Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Non so quanto il metodo che ho illustrato la volta scorsa possa essere applicabile a contesti diversi dal mio. Ma, in cerca di nuovi modi per promuovere i miei libri, già diversi anni fa feci ricorso alla mia frequentazione con la fotografia. Una volta si diceva "fotoamatore", perché "fotografo" sottintende una professionalità superiore alla mia. Però parecchi miei scatti sono stati pubblicati, uno ha vinto un concorso... insomma, me la cavo.
Avendo parecchi personaggi femminili come protagoniste o co-protagoniste dei miei libri, ho reclutato come interpreti alcune modelle che corrispondevano alle idee che avevo in mente. In un caso, a rovescio, ho creato un personaggio a immagine e somiglianza di una di loro.
Andrea G. Pinketts sospettava che, più che il nuovo Ian Fleming, volessi diventare il nuovo Hugh Hefner. Peraltro tempo fa una rivista mi chiese una selezione di fotografie delle mie eroine e, ricevute le immagini, mi rispose: "Ma sono vestite!" Eh, sì, certo che erano vestite: erano fotografie destinate ai social network, dove talvolta persino le attuali copertine di Segretissimo Mondadori sono ritenute troppo audaci. Ma, oltre alle fotografie, avevo in mente anche un'altra soluzione pubblicitaria per i miei libri: il booktrailer.
L'idea mi affascinava fin da quando, al cinema, avevo visto il booktrailer (che ancora non si chiamava così) di un libro che poi purtroppo non mi è mai capitato di leggere: era, presumo, il 1978 e si trattava di un romanzo di Mario Puzo, l'autore de "Il Padrino". In effetti era un'ottima idea lanciare in quel modo il nuovo romanzo di un autore all'epoca notissimo al pubblico cinematografico.
Il pensiero di usare un filmato per promuovere un libro mi rimase in mente per anni. Poi nacque il termine "booktrailer", per indicare un video promozionale che a volte può essere addirittura una piccola opera di per sé. I primi che riuscii a far realizzare per miei libri erano di fatto una versione sofisticata di un procedimento che, quando ero stato lì lì per diventare un pubblicitario, avevo sentito definire "rubamatik" (non so se si scrivesse con la k, come Diabolik, ma non sarebbe fuori luogo). Il rubamatik è l'impiego di un montaggio di immagini provenienti da vari film per simulare un video che poi, approvata l'idea, verrà girato ex novo; in pratica, uno storyboard fatto con pezzi di film. Nel caso di quei booktrailer, alcuni dei quali davvero belli, le riprese originali venivano rimontate e modificate per alludere al contenuto del libro.
All'epoca qualcuno commentò che si vedeva che le immagini provenivano da film e che sarebbe stato meglio arruolare un regista, attori e comparse per girare un booktrailer originale. Certo, come no. Ma, giusto per sapere, chi è che finanzia la produzione? La casa editrice, che spesso non ha nemmeno un ufficio stampa perché costa troppo? L'autore squattrinato? In ogni caso, anch'io volevo impiegare immagini "mie", quindi approfittai di un amico videomaker professionista perché realizzasse montaggi di mie fotografie e riprese, mescolate con brandelli di telegiornali. Un po' mi sentivo in colpa a farlo lavorare gratis solo perché, in quanto amico, si rendeva disponibile. Ma nel contempo, con orgoglio autoriale, avrei vouto essere capace di realizzare io stesso i miei booktrailer.
Cominciai a usare un paio di programmi di video-editing piuttosto semplici. Molto spesso approfittavo delle musiche di un gruppo funk con cui avevo collaborato (non come musicista, vi rassicuro) chiamato Signor Wolf Funk Exp, che mi ha concesso i diritti di utilizzo dei suoi brani. Talvolta uso anche brani copyright free scaricabili gratuitamente in siti specializzati. Cominciai a fare pratica, fino ad arrivare a risultati, spero, dignitosi anche se non certo a livello professionale.
Un aspetto importante che ho imparato, in ogni caso, è che anche qui occorre la stessa concisione di cui parlavo la volta scorsa. Scordatevi il suggerimento che dava tempo fa Facebook, dicendo che i video di tre minuti destano maggiore interesse: per i booktrailer non vale. Il pubblico dei social network non ha tempo da perdere e questo tipo di filmati non ha lo scopo di far vedere un video, bensì di suggerire l'acquisto di un libro. Quindi, se prima mi allungavo per qualche minuto seguendo il brano musicale, ora tendo a contenere il booktrailer in 25-60 secondi. Tenendo presente che i primi tre secondi sono quelli che fanno sì che l'utente si soffermi a guardare il resto; e che far superare i diciotto secondi di visione è una grande conquista.
Anche in questo caso, non so quanto i booktrailer possano spostare le vendite di un libro. Dipende dalla reperibilità del titolo in libreria o in edicola, o dalla volontà dell'utente dei social network di fare click sul link all'acquisto online e poi di mettere il libro nel carrello o scaricarsi l'ebook. Di sicuro i booktrailer permettono al pubblico di sapere di che si tratta in una manciata di secondi, senza fare un eccessivo sforzo mentale. Chi vede il post quantomeno sa che il libro è uscito. Dunque anche qui si tratta di dare una piccola spinta con un'inserzione a pagamento, sempre scegliendo con cura il pubblico a cui è destinata. Ma l'aspetto importante, di cui continueremo a parlare, è che chi scrive deve imparare a fare anche altre cose.
(Immagine: A. C. Cappi, foto Chirumbolo Mallamo/Festival Ormeggi 2019)
Continua...
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Su Radio Number One tiene la rubrica "La Boutique del Mistero" la domenica pomeriggio alle 16.20.
No hay comentarios:
Publicar un comentario