jueves, 14 de abril de 2022

Vita da pulp - Sulla realtà non c'è copyright


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

In questi giorni ho ripreso Sui generis, la videorubrica del Premio Torre Crawford dedicata ai generi letterari ma anche, talvolta, a questioni di scrittura in generale. Argomento della nuova puntata sulla pagina Facebook del Premio è infatti un aspetto di cui ho parlato anche dal vivo nell'edizione 2021 del Festival Torre Crawford: il timore della pagina bianca. Io ho il problema opposto: non ho abbastanza tempo per scrivere tutto quello che ho in mente.
Uno dei motivi è che molto di ciò che racconto si ispira alla realtà, dai dettagli di mie vicende personali (opportunamente rielaborati) ai fatti della Storia agli eventi di cronaca. Lo sanno bene tanto i lettori delle mie storie di Martin Mystère quanto quelli dei miei romanzi di spionaggio. Ma anche i miei racconti noir di ambientazione spagnola con protagonista Toni Black si ispirano a episodi reali, anche senza toccare grandi enigmi del passato o intrighi spettacolari. La realtà è sempre fonte di ispirazione e le mie pagine non rimangono bianche a lungo.
Il vantaggio è che, per usare una frase di Michael Connelly in un'intervista che gli feci una ventina di anni fa, "sulla realtà non c'è copyright". Ovvero: è una riserva inesauribile che si può saccheggiare liberamente.

Naturalmente l'uso della realtà cambia a seconda del contesto. Per esempio, nel mio primo romanzo dedicato a Diabolik inserii un episodio capitatomi una notte in albergo a Torino, durante un'edizione del Salone del Libro: una lite in una stanza vicina tra due coniugi americani, così furibonda che ritenni opportuno chiamare il portiere di notte: cercai di spiegargli che no, non mi stavo lamentando del rumore, volevo solo evitare che il diverbio degenerasse in femminicidio. Per fortuna quella volta nessuno venne assassinato (non certo per merito del portiere di notte) e da allora ho imparato che in casi del genere è meglio se intervengo di persona.
In ogni caso della realtà, come del maiale, non si butta via niente. Qualche settimana dopo, nel mio romanzo Diabolik & Eva Kant si apprestavano a eseguire un colpo in un albergo. Mi chiesi come avrebbero reagito se, proprio nel momento in cui dovevano agire nel silenzio della notte, fosse scoppiato un furioso litigio tra due vicini di stanza, attirando un'attenzione inaspettata e indesiderata. Ne venne fuori uno sviluppo narrativo interessante.
In un romanzo breve inedito uscito nel 2020 nella mia raccolta Nightshade - Dossier Contreras ripresi invece un celeberrimo caso di spionaggio: l'Operazione Mincemeat, che in precedenza avevo ricostruito sotto forma di non-fiction. Volli raccontare la stessa storia da un altro punto di vista e in versione romanzata, con protagonista uno dei miei personaggi. Non solo la realtà non ha copyright ma, come ho già scritto in questa rubrica, le grandi menti hanno le stesse grandi idee: a mia insaputa quasi contemporaneamente veniva scritta la sceneggiatura di un nuovo film sulla stessa vicenda, L'arma dell'inganno (in precedenza ne era stato girato un altro, L'uomo che non è mai esistito).

Per quanto riguarda le vicende di spionaggio contemporaneo, è più difficile che si verifichino coincidenze del genere: per fare un film ci vuole tempo, mentre il mio romanzo firmato François Torrent per Segretissimo, "Agente Nightshade - Complotto Zerkalo", esce in edicola a giugno 2022, quattro mesi dopo che ho finito di scriverlo, e ricostruisce in chiave romanzata l'antefatto della guerra in Ucraina, che in quel momento si sperava ancora di evitare.
A proposito di Segretissimo, nel rinnovare i miei complimenti a Claudia Zani, vincitrice del Premio Altieri 2022 con il romanzo in uscita in agosto nella storica collana di Mondadori, cito un passaggio del post in cui ne dava l'annuncio su Facebook: "Occuparsi di Spy Story non significa essere guerrafondai, al contrario, chi si documenta è in prima linea nel comprendere, classificare e spiegare in modo accessibile tutto ciò che accade quando gli uomini decidono di uccidersi a vicenda. Come fa, ad esempio, Andrea Cappi, che nei suoi romanzi, grazie alle sue approfondite analisi, è sempre riuscito a stare un passo avanti agli avvenimenti politici mondiali."
La ringrazio moltissimo per avermi menzionato, insieme a due grandi autori della collana, Alan D. Altieri e Stefano Di Marino, e soprattutto per avere compreso il senso del mio lavoro. Ma è la riprova che chi scrive vive in simbiosi con la realtà: può al tempo stesso trarne spunto e commentarla. L'importante è riuscire a non annoiare mai chi legge.

Continua...

(Immagine: A. C. Cappi nella puntata 2.1 di "Sui generis")




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

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