Nell'autunno del 1997 mia madre era molto preoccupata per me. Il 31 ottobre era uscito di stampa un mio romanzo in cui ricostruivo in modo plausibile un presunto complotto di cui all'epoca era sconveniente parlare. Lo aveva pubblicato una piccola casa editrice diretta da un giornalista, ma parecchi media si rifiutavano di occuparsene.
Mentre ancora lo stavo scrivendo, ero stato invitato a parlare della mia tesi a un importante programma in prima serata, ma il giorno prima mi era stato chiesto di non parteciparvi, come se fosse arrivato un ordine dall'alto. Anche in seguito fui cancellato più volte da palinsesti e timoni editoriali, finché l'argomento non divenne ininfluente.
Ciò che temeva mia madre venticinque anni fa era che, avendo toccato questioni "proibite", qualcuno decidesse di farmi tacere. Insomma, con quel libro (poi ripubblicato più volte) ero diventato non solo un celebre scrittore ignoto, ma anche uno scomodo autore alla ricerca della verità.
Stavolta sono un po' sbrigativo con questa rubrica, sapendo che mi leggeranno in pochi. Il mio principale veicolo di diffusione è Facebook, ma la mia pagina-autore e tutte le altre che amministro (comprese quelle sugli eroi dei fumetti), sono sottoposte a punizione temporanea: non posso fare post per diversi giorni, se non sul mio profilo e il mio gruppo. Il che riduce la mia possibilità di comunicare anche gli appuntamenti culturali cui partecipo.
Motivo del castigo: i miei articoli contro la guerra in Ucraina, che qualcuno - evidentemente a favore del conflitto - ha segnalato come "indesiderati". Facile: basta un click perché un utente possa boicottare un altro utente che non la pensa come lui. Tengo a precisare che non propago fake news e non insulto nessuno, condivido solo informazioni scomode. Il blog Kverse su cui pubblico gli articoli è già stato fatto censurare da oltre un anno: è vietato condividerne gli articoli su Facebook. Quindi posso diffonderli solo tramite link non sospetti oppure su Linkedin e Twitter, dove però ho meno lettori.
Forse le mie informazioni disturbano qualcuno che, non potendomi far arrestare perché non mi trovo in Russia, vuole farmi tacere in altri modi. Nondimeno, ho pubblicato ieri un nuovo articolo con dati oggettivi e pertanto molto fastidiosi.
Ho già toccato il tema anche in due puntate recenti di questa rubrica, Lo scrittore che ne sa troppo e Gente Zeta, ma soprattutto nei libri che ho scritto dal 2017 a oggi, pubblicati da Segretissimo Mondadori sotto lo pseudonimo François Torrent (com'è noto, i titoli più vecchi sono tornati sul mercato con il mio vero nome).
La documentazione che raccolgo per raccontare storie di spionaggio internazionale - che non sono vincolate ad alcun tipo di propaganda, pertanto non risparmiano frecciate a nessuno, quando le merita - mi porta a essere più informato della media su parecchi argomenti. Su quelli di cui so poco o nulla non mi sono mai soffermato.
Non pretendo di conoscere la verità, ma quantomeno ne vado alla ricerca. Qualcuno invece cerca di impormi il silenzio. Rimango un celebre scrittore ignoto e intendo continuare a essere scomodo.
Continua...
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.
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