere coerente; dall'altra, pensando al pubblico, cerco sempre di accennare ai punti chiave di quanto è successo nel passato, in modo che il singolo romanzo sia fruibile anche da chi non abbia letto o semplicemente non ricordi l'episodio precedente.

Le cose si complicano ancora di più quando si scrivono serie o serial di episodi più brevi di un romanzo, che ci riportano allo spirito del feulleton o delle pubblicazioni pulp degli anni Venti-Trenta, ossia la grande e sempre disprezzata narrativa popolare di genere. Tuttavia l'impresa è ancora relativamente facile quando si scrive un ciclo per volta. Nella seconda metà degli anni Novanta collaborai a diverse collezioni di videocassette: per Il grande cinema di Federico Fellini scrivevo ogni volta uno o due pezzi sul singolo film e una puntata della biografia del regista; per Il mito Clint Eastwood realizzavo, se non ricordo male, tutti i testi del fascicolo, compresa la storia a puntate del mito in questione; per The X-Files Collection, poiché non si poteva usare materiale relativo alla serie tv in quanto già opzionato da un altro editore, ero di fatto l'autore di un'intera minirivista intitolata Dimensione Ignoto, con dossier su fatti storici, fenomeni misteriosi ed elementi di cultura popolare citati nei telefilm. Restavano le ultime due pagine, che occupavo con un romanzo a puntate sullo stesso filone, Silent Invasion, sotto lo pseudonimo Andrew Cherry per distinguerlo dalla parte di non-fiction firmata Andrea Carlo Cappi.
Il progetto di Dimensione Ignoto inizialmente riguardava solo le prime stagioni di X-Files, ma quando si stava arrivando alla fine si seppe che le uscite sarebbero state prolungate di quasi altrettanti numeri. Perciò, proprio quando mi stavo apprestando all'atterraggio, risollevai la trama di Silent Invasion perché riprendesse quota. Un vero autore pulp trova sempre il modo di cavarsela senza prendere per i fondelli il pubblico. Tra parentesi, nell'edizione spagnola della collezione venivano usati gli stessi testi di Dimensione Ignoto, tradotti in castigliano, ma i credits di autore e redazione italiani venivano rimossi, sostituendoli con quelli dei redattori catalani che se ne prendevano tutti i meriti; si salvò solo il misterioso Andrew Cherry, forse nel timore che potesse essere un vero e importante autore americano, e facesse loro causa se fosse stato tolto il suo nome.
A proposito di serial, sempre vent'anni fa - come ricordavo di recente - andò in onda la serie radiofonica Mata Hari interpretata da Veronica Pivetti, grazie alla quale con gli altri due sceneggiatori (Arturo Villone, anche produttore e regista, ed Elena Del Mastro) raggiunsi un pubblico di milioni di persone. Qui il lavoro fu semplice, perché mi erano state assegnate le puntate relative a periodi precisi della (romanzata) biografia della protagonista. Poiché si sa che alla fine muore, non c'era obbligo di sequel.

Allo spirito del feuilleton si ispirava il mio primo serial dedicato a Martin Mystère, Il Codice dell'Apocalisse, nel senso che negli ultimi mesi del 2000 fu pubblicato dal lunedì al venerdì "in appendice" al primo quotidiano italiano esclusivamente online, ilnuovo.it. Ma c'era qualcosa in più, perché se non ci sono superproblemi manca il senso della sfida: ogni puntata era ambientata nello stesso giorno dell'uscita, con riferimenti a notizie del momento (opportuni link ipertestuali rimandavano a siti riguardanti fatti e luoghi citati); ogni venerdì appariva inoltre una puntata supplementare, collegata alla trama ma ambientata in un'altra epoca; al lunedì successivo la storia riprendeva da quello stesso giorno, con il protagonista che nel weekend, "fuori campo", si era spostato da una città all'altra per sventare l'Apocalisse imminente. Insomma, una minaccia narrata in tempo reale e inserita nel contesto di un quotidiano, in un rimando continuo tra verità e finzione. Tolto Orson Welles con La guerra dei mondi in diretta, non mi risulta che nessuno al mondo si sia cimentato in un'impresa del genere.
Per questa ragione, oltre che dei miei "romanzi di Martin Mystère" propriamente detti (e siamo a sette, sei dei quali pubblicati in edicola in una collana dedicata di Sergio Bonelli Editore) sono diventato anche l'autore dei serial che dal 2021 vengono pubblicati in appendice agli albi mensili del personaggio. Dopo Il potere del Falco e Zona Y, in cui mi sono cimentato in formule molto particolari, dal luglio 2023 ne Le Tavole del Destino sono tornato a regole più tradizionali: una continuing story con il Martin Mystère degli anni '70, che arriva nel volgere di qualche puntata alla conclusione di una delle sottotrame - giusto per dare qua e là un punto di arrivo al pubblico - ma deve fare i conti con nuovi sviluppi. Tutto ciò fino alla puntata finale in uscita nell'agosto del 2024, da poco consegnata all'editore. Il lavoro - spiego ai profani - è molto più complesso rispetto a un romanzo delle stesse dimensioni: ogni episodio, con una lunghezza precisa in numero di battute, deve dare al pubblico la sensazione di un passaggio importante e chiudersi con un finale che mantenga vivo l'interesse per l'appuntamento successivo; e, naturalmente, aprirsi sempre con un riassunto che permetta di ricordare gli aspetti principali di mese in mese (da Zona Y in poi sono io stesso a scriverlo). Se l'autore è il primo a dimenticarsi cos'ha scritto settimane o mesi prima, si può rendere conto che non deve permettere al pubblico di perdere il filo.
Ma in questo periodo ho consegnato anche la dodicesima puntata (che esce a febbraio) del serial Dark Duet, un ciclo di romanzi brevi che sto scrivendo dall'estate del 2019, pubblicata in ebook nella collana "Spy Game" di Delos Digital. Come spiegavo in un articolo precedente, qui ho a disposizione un numero maggiore di pagine per ogni episodio e posso permettermi una narrazione più estesa. Ma, dato che passano diverse settimane tra una uscita e l'altra (con puntate scritte a volte di seguito, a volte a distanza di mesi tra loro), prima di tutto comincio il lavoro ripassando i miei ultimi episodi, poi apro ogni numero con un riassunto; e in chiusura lascio aperto il cammino ancora da percorrere. Resta qualche mese prima di arrivare alla fine del primo ciclo di Dark Duet, ma è proprio ciò che ormai viene accettato universalmente nell'ambito delle serie tv tanto amate dal pubblico. Che non esisterebbero, senza persone capaci di gestire narrazioni a lungo termine, esattamente come quelle dei feuilleton, delle grandi saghe del vecchio pulp, dei fumetti e dei libri tascabili. Anche se a volte il superlavoro crea superproblemi, di gente che sappia fare certe cose c'è ancora bisogno.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

