sábado, 25 de agosto de 2018

Un pizzico di follia: vivere con un disturbo psichiatrico - 1

Illustrazione per Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di R. L. Stevenson


Quando abbiamo aperto questo blog, Fabio Viganò e io non ci siamo posti limiti di argomento e di stile. Possiamo parlare in termini scherzosi e trattare questioni serie. Possiamo pubblicare poesie, racconti, articoli, sfoghi e sproloqui. Da oggi e per alcuni giorni affrontiamo un argomento serissimo. Tra gli italiani che nell'estate 2018 hanno dato il peggio di loro stessi su Internet, inneggiando a discriminazioni o assumendo ruoli che loro non competono con l'arroganza degli ignoranti che presumono di sapere tutto senza avere letto o studiato niente, spicca questo saggio divulgativo di Fabio Viganò, che tratta invece di cose di cui l'autore si occupa da molto tempo per lavoro. È fuori moda che a parlare di certe problematiche sia una persona competente per esperienza diretta. Ma forse è il caso che lo si faccia.
Fabio Viganò si occupa di problemi psichiatrici. Non è uno psichiatra, è un infermiere molto preparato che per molto tempo ha affrontato tali problemi giorno dopo giorno, sul campo, con in mente un unico obiettivo: il miglioramento delle condizioni dei suoi pazienti. E con una visione precisa: chiunque di noi potrebbe trovarsi nella stessa situazione e, nel caso, vorrebbe avere una persona altrettanto seria e impegnata al proprio fianco. Quindi il suo approccio, nello spiegarci la materia, è al tempo stesso quello di un esperto e quello di uno di noi.
Dalla sua esperienza possiamo trarre insegnamenti che valgono oltre l'argomento. Per esempio, quando ci spiega come i farmaci non siano sempre l'unica soluzione, ma siano spesso una parte di estrema importanza della soluzione. Personalmente, ne deduco che chi esclude i farmaci dai trattamenti psichiatrici ha la stessa “lucidità mentale” di chi combatte i vaccini: gente che per un sorta di fanatismo religioso – viviamo in tempi in cui il fanatismo religioso, del tutto acritico e per giunta spesso persino privo ormai di una religione di riferimento che non siamo bufale diffuse su Internet – vuole imporre il malessere a persone che potrebbero essere guarite. Poi ci sono medici approssimativi che eccedono nei medicinali come ci sono presunti esperti di informatica che ti rendono inutilizzabile un computer sostenendo ri rendertelo più efficiente. Non per questo bisogna fucilare tutti i medici, gli informatici, o anche i magistrati o gli appartenenti a qualsiasi categoria che possa creare danno se commette errori. Dopotutto, nessuno pensa di cancellare le automobili, anche se esistono automobilisti pericolosi a loro stessi o agli altri.
Ne deduco anche un'altra cosa. Leggete i sintomi dei vari disturbi esposti da Viganò. Molti di noi vi si possono riconoscere. Non significa che siamo tutti affetti da malattie psichiatriche, ma significa che possiamo notare il confine molto labile tra noi che ci consideriamo sani (be', voi, visto che per quanto mi riguarda non ne sono poi così sicuro) e chi viene ritenuto malato. Come recita un verso di Caetano Veloso divenuto da tempo uno slogan molto azzeccato, “da vicino nessuno è normale”. Tuttavia nessuno ha il diritto di imporre la propria versione distorta della normalità a tutti gli altri. 

Andrea Carlo Cappi 





“Quale momento della vita non sarebbe triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso, senza il piacere, e cioè senza un pizzico di follia?” 


Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia 


Vademecum per la cura della persona
di Fabio Viganò


1-STATI DI ALTERAZIONE 

Amo identificare il paziente non già come tale, bensì come persona che soffre e nelle cui condizioni potrei essere io stesso. D’altro canto, non è forse vero che la vita ci impone – volenti o nolenti – l’interlocuzione, sia essa simmetrica o asimmetrica, verbale o non verbale? Ma dialogare con altre persone rientra nella vita quotidiana. 
Il discorso vale in particolare per chi è affetto da patologie di tipo psichiatrico, che possono manifestarsi per varie ragioni, inclusa a volte l'età avanzata, il che dunque non esenta nessuno di noi da questa possibilità. 

