jueves, 21 de abril de 2022

Vita da Pulp - L'immagine al potere


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Dagli anni Ottanta in poi, l'immagine è salita al potere, in luogo dell'immaginazione auspicata nei Settanta. Già "essere" contava poco rispetto ad "avere", ma da quel decennio divenne importante "apparire". Anche apparire competenti, appropriandosi dei meriti altrui e trovando nel contempo un opportuno capro espiatorio per i propri errori. Alan D. Altieri raccontava che qualcosa di simile era pressoché codificato a Hollywood.
Non è certo una novità, anzi, risale all'alba dell'uomo. Ma gli anni Ottanta ne sono stati la consacrazione. In quel periodo abbiamo imparato non solo che bisogna vincere a ogni costo, ma anche che un successo apparente può portare vantaggi come quello vero. In un mondo di "vincitori", l'unica (apparente) difesa nei confronti dei perdenti è stata la recente invenzione della cancel culture, tecnica con cui si combattono personaggi appartenenti a epoche molto diverse dalla nostra e pertanto non sempre misurabili con lo stesso metro. Oltretutto i morti non possono rispondere per le rime alle accuse sui social network ed è sempre una mossa vincente prendersela con chi non si può difendere. Di nuovo, bisogna vincere a ogni costo.
Tuttavia le nuove tecnologie hanno portato vantaggi enormi anche a chi si dedica alla scrittura. I social network ci consentono di restare in contatto con una parte di chi ci legge. Dico "una parte", perché sappiamo che a vedere i nostri post è un numero limitato di contatti e non è detto che ciò accada in tempo reale... o semplicemente che accada mai.

Ma, bene o male, le reti sociali sopperiscono a una carenza di comunicazione: in genere lettrici e lettori non sanno dell'uscita di un libro potenzialmente interessante per loro. Da decenni le case editrici piccole non si possono più permettere un ufficio stampa, mentre quelle che ne hanno uno non possono farlo lavorare su tutto ciò che pubblicano. Da decenni la stampa (anche nella sua versione digitale) tratta una minima percentuale dei libri in uscita e di questi non tutti sono facilmente reperibili.
I social network permettono quindi di informare dell'esistenza di un libro almeno una piccola parte di lettrici e lettori che potrebbero avere interesse. Se hanno una libreria di fiducia ma anche affidabile, possono avere facile accesso a una copia. In caso contrario, possono ordinarla da un bookshop online o, se esiste, scaricarla in ebook. Ci sono del resto titoli che escono solo in ebook. Ho preso l'abitudine di inserire nelle comunicazioni sui miei libri almeno un link immediato per l'acquisto, per non far perdere tempo a cercarli. Ma tutto dipende dalla visibilità.
Gli esperti mi dicono che per averne, sulle reti sociali, occorre una presenza costante, interessante, quotidiana e metodica. E, a mio avviso, anche un certo numero di inserzioni a pagamento, se si vuole andare oltre il numero limitato di amiche e amici (tali nella vita reale) che già ci seguono per loro conto.

Ma a questo punto diventa importante l'immagine, che in rete può bruciarsi facilmente. Chi condivide urlando le ultime fake news prendendole per vere può ottenere il plauso di consimili, ma fare una pessima figura in generale; per contro, chi si oppone alle fake news, oltre agli insulti dei fanatici, si prende qualche "segnalazione" e conseguente punizione dalla piattaforma, che non ha tempo di verificare se il contenuto fosse davvero inappropriato.
Poi c'è la discriminazione verso certe categorie sospette, per esempio i fumatori: immaginate cosa accadrebbe se Humphrey Bogart avesse un profilo Facebook e cercasse di promuovere un suo film con una propria fotografia. Oltre al rischio, sempre esistito nella stampa, che da una dichiarazione venga estrapolata una frase fuori contesto (o addirittura ne venga attribuita una mai fatta) usata subito per sollevare nelle folle indignazione immotivata. Nel caso ciò non bastasse, si può ricorrere a false accuse o insinuazioni: l'ho visto fare, purtroppo, nei confronti di uno scrittore il cui profilo social era limitato agli amici.
Oggi più che mai, bisogna stare attenti alla propria immagine, sia quella che ci costruiamo noi, sia quella che ci mettono addosso gli altri.

(Immagine: rielaborazione di una fotografia di Bogart; per motivi di sicurezza, la sigaretta è rimasta fuori campo)

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford.

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