lunes, 11 de diciembre de 2023

"Bandida": buon sangue non mente


Recensione di Fabio Viganò

Esistono sia li bene che il Male. Sickrose è decisamente interprete d’eccellenza del Male! Scrivere il sostantivo Male con la lettera maiuscola non crediate rappresenti errore d’ortografia. È una sottolineatura rafforzativa.
Sickrose - Bandida, l’ultima fatica di François Torrent (alias Andrea Carlo Cappi) nella collana Segretissimo di Mondadori, tra il lusco e il brusco è ambientata decisamente nella narrazione del Male. Cappi conosce la Storia come conosce il Male. La Storia, come la verità, non può essere rinnegata né tantomeno sovvertita. La Storia è la verità della vita degli esseri umani. La Storia, come il bene o il Male, siamo noi a scriverla giorno dopo giorno.
La Storia è fatta d’informazioni. Le informazioni storiche non possono essere rappresentate dal mero nozionismo fine a se stesso. Le informazioni storiche sono rappresentate da fatti, date, eventi che si traducono talvolta in omicidi o stragi. Omicidi e stragi che creano la Storia, che interpretano il Male assoluto dell’umanità. In Bandida i fatti narrati, anche se romanzati, rappresentano la Storia.
Rosa Kerr, nome di battaglia Sickrose, è ben calata nel proprio mondo, dove si sa giostrare nel vortice spietato e complesso del crimine organizzato a livello internazionale. D’altro canto stiamo parlando di un’ex agente segreta al soldo della CIA. Rosa recita il suo macabro ruolo nel teatro del Sud America. Recita bene, fin troppo! Il crimine sta a Sickrose come le mazzette stanno ai politici corrotti, capaci poi di insegnare agli altri cosa siano il Bene o il Male. D’altro canto, nel suo caso specifico, si può senza ombra di dubbio asserire che “buon sangue non mente”: il padre era legato a un grosso narcotrafficante conosciuto come “El Rey de la Cocaìna”, lei è una specialista dell'infiltrazione.
Cappi è capace, in questo romanzo particolarmente difficile da analizzare e gestire per le tematiche affrontate, di far intravedere tra le righe dell’ordito verità nascoste e attuali. Non voglio svelarvi oltre del romanzo Bandida, da Segretissimo Mondadori. Vi lascio solo una certezza che tutti abbiamo nella vita, oltre alla morte: la curiosità!

Sickrose - Bandida Segretissimo Mondadori n.1674
In edicola, solo sino a fine dicembre 2023.
Disponibile anche in ebook su MondadoriStore, su Amazon, su ibs.it e tutte le principali librerie online


La quarta di copertina:
La sicaria internazionale Rosa Kerr alias Sickrose decide di investire i soldi dell'ultimo colpo e vivere ai Caraibi. Ma il faccendiere russo cui si rivolge a Nassau ha bisogno di lei per risolvere vecchi e nuovi conti in sospeso. Tutto ruota intorno a Leonov, l'uomo che per decenni ha dettato legge in America Latina per conto del Cremlino e che ora si è impadronito di una miniera d'oro in Venezuela. Dietro il paravento di attività commerciali operano servizi segreti e gruppi mercenari, in un oscuro intreccio di affari e strategie geopolitiche. Da Managua a una spiaggia sul Pacifico, da Caracas fino a una città senza nome nella foresta amazzonica, Sickrose segue una pista che la condurrà alla sua sfida più rischiosa.