L’essere umano è, da quando nasce, in continua evoluzione, in una sorta di “dinamismo del divenire”. L'anzianità non deve però venir identificata come “capolinea della vita”, soprattutto da chi è preposto alle cure. Nel soggetto anziano si deve considerare che, oltre alle problematiche fisiche, possono insorgere patologie invalidanti che pregiudicano la qualità della vita anche da un punto di vista psichiatrico: psicosi, depressione, ansia, disturbi cognitivi, demenze possono far parte del processo d’invecchiamento. 

Tra le psicosi rientrano tanto la schizofrenia quanto il bipolarismo, definito come psicosi di tipo affettivo. Prima però di addentrarci in queste tematiche sarebbe opportuno definire come sia strutturata la personalità da un punto di vista psichico di ogni singolo individuo. 
Secondo Freud essa risulta essere costituita da tre componenti: Es , Ego e Super Ego. 
L’Es è la sede di raccolta degli impulsi istintivi. L’Ego è l’organo “esecutivo” della psiche: controlla il movimento, la percezione, il contatto con la realtà e, attraverso meccanismi di difesa, modula l’espressione degli impulsi. Il Super Ego è una sorta di “guardiano sociale” del bene e del male riconosciuti nell'ambito della comunità: costantemente e instancabilmente, svolge il controllo del comportamento degli impulsi, dei pensieri, nonché dei sentimenti. 
L’Es è presente sin dalla nascita, a differenza dell’Ego che si sviluppa, che si modella, nei primi anni della nostra vita. Freud afferma che, qualora insorgano traumi gravi in età precoce, l’Ego non potrà formarsi. In questo caso, come conseguenza, sarà l’Es a prendere il sopravvento. Ciò significa che prevarranno le pulsioni istintuali. In tal modo si svilupperà la strutturazione di una personalità psicotica. 
Avere una personalità psicotica non è necessariamente (e doverosamente) sinonimo di malattia. Soltanto scompensando, ovvero manifestando il proprio disagio, l’individuo con una personalità psicotica sfocia in ciò che può esser definito come patologico. Ne discende quindi che vi siano persone con personalità psicotica che conducono una vita serena,senza manifestazione apparente di disturbo alcuno. 
Quando la personalità psicotica scompensa, manifesta la patologia che può ritrovarsi facilmente anche nella persona anziana: la psicosi. Il prevalere dell’Es sull’Ego è, oserei dire, patognomonico, cioè peculiare e tipico di questa malattia,in quanto l’Ego ha diverse funzioni quali: 
-Controllo e regolazione degli impulsi istintivi 
-Giudizio, cioè la capacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni 
-Relazione con la realtà: cioè la capacità di distinguere ciò che “è fuori dal corpo” da ciò che “è dentro il corpo”, la capacità di distinguere le “fantasie interne” dalla realtà esterna, l’adattamento alla realtà, la capacità di formare relazioni vicendevolmente soddisfacenti con altre persone, la capacità di integrare diversi elementi in una “verità globale”. 
L’Ego, inoltre, sarebbe dotato di funzioni autonome che si distinguono in primarie e secondarie. Tra le funzioni autonome primarie si ricordano la percezione, l’apprendimento, l’intelligenza, l’intuizione, il linguaggio, il pensiero e la comprensione. Tra le funzioni autonome secondarie annoveriamo tutti i meccanismi di difesa. 

Si è affermato che quando una struttura psicotica scompensa, sfocia inevitabilmente e inesorabilmente nella psicosi. È interessante chiedersi quando ciò possa accadere. Questa fenomenologia patologica si manifesta quando le pulsioni interne, i desideri, le immagini mentali, i sogni e i bisogni risultano essere molto diversi dalla realtà. È un vero e proprio scontro… uno scontro terribile, succube della variazione omeostatica degli enzimi deputati alla naurorotrasmissione, ovvero un’alterazione del lavoro elettrochimico. Ossia: Lμ≠K (dove K indica la costante omeostatica presente in assenza di patologia). 

Da un punto di vista neurofisiopatologico la psicosi è determinata da alterazioni a livello dei neurotrasmettitori cerebrali. Tutto ciò sarebbe suffragato dall’ipotesi dopaminergica, che consisterebbe in una iperattività dopaminergica della neurotrasmissione. Tale iperattività sarebbe imputabile a una ipersensibilità dei recettori della dopamina o da un aumento dell’attività della dopamina stessa. 

