jueves, 30 de agosto de 2018

Kamila Shamsie e il volto del "nemico"



Recensione di Andrea Carlo Cappi


Kamila Shamsie, l'autrice di Io sono il nemico (in libreria da Ponte alle Grazie), è in Italia sabato primo settembre per partecipare al Festival della Mente di Sarzana (La Spezia): l'appuntamento è alle 19.00 al Canale Lunense della città ligure. Non sempre arrivo a consigliare i libri di cui sono stato traduttore, ma questa volta si tratta di un testo importante, soprattutto per i giorni in cui viviamo.
Dopo il primo capitolo, in cui si avvertono subito i segni dei tempi quando la protagonista viene sottoposta a un interrogatorio prima di prendere un volo dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, il romanzo della scrittrice - che vive tra il Regno Unito e il Pakistan e conosce bene entrambi i mondi - potrebbe essere scambiato per una sorta di versione moderna di Romeo e Giulietta. Invece, come si vede proseguendo nella lettura, il punto di partenza e di arrivo è tutt'altro: Antigone di Sofocle. All'autrice era stata proposta l'idea di adattare la tragedia ai nostri tempi, per il teatro. Di fatto, ne è venuto fuori un romanzo.
Isma Pasha, il personaggio principale, è una ragazza londinese di origine pakistana, sulla cui famiglia grava un peccato originale: un padre irresponsabile e assente, partito per fare l'eroe della Jihad e morto in un paese lontano. La sua ombra pesa ancora e viene usata come leva su Parvaiz, fratello minore di Isma, da parte di un giovane reclutatore jihadista: il ragazzo deve essere "l'uomo" della famiglia, non può disonorare il padre, deve andare a combattere a sua volta, anche se si tratta di filmare decapitazioni sanguinose in Siria per conto dell'ISIS. Fino a quando Parvaiz non ce la fa più e trova il modo di fuggire, nella speranza di tornare in Patria - in Gran Bretagna - passando da Istanbul.
Ma la situazione è più complessa di quanto possa apparire. Negli USA Isma, finalmente libera di riprendere gli studi dopo avere di fatto cresciuto fratello e sorella alla morte della madre, ha conosciuto Eamonn Lone, figlio di un'americana e di un politico inglese a sua volta di ascendenze pakistane. Lone padre ha fatto carriera prendendo le distanze dalla comunità di cui fa parte la sua famiglia. È considerato un integrato. E viene nominato Ministro degli Interni (tra parentesi, il 30 aprile 2018 ha assunto tale carica proprio un cittadino inglese di ascendenze pakistane, quasi il romanzo fosse stato profetico). Quando Isma e Eamonn si ritrovano a Londra, tra loro nasce una relazione. Ma il figlio del titolare degli Interni non dovrebbe frequentare una ragazza figlia e sorella di jihadisti. Gli sviluppi della vicenda mettono a confronto, in modo drammatico e mediatico, cittadini britannici con quote variabili dello stesso sangue straniero. Chi è buono e chi è cattivo? Chi rinnega chi? Dove finisce la politica e dove comincia l'etica? Chi è il vero nemico?
Sono tutte domande sollevate dal romanzo di Kamila Shamsie: domande scomode per la Gran Bretagna, che ha tanta paura dei migranti da fuggire dall'Europa, ma scorda di convivere con i figli dei figli delle proprie ex-colonie, ormai parte indispensabile ma non sempre accettata del suo tessuto sociale. Sono domande scomode anche per noi italiani, che conosciamo solo da tempi recenti un fenomeno di immigrazione degno di questo nome... e si vede come stiamo reagendo.
Sono lieto che Salani abbia accolto la mia proposta per il titolo italiano (non sempre vengono accolti i suggerimenti in tal senso dei traduttori). Home Fire, il titolo originale, evoca il "focolare" cui le donne dovevano badare intanto che gli uomini andavano in guerra. Evoca anche un "incendio" che brucia nella tua stessa casa. Ma sono sfumature che si sarebbero perse nella nostra lingua. In questo momento storico, oggi più che mai, direi che Io sono il nemico sia, per l'Italia, il titolo più consono.

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