martes, 28 de noviembre de 2023

Vita da pulp - Licenza di tradurre


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Riprendo l'argomento delle traduzioni dal post precedente. Come dicevo, si tratta di esperienze personali, che tuttavia possono far capire certi meccanismi tanto a chi si limita a leggere, quanto a chi vuole intraprendere il mestiere.
Per esempio, come e quando sono diventato un traduttore? Se la mia vocazione per la scrittura è databile alle elementari, quella per la traduzione è una scoperta dei tempi del liceo, all'inizio degli anni Ottanta: durante l'ora di inglese capitava di leggere un brano di letteratura al momento e di farne subito dopo la traduzione ad alta voce; quindi, perché non cercare di farla in modo che anche in italiano suonasse come un brano letterario? Mi accorsi che era una sfida interessante e annotai mentalmente il fatto che ne fossi capace.
Ci ripensai alla fine del decennio: speravo che lavorare come traduttore mi salvasse dal vicolo cieco universitario in cui mi ero ficcato e che nulla aveva a che fare con la letteratura. Ebbi la possibilità di fare una prova di traduzione per Il Giallo Mondadori - ovviamente una delle mie letture preferite - e ricevetti le fotocopie di una ghost story di Ruth Rendell, il racconto che veniva assegnato a chiunque si candidasse. Non c'erano indicazioni su "come" dovesse essere fatta la traduzione: restando molto fedele oppure prendendosi qualche licenza? Probabilmente il risultato fu una via di mezzo insoddisfacente, ma di sicuro trovai un modo originale per tradurre il titolo. Quando dopo diverso tempo sollecitai una risposta, fu negativa: "Abbiamo bisogno di persone che riscrivano il testo", comunicò il redattore. Una frase da non dire assolutamente a un traduttore, perché rischia di istigarlo a diventare un "traditore"; forse era il suo modo di esprimere il concetto di "riscrivere il testo senza tradirlo, come se fosse stato concepito in italiano".

Arriviamo al 1994, circa sei mesi dopo il mio esordio come autore di racconti su Il Giallo Mondadori. Trovai lavoro in redazione come revisore di traduzioni altrui, il che, oltre a scrivere la quarta di copertina e le indicazioni per l'illustratore, implicava che a volte ritraducessi alcuni passaggi, per esempio citazioni, frasi di slang o giochi di parole rimasti incompresi. Nel frattempo in segreto io stesso diventavo una traduttrice (una storia che ho già raccontato in un post di questa rubrica): in sintesi, mi ero proposto come traduttore presso un marchio editoriale specializzato in romance, ma ero stato ignorato perché non sono una donna; quindi ci riprovai usando una controfigura femminile; mi fu immediatamente assegnata una prova di traduzione e per anni fui una delle loro traduttrici più richieste.
Continuavo intanto a collaborare come editor e revisore per la redazione mondadoriana del Giallo e di Segretissimo. Nella primavera del 1995 notai su una scrivania Seafire di John Gardner, l'autore che ai tempi scriveva i romanzi di 007. La traduzione non era ancora stata assegnata. Come lettore appassionato di James Bond - su cui in futuro avrei scritto vari libri di non-fiction e un saggio in inglese pubblicato negli USA - avevo idee precise su come andassero tradotti (Si veda il mio discorso sul registro linguistico in un altro post di questa rubrica.) Con le mie argomentazioni, convinsi la capo-redattrice Luciana Leoni a darmi l'incarico. Il libro uscì come Mai giocare col fuoco (non sempre sono i traduttori a decidere i titoli italiani) e mi trovai a firmare autografi sulle copie per i fan di 007, a quanto pare molto soddisfatti del mio lavoro. Da allora ho tradotto, e in qualche caso ritradotto, parecchi libri di James Bond e un paio di testi di Fleming. A proposito: lo scorso 14 novembre è uscita da La Nave di Teseo una nuova edizione di un bel libro di viaggi scritto da Ian Fleming, Thrilling Cities, con il quale ho una lunga storia, cui ora si è aggiunto un nuovo capitolo. Ove si dimostra come un traduttore possa diventare anche un cercatore di piccoli tesori.