Secondo il Monesi, 

“le sinapsi di ciascun neurone rappresentano generalmente terminazioni di moltissimi neuroni; l’attività di ciascuna cellula è quindi influenzata da molte altre cellule nervose. Lo sviluppo della microscopia elettronica all’inizio degli anni Cinquanta rivoluzionò gli studi sulla struttura delle sinapsi e delle varie parti del neurone, dimostrando, come si è detto, che a livello delle sinapsi non vi è una continuità citoplasmatica da un elemento cellulare all’altro e rivelando una complessa organizzazione della zona di contatto dei neuroni. Le brillanti osservazioni di microscopia elettronica, associate ai risultati delle indagini di biochimica e di elettrofisiologia, hanno condotto ad una conoscenza approfondita di queste importanti zone funzionali del sistema nervoso. Le sinapsi interneuronali sono molto simili nella loro organizzazione ultrastrutturale alle sinapsi neuromuscolari. Le microfotografie elettroniche della sinapsi mostrano la membrana presinaptica e la membrana postsinaptica affrontate e separate, nella maggior parte dei casi,da un sottile spazio intersinaptico di 200-300 Å. La fessura sinaptica è occupata da materiale mucopolisaccaridico di aspetto spesso filamentoso simile al glicocalice degli altri tipi cellulari. Le superfici sinaptiche delle due membrane, presinaptica e postsinaptica presentano ispessimenti circoscritti, dovuti alla condensazione dello strato di neuroplasma sottostante, che ricordano i desmosomi. La terminazione assonica in corrispondenza della sinapsi (bulbo presinaptico) mostra un’organizzazione ultrastrutturale caratteristica che la differenzia nettamente dal neurone postsinaptico col quale è in contatto; sono assenti i neurotubuli e si osservano numerosissimi mitocondri ed un cospicuo numero di piccole vescicole del diametro di 200-650 Å, rivestite di una membrana unitaria ,denominate vescicole sinaptiche. Nella porzione postsinaptica (dendrite o pirenoforo) sono completamente assenti le vescicole e si osservano invece molti neurotubuli che servono da elementi di riconoscimento del neurone postsinaptico .”
(Per una rassegna si veda Valerio Monesi Istologia, Edizioni Piccin & Vallardi). 

Sempre Monesi ci dice che 

“tali sostanze sono denominate mediatori chimici o neurotrasmettitori . Numerose sono le evidenze sperimentali a favore di questa teoria. Tra le più importanti vi sono i risultati degli studi biochimici sui cosiddetti sinaptosomi. Da omogenati di cervello si possono isolare particelle, denominate sinaptosomi, formate dalle terminazioni assoniche e dalle membrane postsinaptiche; le analisi biochimiche dimostrano che i sinaptosomi contengono il mediatore chimico. Esistono molti mediatori chimici della trasmissione dell’impulso. I più comuni sono l’acetilcolina , che rappresenta il neurotrasmettitore principale della sinapsi del sistema nervoso centrale, delle sinapsi neuromuscolari nei muscoli scheletrici (placche motrici), di quelle delle fibre simpatiche pregangliari e delle terminazioni parasimpatiche (sinapsi colinergiche), e la noradrenalina o norepinefrina, che sarebbe il mediatore chimico delle terminazioni postgangliari ortosimpatiche sulla muscolatura liscia e sulle ghiandole (sinapsi adrenergiche). Nel sistema nervoso centrale molte altre sostanze agiscono come mediatori, eccitatori o inibitori, della trasmissione dell’impulso: la noradrenalina (nel locus coeruleus e nell’ipotalamo), l’adrenalina o epinefrina, la dopamina (soprattutto nella substantia nigra del Sommering), la 5-idrossitriptamina o serotonina (globus pallidus, ipotalamo, amigdala), l’istamina, l’acido gamma-amino butirrico (GABA), l’acido glutamico, l’acido aspartico e la glicina. Ciascun neurone utilizza un neurotrasmettitore soltanto, ed uno solo (principio di Dale)”.
(Per una rassegna si veda Valerio Monesi Istologia, Edizioni Piccin & Vallardi).

No hay comentarios:

Publicar un comentario