martes, 24 de mayo de 2022

Vita da pulp - Ebbene sì, malédétto troler!

A. C. Cappi (foto: La Sherlockiana)

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Riprendo il discorso sull'anima del commercio: se vogliamo promuovere i nostri libri dobbiamo imparare a farci pubblicità da soli, cioè scrivere in una forma che non è esattamente la stessa di quando ci occupiamo di narrativa.
Se la nostra "pubblicità" è un normale post sul nostro profilo su un social network, rivolto a chi già ci conosce e segue, possiamo dilungarci, perché parliamo a persone con cui abbiamo stabilito un contatto in precedenza.
La comunicazione dev'essere molto più rapida se facciamo un'inserzione destinata, per esempio, alle "persone cui piace la tua pagina" e che non necessariamente vengono a leggerci tutti i giorni: dobbiamo interessare tali persone, non annoiarle, altrimenti passeranno oltre.
Se invece siamo addirittura alla ricerca di nuovo pubblico, il messaggio dev'essere ancora più immediato, dato che ci rivolgiamo a chi, si presume, proprio non ci conosce. Perché l'utente dovrebbe voler sapere chi siamo? Conosce già tanta gente. E, a giudicare da quanto si vede di solito sui social network, proabilmente la detesta.

Per quanto possa essere accurata e dettagliata la nostra scelta del pubblico quando si prepaa un'inserzione, sospetto che talvolta capiti qualche sbavatura nel target a cui il social network propone il nostoro messaggio "sponsorizzato". Gli algoritmi non sono perfetti e non sempre raggiungono persone in grado di capire di che si tratti. Mi è accaduto per esempio, su mie inserzioni, di vedere scritti commenti del tipo "Basta con questi maledetti troler!" (sic) e "Non voglio queste cose sulla mia pagina!!!"
Ovvero, nonostante la scritta "sponsorizzato" che appare ben chiara sopra il post nel suo telefonino, la persona in questione non capisce che quello non è un inserto abusivo piazzato da una perfida organizzazione internazionale dentro la sua pagina o il suo profilo, a macchia perenne della sua immagine, bensì... un'inserzione pubblicitaria che ha visto per caso e poi sparirà senza conseguenze! Rispetto agli spot trasmessi in televisione c'è il vantaggio che, se la pubblicità non interessa, si può passare oltre in un secondo, non bisogna aspettare che finisca. Ma l'utente, ormai in stato confusionale, rimane immobile a fissare la nostra pubblicità come un cerbiatto i fanali dell'auto che sta per investirlo.
Capita anche chi vuole fare lo spiritoso (spesso, nel mio caso, notando una certa somiglianza con Danny Trejo) o anche semplicemente esprimere una rabbia neanche troppo repressa, tipica di chi oggi fa ricorso alle reti sociali. Costoro, a differenza delle persone frettolose che cerchiamo invano di contattare perché leggano i nostri libri, hanno evidentemente un sacco di tempo da perdere: si soffermano a leggere il testo e guardare immagine o video solo per poter lasciare un commento sprezzante. Dubito che poi compreranno un nostro libro.

Per quanto riguarda i testi (i "copy"), forse potrei fare di meglio, ma parto avvantaggiato: trent'anni fa stavo per essere assunto come copywriter da un'importante agenzia pubblicitaria, quindi almeno ci sono entrato per fare un paio di colloqui. Il posto di lavoro saltò prima ancora del contratto perché proprio in quel momento, sull'onda di "Mani pulite", cominciò la crisi delle agenzie pubblicitarie milanesi, che invece di assumere nuove leve cominciarono a licenziare anche i veterani. Ottimo tempismo da parte mia, come al solito.
Diciamo che il "copy" dev'essere il più possibile brillante, accattivante, interessante... e conciso. La comunicazione è fatta però anche di "visual". La parte visiva potrebbe essere la copertina del nostro libro, sempre che per qualche ragione l'immagine non violi le restrizioni del social network in questione: le condizioni sono più severe per le inserzioni di quanto siano per i post normali. Talvolta mi è capitato che la copertina di un mio libro fosse accettata per un post, ma non per un'inserzione. Non parliamo poi delle numerose foto che mi sono state scattate mentre fumo un sigaro, considerato dalla società attuale molto peggio di un'arma di distruzione di massa. Molti si turbano anche solo a vedere il sigaro su uno schermo, specie se nella foto di vede levarsi un filo di fumo. (Ah, sui social network mi è anche toccato qualche augurio di morte pure per questo.)
In ogni caso, tornando ai post, oltre ai contenuti testuali ci si può trovare dunque a doversi inventare contenuti visivi. Ho cominciato ormai più di dieci anni fa, in cerca di un modo originale per reclamizzare i miei libri: non potevo mettere tutti i giorni lo stesso post con la stessa copertina. Perciò mi inventai qualcosa...

(Immagine: A. C. Cappi, foto  di Paolo Manacorda, 2019)

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Su Radio Number One tiene la rubrica "La Boutique del Mistero" la domenica pomeriggio alle 16.20.

No hay comentarios:

Publicar un comentario