Per lungo tempo l'amico Edward Coffrini Dell'Orto - noto appassionato di James Bond con cui ho firmato diversi saggi sull'argomento - e io avevamo sentito parlare di un racconto di Fleming intitolato 007 in New York, apparso nel 1963 e introvabile da tempo. Sapevamo però che era stato pubblicato nel volume Thrilling Cities; per la precisione nella versione USA del 1964 e successive riedizioni; non mi risulta che sia stata inclusa in quelle britanniche. Nel 1999 Edward riuscì a trovarne una copia e potei finalmente leggere il racconto che, come Un quantum di sicurezza, (Quantum of Solace, 1959) era una storia di atmosfera, non di azione, ma tipicamente fleminghiana. Convinsi Edizioni Addictions ad acquisirne i diritti dalla Ian Fleming Publications Ltd. - che detiene i diritti letterari di opere e personaggi dello scrittore - per il secondo numero di M-Rivista del Mistero, di cui ero direttore editorialePer lo stesso numero acquisii e tradussi anche un'altra storia di 007, Morte in una notte di mezza estate (Midsummer Night's Doom, 1999) di Raymond Benson, che credo sia stata pubblicata in italiano solo in quella occasione.
Ma la vera notizia era l'uscita nella primavera del 2000 di 007 a New York, unico racconto di Ian Fleming che non fosse mai stato pubblicato in Italia. Ho il sospetto che i gestori dei diritti nel Regno Unito se ne fossero scordati per quasi quarant'anni, fino al momento in cui ne avevo richiesto i diritti: di lì a poco infatti la storia fu ripubblicata su una rivista britannica, quindi inclusa nel volume della Penguin Quantum of Solace (2008, raccolta di tutti i racconti di Fleming in occasione dell'uscita dell'omonimo film e del centenario della nascita del romanziere), infine inserita nella nuova edizione della raccolta Octopussy and The Living DaylightsMi era rimasto tuttavia un conto in sospeso:Thrilling Cities restava l'unico libro di Ian Fleming ancora inedito in Italia.
Negli anni della Bondmania l'autore era così famoso che oltre ai libri di 007 Garzanti aveva pubblicato anche il suo altro volume di non-fiction, Il traffico dei diamanti (The Diamond Smugglers, 1957). A maggior ragione doveva destare interesse Thrilling Cities, che nel 1963 raccoglieva in volume due serie di articoli scritti per il Sunday Times nel 1959 e nel 1960. Eppure il libro da noi era rimasto inedito. Forse per evitare polemiche: nel capitolo in cui Fleming racconta il suo viaggio tra Napoli e Capri non risparmia le critiche, forse un po' snob ma non certo prive di fondamento. Va detto che nello stesso libro Fleming sparge vetriolo pure quando parla di New York: proprio per questo nell'edizione americana fu aggiunto il racconto in cui il suo alter ego James Bond vede anche il lato buono di quella città.

Ebbene: volevo pubblicare quel libro in Italia e ne ebbi occasione nel 2006, nella triplice veste di direttore editoriale, traduttore e autore della foto di copertina. La Ian Fleming Publications Ltd. mi inviò per la traduzione la prima edizione USA del 1964. Il testo era, salvo minimi dettagli, identico alla versione britannica, ma in quella particolare edizione era incluso il racconto 007 a New York, che ripubblicai nell'edizione italiana. In appendice inserii un apparato di note, dato che i numerosi riferimenti a fatti e personaggi di attualità tanto nel 1959-60 (l'epoca degli articoli) quanto nel 1963-64 (gli anni in cui il libro uscì in UK e USA) potevano essere sconosciuti al pubblico di oggi. L'uscita fu accolta da una bella pagina di Corrado Augias su La Repubblica. Ma intorno al 2012 il libro scomparve insieme alla casa editrice e a tutti i titoli che aveva pubblicato. Per fortuna qualche mese fa si è fatta viva La Nave di Teseo, intenzionata a riproporre Thrilling Cities e ad acquisire i diritti della traduzione, di mia proprietà.
La nuova edizione è a cura di Massimo Bocchiola, che ha rivisto la mia traduzione sulla base di una versione britannica che corrisponderebbe a un author's cut di Fleming, in quanto "il testo originale..." scrive nella sua prefazione, "in edizioni successive era stato rivisto a uso di ipotetici turisti bisognosi di mete (alberghi, ristoranti, luoghi di svago)". Per essere sincero, dato che l'edizione su cui ho lavorato io era uscita solo a un anno da quella britannica, le sezioni relative alle informazioni turistiche mi sembrano immutate; e, fedelmente alla versione britannica, non appare il racconto 007 in New York. Né sono riportate le mie note in appendice del 2006, quindi il pubblico dovrà darsi da fare parecchio su Wikipedia per capire molti riferimenti.
Non sono insomma del tutto sicuro, come invece afferma il nuovo curatore, che Thrilling Cities compaia "qui per la prima volta in italiano come lo aveva scritto Ian Fleming". Posso dire però che una revisione competente può spesso migliorare una traduzione. E che La nave di Teseo ha due meriti importanti: mi ha pagato i diritti e ha riportato in vita un lavoro cui tenevo molto e che temevo ormai perduto, due cose che non capitano troppo spesso nel mondo dell'editoria.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

