lunes, 9 de mayo de 2022

Vita da pulp - Il richiamo dell'abisso


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

Questa settimana avevo in programma un nuovo articoletto dedicato alla visibilità di scrittrici e scrittori, ma lo rinvio alla prossima volta, perché nel frattempo mi è arrivata una notizia inaspettata e sconvolgente. Riguarda un'autrice cui ho fatto da editor in un paio di occasioni e che ho presentato varie volte. Non si occupa di pulp nel senso che intendo io, ma capita spesso che il genere e il mainstream vadano a toccare gli stessi argomenti e ci si comprenda reciprocamente.
L'autrice, poco più che trentenne, è stata premiata e apprezzata, anche se non è particolarmente nota a livello mediatico, com'è spesso normale per chi sa scrivere. Opto per il riserbo e il rispetto della privacy, raccontando senza fare nomi una vicenda che ho saputo solo un paio di giorni dopo e di cui peraltro non conosco i retroscena più profondi.
Il 3 maggio alle 9.39 del mattino, l'autrice scrive su Facebook alcune frasi che lasciano trapelare, come minimo, un'incolmabile voragine affettiva. Potrebbe essere un passo da un suo libro, ma sotto forma di post implica che stia provando lo stesso dolore estremo vissuto da certi suoi personaggi. Il post successivo, quattro ore più tardi, è un semplice, laconico "Addio". Dopodiché la scrittrice apre la finestra e si getta dal quarto piano.

A differenza di quanto avvenuto al mio amico Stefano Di Marino quando prese la stessa decisione la scorsa estate, in questo caso la caduta non è mortale. A quanto ne so, dopo una settimana, l'autrice si trova tuttora sul confine, senza avere ripreso conoscenza. Ignoro se tornerà indietro e in quali condizioni. Temo in ogni caso cattive notizie.
Qualcuno ha parlato di una mossa per attirare l'attenzione su di sé. Ma chi si getta nel vuoto lo fa perché in quel momento ha davvero intenzione di farla finita. Se volesse la salvezza, sceglierebbe un metodo più lento e meno definitivo, che permetta una possibilità di soccorso. Qui invece la parola "Addio" non è affatto un modo di dire.
Capire perché si faccia una scelta simile è sempre difficile. In tempi molto lontani e infelici ci ho riflettuto io stesso, a livello puramente accademico. Ho considerato però che qualcuno ne avrebbe sofferto e che altri ne avrebbero gioito. Ho escluso quindi la possibilità, perché sarebbe stata come darla vinta a questi ultimi... che poi nei decenni l'hanno avuta vinta lo stesso, ma almeno ho potuto opporre loro una fastidiosa resistenza e nel frattempo ho avuto anche qualche soddisfazione che altrimenti mi sarei precluso. Quindi trovo difficile comprendere e accettare un gesto simile. Posso solo supporre che in quel momento non si veda - o non si riesca a vedere - altra via d'uscita.

Posso dire però qualcosa su chi prova l'autentica necessità di scrivere. Può essere il modo di creare mondi in cui finalmente siamo noi a dettare le regole, anche se non sempre siamo in grado di dare un lieto fine ai personaggi, come non riusciamo a farlo nella nostra realtà. Può essere il modo di vivere altre vite attraverso i propri alter ego, sondare alternative alla propria esistenza, mettere alla prova altri noi stessi o noi stesse in situazioni che non abbiamo affrontato di persona;
Quindi i nostri personaggi non sono per forza "autobiografici", ma sono tutti in un modo o nell'altro nostre proiezioni nel mondo che abbiamo ideato. Se, come accade spesso, ci ispiriamo a chi abbiamo incontrato nella vita reale, ne proponiamo una nostra interpretazione. Gli antagonisti possono rappresentare ciò che detestiamo. I protagonisti possono essere ciò che vorremmo diventare o avremmo rischiato di diventare. C'è sempre qualcosa di noi in personaggi che non siamo noi.
E aggiungo che, se il pubblico amerà i nostri alter ego, in un certo senso amerà noi: darà loro l'affetto che a noi è mancato, ne accetterà le debolezze che a noi non sono state perdonate, riconoscerà i meriti che nella nostra quotidianità sono stati ignorati. A volte però tutto questo non basta a colmare voragini affettive e vuoti esistenziali. Forse chi scrive andrebbe amato anche nella vita reale, prima che senta il richiamo dell'abisso.

Continua...

(Immagine: foto di A. C. Cappi)


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