domingo, 26 de noviembre de 2023

Aldo Lado, ultimo ciak

 
Aldo Lado in una foto di A. C. Cappi

Ricordi sparsi di Andrea Carlo Cappi

Pregustavo l'ormai tradizionale telefonata per il suo compleanno - sarebbe stato l'ottantanovesimo - il 5 dicembre, dopo che non ci sentivamo dalla scorsa estate, ma purtroppo non ce n'è stato il tempo. Ho conosciuto il grande regista (oltre che sceneggiatore e produttore) Aldo Lado nel 2014 a un incontro da Bloodbuster nel periodo in cui ancora abitava a Milano; ci siamo poi rivisti in varie occasioni, una delle quali ancora da Bloodbuster per la presentazione del suo I film che non vedrete mai, raccolta commentata di suoi progetti cinematografici che non avevano mai visto la luce.
Riconoscibile dal cappello "vissuto" sempre in testa e dall'immancabile sigaretta, negli ultimi anni è divenuto attivissimo come scrittore. Stretta subito un' amicizia, condivisa con Andrea G. Pinketts e Stefano Di Marino, leggevamo ognuno i libri dell'altro: lui si è appassionato ai romanzi di Toni Black, io sono rimasto molto colpito dal thriller Il mastino, firmato con il vecchio pseudonimo George B. Lewis, il cui protagonista è un suo tenace alter ego. Nel 2018 ho organizzato altri suoi incontri con il pubblico, per Ribs and Books a Milano e Wine and Words ad Andora, portandolo poi come ospite nel 2021 al Festival Torre Crawford di San Nicola Arcella, dove oltre a conquistare come sempre tutti i presenti con la sua verve e gli aneddoti di una vita di cinema, rivelò i retroscena personali riguardanti la genesi de L'uccello dalle piume di cristallo,
Del resto Aldo Lado è, se non il padre, una delle figure più importanti della stagione cinematografica nota nel mondo come Italian Giallo e in quanto tale uno dei registi prediletti da Quentin Tarantino. I suoi La corta notte delle bambole di vetro e Chi l'ha vista morire? sono due titoli fondamentali nel filone; spesso vi viene fatto rientrare anche L'ultimo treno della notte, altre volte assimilato al sottogenere rape and revenge o al tema anni Settanta dei "giustizieri", mentre io l'ho sempre visto come un film fortemente politico... e in questo Aldo era solito dire che sono "l'unico che lo abbia capito".
Ma stiamo parlando anche dell'autore che ha esordito come aiuto regista de Il conformista di Bertolucci, per poi dirigere La disubbidienza (tratto, come il precedente, da Moravia) o La cosa buffa (dal romanzo omonimo di Giuseppe Berto), affrontando il drammone di Sepolta viva e prendendo da un altro regista le redini del film di fantascienza L'umanoide. Lungo il suo percorso è stato spesso accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone, 
Anche se ricordato soprattutto per i suoi thriller, Aldo non si è voluto limitare a un unico genere, un po' per rifiuto delle etichette, un po' per non annoiarsi a fare sempre la stessa cosa. Va detto che, in Italia, se non tra i cultori e gli studiosi degli anni Settanta, forse non è neppure ricordato abbastanza, nonostante la fama mondiale, da cui l'intervista apparsa nella Repubblica Ceca (e in Italia da Edizioni Il Foglio) in un libro del critico Jan Švábenický o la trionfale accoglienza a Parigi per la presentazione di Conversation avec Aldo Lado di Laure Charcossey.
Dopo la sua partecipazione al Festival Torre Crawford, lo staff degli organizzatori voleva organizzare una serie di videointerviste con il maestro per tesaurizzare il suo bagaglio di esperienze, ma la mancanza di tempo e i suoi problemi di salute - seguiti con attenzione anche da uno dei suoi nuovi amici del festival - non lo hanno consentito. Rimangono però vari filmati, tra cui quelli basati sull'incontro a Wine and Words da cui ho ricavato cinque minidocumentari artigianali da tre-quattro minuti ciascuno, in cui Aldo racconta se stesso. E c'è naturalmente l'eredità dei suoi libri e dei suoi film, anche se non tutti facilmente reperibili, per continuare a imparare da un maestro che, per citare la frase di ieri di Mario Gazzola, ora "ha preso l'ultimo treno della notte".

jueves, 16 de noviembre de 2023

Vita da pulp - Traduttori... traditori...

Cappi al Due Fiumi. Immagine: orso_foto


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Di recente, al termine di un riuscito incontro letterario all'Albergo Due Fiumi di Sacile (Pordenone), mi sono attardato "fuori scena" a parlare di traduzioni. Il che mi ha ispirato alcuni post in cui tratterò di mie esperienze in proposito nell'arco di quasi trent'anni: sono fatti personali ma, come si vedrà, possono essere di un certo interesse sia per chi legge, sia per chi vuole avventurarsi in questo mestiere.
Quando si teorizza sull'argomento, riemerge la questione del "traduttore traditore", che - scopro ora su Internet in un articolo dello scrittore, saggista e traduttore Raoul Precht, perché da sempre mi chiedevo chi avesse coniato la definizione - sarebbe stata sollevata nel Cinquecento dal poeta francese Joachim Du Bellay: "mauvais traducteurs… vraiement mieux dignes d’estre appellés traditeurs que traducteurs", scriveva severo questi nel 1549 nella sua Déffense et illustration de la Langue Francoyse (sic) riferendosi peraltro ai "cattivi traduttori". 
Innanzitutto, la traduzione è sempre, in qualche modo, un tradimento: il testo è redatto in una certa lingua e solo chi l'ha scritto (purché sia realmente poliglotta) potrebbe riscriverlo in un'altra. Una traduzione è, inevitabilmente, un'interpretazione del testo originale. Oltretutto per chi traduce sono sempre in agguato non solo possibili sviste (siamo esseri umani, dopotutto) ma anche termini appartenenti a linguaggi tecnici talvolta desueti, espressioni locali assenti nei vocabolari, allusioni a notizie note al pubblico di un certo luogo in un certo periodo ma pressoché sconosciute da noi. In certi casi ci si trova in situazioni senza uscita.

Un esempio: nel 2014 ho ritradotto il romanzo di Kingley Amis Il colonnello Sun (Colonel Sun, 1968, firmato all'epoca sotto lo pseudonimo "Robert Markham"), prima storia di James Bond scritta su licenza dopo la morte di Ian Fleming. L'avevo letta nell'edizione italiana da Garzanti del 1970, ma feci bene a consigliare all'editore una ritraduzione: mentre lavoravo, tenevo d'occhio la vecchia versione italiana, sempre in base al concetto: "Se c'è qualche dettaglio legato a quel periodo, il traduttore di allora l'avrà colto, a me potrebbe sfuggire". Invece fu il contrario.
Il mio predecessore si era trovato di fronte ad alcuni passaggi impossibili, se non erro riguardanti termini indecifrabili del gioco del golf e antiquate espressioni marinare, e aveva dovuto tirare a indovinare (sbagliando, come ebbi modo di scoprire). Mentre io, lavorando nell'era di Internet, ero avvantaggiato: potevo consultare glossari e dizionari online, trovando il significato corretto di espressioni inaccessibili a un traduttore del passato. Internet mi viene spesso in aiuto: anni fa, dovendo tradurre il libro di una diva diciassettenne della tv argentina, solo esplorando forum giovanili online di quel Paese scoprii che una parola per me incomprensibile voleva dire semplicemente "jeans".
Tengo a precisare che, avendo tradotto anche opere per nulla immortali (se non si è ricchi di famiglia bisogna lavorare per vivere), non sono considerato un "traduttore letterario". Nondimeno ho tradotto anche libri di una certa complessità. Sono stato proposto per il Premio Cervantes per L'uomo dalle formiche in bocca di Miguel Barroso e ho rappresentato sul palco del Premio Bancarella Matilde Asensi, finalista per Iacobus: candidatura che ritengo anche un po' mia, dato che chi legge un libro straniero in italiano legge le parole scelte del suo intermediario.

Questo è un lavoro in cui spesso, come quando si scrive un proprio libro, occorre documentarsi. Un traduttore non può sapere tuttoTornando a James Bond, quando tradussi Conto alla rovescia (Zero Minus Ten, 1997), primo romanzo della serie scritto da Raymond Benson, mi trovai di fronte alla descrizione dettagliata di una lunga partita a mahjong, ricca di termini tecnici. Ebbi la fortuna di entrare in contatto con la Federazione Italiana Mahjong (che scoprii essere la più grande al di fuori della Cina), un cui esperto esaminò tutti i capitoli relativi della mia traduzione, perché non ci fossero errori.
Quando lavorai su altri libri della serie scritti da Raymond Benson, per esempio la novelization de Il mondo non basta (The World is not enough, 1999) o la nuova edizione di Tempo di uccidere (High Time to Kill, 1999), consultai il Manuale dell'ingegnere per affrontare capitoli in cui si parlava di reazioni nucleari o costruzioni aeronautiche. Lo stesso Manuale, del resto, era già stato sulla mia scrivania mentre traducevo il fanta-techno-thriller Ice Limit - Barriera di ghiaccio (The Ice Limit, 2000) di Preston & Child e talvolta ci ritorna per qualche romanzo del franchise di Clive Cussler. Ma in qualche caso manca proprio un testo da consultare.
Per I corpi lasciati indietro (The Bodies Left Behind, 2008) di Jeffery Deaver, impazzii a tradurre i lunghi capitoli in cui si parlava di una foresta nord-americana. con dovizia di riferimenti ad alberi e arbusti del luogo di cui non esistono nomi in italiano, solo quelli in inglese e quelli scientifici in latino, questi ultimi solitamente prolissi. In qualche caso si può lasciare il termine originale in corsivo, ma non quando ce ne sono a decine in pochi paragrafi. Me la cavai specificando in qualche caso solo specie o sottospecie, ma anche in questo modo mi costò parecchio lavoro. Non è stato uno scherzo nemmeno tradurre il romanzo breve Uomo in mare! (Man Overboard!, 1903) di Francis Marion Crawford nella raccolta omonima del Premio Torre Crawford 2023: vi sovrabbondavano i termini marinareschi nell'inglese di fine Ottocento e per poco più di quaranta pagine ho impiegato quasi lo stesso tempo necessario per un romanzo di media lunghezza. Riprendiamo il discorso nei prossimi post.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

domingo, 12 de noviembre de 2023

Vita da pulp - La festa degli assassini

Foto di Stefano Di Marino, 2013

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Un paio di ricorrenze di una certa importanza per la letteratura di genere italiana e, in particolare, quella milanese.
Trent'anni fa a Milano, lo scrittore Andrea G. Pinketts si faceva portabandiera della Scuola dei Duri, per dare un punto di riferimento ad autori e autrici dediti alla narrativa poliziesca e criminale nel capoluogo lombardo. Il modello, dichiarato, era il Gruppo 13 creato a Bologna da Carlo Lucarelli e Alda Teodorani reclutando come sommo nume tutelare Loriano Macchiavelli. Il mystery nazionale godeva del sostegno de Il Giallo Mondadori, che da tempo aveva istituito il Premio Alberto Tedeschi (intitolato al fondatore della collana) per il giallo italiano di ambientazione italiana e pubblicava in appendice racconti di autrici e autori italiani: come raccontavo giorni fa, la mia prima apparizione in quella collana fu appunto un racconto pubblicato a metà ottobre 1993. Ma, salvo rare eccezioni, il pubblico guardava ancora con sospetto la produzione made in Italy.
Milano, in quel periodo al centro del tifone di Tangentopoli - termine ideato dal giornalista e scrittore (noir) Piero Colaprico - aveva già come cantori nel passato Giorgio Scerbanenco e nel presente Renato Olivieri, il creatore del commissario Ambrosio. Ma aveva bisogno della spinta di Andrea G. Pinketts, che si sarebbe concretizzata in un concorso letterario e nell'antologia Crimini - Milano Giallo-nera edita da Stampa Alternativa nel 1994, sotto forma di un cofanetto contenente vari fascicoli "millelire", ognuno con due racconti. A quanto ricordo, quella fu la prima raccolta di racconti milanesi di autori vari.

Dieci anni fa, proprio in questi giorni, usciva un'antologia volta a far rivivere lo spirito della Scuola dei Duri, celebrandone il ventennale: il 12 novembre 2013 si presentava Un giorno a Milano, primo volume della collana "Calibro Nove" del marchio Novecento di Laurana Editore.
L'idea di una nuova raccolta di racconti inediti di giallo-noir milanese era nata poco tempo prima nel corso di una serata di Borderfiction Eventi all'Admiral Hotel di Milano, con ospite Paolo Roversi, che sarebbe di lì a poco divenuto direttore della collana. Data la mia esperienza come curatore di antologie, avevo ricevuto io l'incarico di occuparmene. E, doverosamente, era toccato ad Andrea G. Pinketts il compito di scriverne la prefazione. Non volevo limitarmi a riunire banalmente un certo numero di racconti ambientati a Milano, sicché avevo optato per una formula particolare, intuibile dal titolo: tutte le storie erano ambientate lo stesso giorno, nell'arco di ventiquattr'ore, con personaggi ed eventi che in qualche modo interagivano tra un racconto e l'altro. Le diverse vicende costituivano il "romanzo" di una giornata noir in città.
Il successo fu tale che non solo il volume raggiunse il primo posto nella classifica delle antologie italiane più vendute, ma l'editore giudicò opportuno realizzarne un seguito: un anno dopo uscì quindi Una notte a Milano. Riprendendo la formula del libro precedente, stavolta il "romanzo" di racconti interconnessi si svolgeva nell'arco di un'unica nottata, tra il 12 e il 13 novembre. Come frase in copertina, Pinketts scrisse che, se il 2 novembre era il giorno dei morti, il 12 novembre era la festa degli assassini. Da notare che i racconti di Francesco G. Lugli presenti nei due volumi avrebbero generato un vero e proprio universo, chiudendo il cerchio con il suo romanzo La solitudine del Minotauro, edito da Laurana nel 2023, che ne completa le trame.

Lo spirito della Scuola dei Duri continua dunque ad aleggiare sulla città e ogni tanto ritorna sotto forma di libri di carta e digitali. Un giorno ai tempi della pandemia, durante una telefonata con la giornalista e scrittrice Albina Olivati, ci è venuta l'idea per una nuova antologia milanese. Stavolta ho scelto una formula diversa: ripercorrere la Milano noir con un racconto per ogni decennio, dagli anni '50 a oggi. Con un ospite d'accezione: Giancarlo Narciso ha partecipato con un racconto (autorizzato) di cui è protagonista Duca Lamberti, il personaggio creato da Gorgio Scerbanenco, ambientato a fine anni '60 nei giorni di Piazza Fontana. La raccolta, pubblicata da Borderfiction Edizioni nel novembre 2021, si intitola Menegang - Milano noir dagli anni '50 a oggi ed è disponibile sia in volume cartaceo sia in ebook su Amazon.
Qualche decennio fa, nonostante certi gloriosi sceneggiati e la stagione cinematografica del thrilling made in Italy e del poliziottesco negli anni '70, al pubblico procurava una strana sensazione che in un libro giallo/noir si trovassero ambientazioni italiane; mentre ora - come osserva Francesco G. Lugli - c'è interesse nel leggere di luoghi noti a chi vive in una città, ma raccontati anche per chi non ci vive da autrici e autori che li conoscono bene e riescono a trasmetterne le sensazioni.
Tuttavia ancora adesso, presso alcune case editrici, vige la convinzione che da noi non si possano ambientare "certe storie" in quanto "poco credibili": ricordo che Stefano Di Marino, che ne scriveva già dal 1990, trovò qualche reticenza negli anni Duemila quando ideò la saga milanese di Gangland; alla fine quelle storie trovarono casa presso Segretissimo Mondadori con le altre avventure de Il Professionista. Eppure qualcuno pensa tutt'oggi che in Italia - tra pizza, sole e mandolini - non ci sia posto per storie cupe e realistiche, senza commissari buonisti, allegri marescialli e simpatici parroci di provincia. Ma da quanto sento in giro - sarà per il cambio climatico - mi sembra che questa convinzione cominci finalmente a vacillare.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

jueves, 2 de noviembre de 2023

Vita da pulp - Vocazione segreta


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

L'editoria ha da sempre bisogno di etichette. Quando ancora si usciva in libreria, cosa che oggi non capita a tutti, un'autrice o un autore di genere dovevano essere classificati, in modo che i loro libri fossero collocati negli scaffali opportuni... purché esistessero. Tra il 1997 e il 1998 pubblicai un paio di thriller "young adult", ma in molte librerie la categoria non era ancora contemplata, sicché quei due titoli, quando ero fortunato, si trovavano nel normale settore "gialli"; quando non lo ero finivano - con le loro cupe immagini in bianco e nero su copertine nere - in mezzo a coloratissimi libri per l'infanzia con gattini e coniglietti, dove mamme e papà non li avrebbero mai acquistati per i loro pargoli.
Tuttavia non sempre chi scrive narrativa popolare si occupa di un solo genere. Giorgio Scerbanenco nacque come autore "rosa", viene riconosciuto oggi come il padre del noir italiano, ma scrisse anche fantascienza. Isaac Asimov, come ben sapevano i lettori della mondadoriana Urania, fu uno dei più importanti autori della letteratura di fantascienza; ma, oltre ad averla occasionalmente mescolata con il mystery, pubblicò un paio di vere e proprie detective stories, apparse in Italia ne Il Giallo Mondadori. Il romanziere bestseller (oltre che sceneggiatore e regista) Michael Crichton creò il mondo di Jurassic Park - e non solo quello - ma firmò sotto vari pseudonimi un buon numero di thriller.
Tuttavia anche all'interno di un singolo genere può capitare che autrici e autori prolifici passino da una sfumatura all'altra. Se si nomina Agatha Christie (che, oltre a qualche occasionale racconto gotico, firmò anche romanzi rosa sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott) si pensa subito al whodunit, ovvero al più classico romanzo di indagine. Nondimeno, la regina del giallo ha pubblicato anche un discreto numero di spy stories. Quando si ha una fantasia iperattiva, non la si può imbrigliare in un unico genere.

Questa lunga premessa serve solo a introdurre una questione personale: "Chi sono io?" Per i lettori di Martin Mystère sono l'autore delle storie non a fumetti del detective dell'impossibile. Per gli appassionati di Diabolik & Eva Kant sono lo scrittore dei romanzi originali con la coppia criminale, cui si sono aggiunti quelli basati sui film dei Manetti bros e, ultimamente, un racconto lungo con personaggi "prima di Diabolik" che spero abbia anche dei seguiti. Ho scritto racconti e romanzi tra il giallo e il noir, ma anche storie horror, racconti umoristici, di fantascienza e fantasy (altro genere che ha un'infinità di declinazioni). Per i fan di James Bond sono stato a lungo il principale traduttore delle storie di 007 e l'autore di numerosi saggi in proposito.
Trovare una definizione precisa è piuttosto difficile. Quando una decina di anni fa Canale 5 mi chiamava al mattino per fare da opinionista sul delitto del momento, cioè parlare di un caso in base alle pochissime notizie rese note dai media, ero etichettato come "giallista".
Ma, se è vero che Agatha Christie è stata uno dei fondamenti della mia educazione al giallo, la mia principale vocazione è la spy story. Ho raccontato spesso che la mia iniziazione al thriller fu la visione all'età di sei anni di Agente 007 - Licenza di uccidere e Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock. Fu allora che decisi di diventare uno scrittore, in particolare di romanzi di spionaggio. Quindi, se proprio si deve trovare un'etichetta, quella che prevale è "autore di spy story". Dopotutto, ne stanno uscendo diverse proprio in questi giorni.

Già disponibile in ebook e prossimamente distribuito in edizione cartacea in edicola, c'è il mio ventiduesimo romanzo di spionaggio in Segretissimo, che per chi non la conoscesse e la storica collana di Mondadori dedicata a questo filone, pubblicata ininterrottamente dall'ottobre 1960. Si tratta dell'inedito Sickrose - Bandida, imperniato sulla free-lance boliviana di origine irlandese Rosa Kerr, già apparsa in numerosi episodi della mia serie Nightshade e negli ultimi due anni protagonista assoluta di Sicaria e Matadora. Da sabato 4 novembre, nella collezione dedicata da Oakmond Publishing al mio ciclo noir-spionistico denominato "Kverse", sarà in vendita su Amazon in cartaceo e ebook la riedizione di un romanzo del ciclo di Medina, dal titolo Persecutor, già pubblicato in Segretissimo nel 2014.
Inoltre quest'anno è ripresa da Delos Digital la collana in ebook Spy Game - Storie della Guerra Fredda, per la quale nel 2019 fui reclutato come scrittore dal suo ideatore Stefano Di Marino e di cui ho ereditato la direzione: oltre a curare gli episodi scritti da autrici e autori vari (l'ultimo uscito è Abn'awah-Lo sciacallo di Valentina Di Rienzo, nuova brillante firma del thriller italiano), continuo a scrivere la mia serie, una continuing story che il 20 novembre 2023 arriva all'undicesimo episodio, La trappola di Synok.
Di questo e altro si parla sabato 4 novembre 2023 alle 16.30 all'Albergo Due Fiumi di Sacile (Pordenone) in un pomeriggio di vino (in degustazione) e spionaggio (a partire dal mio romanzo Ladykill). Se siete da quelle parti, ci vediamo lì! 

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.